Le Reali Ferriere      

ed Officine di  Mongiana

 

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Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Tavola Misure Regno delle Due Sicilie

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Bibliografia

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Capitolo 6  

(3°)

La Fonderia di Mongiana

La prima fonderia costruita a Mongiana era una semplice co­struzione in legno, con i soli altiforni in muratura. Ricostruita dopo il terremoto del 1783, divenne un edificio un po' più grande, con i muri perimetrali in muratura e grosse capriate in legno. Solo nel periodo murattiano perse ogni carattere di provvisorietà (9).

In quegli anni furono anche spese grandi energie per rammo­dernare il patrimonio edilizio, per migliorare le tecniche di fusione e la lavorazione dei prodotti.

La nuova fonderia, cuore della Mongiana, doveva costituire uno spettacolo di grande suggestività, anche per i moderni macchinari che in essa erano in funzione.

I benefici che si erano ottenuti nel periodo murattiano andarono però lentamente perdendosi nei primi anni della restaurazione bor­bonica, finché, agli albori degli anni '30, la fonderia era già nuo­vamente ridotta ad un edificio tecnologicamente sorpassato e mal ridotto nelle strutture.

Parziali aggiusti ed ampliamenti furono realizzati tra il '35 ed il '55, e con queste migliorie si riuscì a mantenere un buon livello di produzione, mentre veniva continuamente rimandata la decisione certamente ardua, di una sua totale ricostruzione. Restaurata an­cora dopo l'alluvione del 1850, fu finalmente rifatta dopo quella tremenda del 1855, che l'aveva irrimediabilmente danneggiata.

Artefice della costruzione fu l'ingegnere Domenico Fortunato Savino, personaggio centrale nella storia edilizia e tecnologica della ultima fase della Mongiana.

La fonderia venne così descritta dal Tedeschi: “La fabbrica della Fonderia… adesso grazie al bel disegno eseguito dal surriferito Sig. Savino è stata ingrandita e circondata da solide mura. Con­tiene al suo interno i tre sopra menzionati Altiforni, che danno nel loro insieme una bella prospettiva, diverse officine, e più la nuova macchina a vapore soffiante, della forza di cinquanta cavalli, re­centemente spedita dal Real Governo. E' questa una macchina colossale, costruita in Inghilterra, composta di grossi pezzi di ferro fuso, e destinata ad alimentare gli Altiforni mercé i Gas che si producono dagli stessi. In tal modo si viene a supplire al motore idraulico, e col soprappiù della forza attivar si potranno nuove macchine che sono ora in progetto... Alla stessa Fonderia sono annessi vasti magazzini pel minerale e pel carbone; la stanza dei modelli degli oggetti di fusione; le officine dei forgiatori, dei fa­legnami; della stafferia; le stanze dei fonditori scientifici; cortili per riporvi le piramidi dei projettili; la ribatteria dei medesimi, ed una sega idraulica per uso di tavolame, ecc.

Un muro di cinta chiude tutte queste fabbriche, alle quali si ha accesso per un'unica porta...” (10).

Le dimensioni del corpo principale della fonderia risultano da una perizia estimativa del 1874 (11) per la rifazione della copertura; circa 38 metri per 18 di larghezza; a questo corpo, posto al livello superiore, erano addossati altri grossi ambienti su terrazzamenti, così da sfruttare meglio la caduta d'acqua per le fasi di lavo­razione. La superficie complessiva della fonderia, il cui perimetro è ancora visibile, è di circa 2.000 metri quadri, chiusi in un rettangolo di 60 per 35 metri (12).

Fortunato Savino era “Ingegnere costruttore”, cioè il responsabile di tutta la consistenza edilizia nonché mineraria ed idraulica della Mongiana. Per svolgere questo compito erano necessarie cogni­zioni in diversi campi della tecnica, ed una notevole capacità inventiva per superare i numerosi e diversi problemi che conti­nuamente si presentavano. Egli si colloca nella tradizione gloriosa dei millwright inglesi, specie di ingegneri tuttofare, cui spetta il merito di aver trasformato, tra il seicento ed il settecento, l'arte della costruzione industriale, portandola alle soglie della moderna tipologia e tecnica produttiva (13).

