Le Reali Ferriere      

ed Officine di  Mongiana

 

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Capitolo 4

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Capitolo 6

Architettura ed Urbanistica

L'industria dell'età moderna ha rivoluzionato il paesaggio agrario: mentre nel medioevo e fino al seicento le attività industriali ave­vano una localizzazione prevalentemente urbana, dal secolo XVI, e fino agli inizi del XIX secolo, esse si diffusero nelle campagne e tra i boschi. Questa tendenza fu tipica dell'industria mineraria e me­tallurgica e, in molti casi, era già presente nel tardo medioevo.

Nacquero dunque le regioni industriali in cui l'insediamento rurale e semirurale costituiva un elemento propulsivo del mutamento del territorio, con la nascita di nuove città.

In Inghilterra, agli inizi dell'ottocento, si ebbero nuove agglome­razioni urbane dovute alle industrie tessili del Lancashire e dello Yorkshire, ed a quelle metallurgiche delle Midlands occidentali; in Francia si verificò un lento ma continuo urbanesimo intorno alle industrie tessili del Nord ed a quelle della seta di St. Etienne. In Svezia, Bergslagen si sviluppò rapidamente dal nulla, con la sua attività siderurgica; in Germania si ebbe un incremento demo­grafico ed urbanistico intorno alle industrie tessili e metallurgiche della Renania, Sassonia e Slesia. Il Belgio infine ebbe il suo epicentro di sviluppo a Lys per le attività tessili, ed al sud per quelle minerarie e metallurgiche.

In Italia, intorno al 1750, le attività industriali erano prevalente­mente quelle tessili (Lombardia, Toscana, Piemonte), manifattu­riere e metallurgiche (Toscana), e della seta ed estrattive (Regno di Napoli) (1). Con il successivo consolidarsi della rivoluzione industria­le furono soprattutto le attività metallurgiche a determinare forti sconvolgimenti del territorio; il fenomeno riguardò in modo par­ticolare il bresciano e la zona di Lecco, Aosta, la Toscana (Follonica) e la Calabria, con Stilo e poi Mongiana.

Disboscamenti, nuovi insediamenti ed immigrazioni dalle campa­gne alterarono le caratteristiche ambientali e paesaggistiche di questi luoghi, trasformandoli da aree bucoliche o silvane in centri di attività “inquinanti” e caotiche.

   

La vicenda architettonica di Mongiana, come la maggior parte di quelle coeve analoghe, ebbe due fasi successive: quella del legno e poi quella della pietra. Della prima non resta più testimonianza alcuna: gli edifici-baracca vennero gradatamente sostituiti con corpi di fabbrica più solidi, in muratura, quando la Mongiana divenne fonderia fissa e non più itinerante. Della seconda fase, quella della pietra, restano oggi sparse su un vasto territorio le tracce di stabilimenti ed altiforni, in parte distrutti da numerose alluvioni, da terremoti, e dal pluridecennale abbandono; meglio hanno resistito le case-operai, la Fabbrica d'Armi, e la Ferdinandea nei boschi di Stilo.

Il tessuto urbano del paese, già ampiamente definito verso la metà del secolo XIX, ha subìto aggiunte irrilevanti ed è rimasto quindi pressoché immutato, a testimonianza di come, quì, “sviluppo” sia restata una semplice espressione verbale.

Di entrambe queste fasi - del legno e della pietra - sono so­pravvissuti negli archivi solo pochi documenti grafici: le deva­stazioni dell'ultima guerra hanno colpito proprio i fondi in cui vi era maggiore possibilità di reperire documenti inerenti la Mongiana.

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