Fortunato Savino è un architetto-ingegnere dimenticato a torto dagli storici contemporanei, mentre fu giustamente stimato dai suoi colleghi e superiori. Le innovazioni che egli apportò a molte delle fasi di lavorazione - come in particolare la realizzazione di un fornello a riverbero di sua concezione, e l'introduzione di ac­corgimenti preziosi per la riduzione del consumo di carbone -ottennero il risultato di migliorare anche la qualità del prodotto. Fu tale il suo impegno ed entusiasmo che lo stesso direttore della Mongiana caldeggiò un aumento della inadeguata paga annua che percepiva.

“Eccellenza,

Il Signor Tenente Colonnello Direttore dello Stabilimento di Mon­giana con Oficio del 7 andante, No 21 mi dice come appresso:

I servigi, che tutto giorno rende allo Stabilimento, che ò l'onore dirigere, il Signor Ingegnere Costruttore D. Fortunato Savino, mi pongono nel dovere rassegnarle, essere egli uno dei cardini più solidi su cui quello poggia. L'apparato delle sue doti, la sua intelligenza, la sua operosità, lo rendono meritevole della più alta stima, e ciò senza por mente ai segnalati servizi da lui resi, pei quali i Reali interessi han guadagnato parecchie migliaia di ducati annui. Basta che io ponga sotto l'occhio avveduto di Lei, perché Ella concepisca la importanza. In vero, egli quando si credeva del tutto spenta la miniera di Pazzano con avvedute livellazioni a curve orizzontali ne rintracciò il cuore: la galleria da lui aperta sotto tutti gli aspetti meriterebbe la lode de' dotti. Egli sostituì agli aperti fuochi alla catalana altri fornelli a riverbero portando a D. 7.72 il prezzo di un cantajo di ferro duttile che prima ascendeva a D. 10. Egli rintracciò in queste vicinanze nuove qualità di sabbia, che sostituite a quelle precedenti trasportate da lungi, produssero un risparmio annuale considerabile. Egli calcolò e costrusse la Mac­china da tirar ferri, di cui non erano venuti da Inghilterra, che rozzi e mal graduati cilindri co' soli fuleri che li reggono. E se finora il servizio della macchina stessa non è come dovrebbe desiderarsi non si può imputare che alla imperfezione de' cilindri stessi, ai quali mi affretterò sostituire di migliori quì costruiti.

Tutto ciò mi pone nel dovere di proporre al detto Signor Savino un premio, che alla scarsa potrebbe ridursi ad aumentare il suo soldo sino a D. 40 mensili soldo annesso alla carica di Capo Fonditore, la quale non richiede quel corredo di scienze, che son d'uopo per un ingegnere costruttore, e di uno del merito di Savino.

Nel rassegnare tutto ciò alla Eccellenza Vostra, mi onoro som­metterle, che il Costruttore Sig. Savino è un uomo meritevolissimo, e non vi è premio che possa compensare le sue qualità. Perciò sono favorevolissimo parere di accordargli il soldo di D. quaranta, che Sua Maestà accorderà sicuramente, allorché sarà informato de' servizi resi dallo stesso Savino.

Il Colonnello Ispettore

Francesco D'Agostino

20 gennaio 1851” (14).

 

Savino ottenne l'aumento del soldo ma non la notorietà che me­ritava per la sola ragione, in definitiva, di aver prestato la sua opera lontano dalla Corte, in provincia, distante dagli ambienti acca­demici della capitale.

Era nato nel 1804 a Positano; dopo aver terminato gli studi a Napoli, per lungo tempo esercitò nell'ambiente napoletano. Ormai quarantenne, cominciò la sua collaborazione alla Mongiana ove trovò un clima più adatto al suo temperamento pioneristico. Pas­sato indenne - grazie alla sua capacità ed insostituibilità - attraverso i moti del 1848, durante i quali aveva assunto le parti antiborboniche, riprese la sua opera fino al 1860 (15).

[fig.103]

Mongiana: ruderi della fonderia.

Ritornato a Napoli dopo l'Unità, continuò la sua attività (16) senza ottenere però soddisfazioni paragonabili a quelle del periodo mon­gianese.

Dell'impianto originario della fonderia da lui rinnovata resta oggi il solo involucro e l'accenno di alcuni volumi, più un altoforno.

La fonderia aveva una sola entrata, rimarcata da un portale, e di cui restano tracce di lesene e cornici. L'ingresso, posto a valle, era protetto dalla sua stessa ubicazione, poiché per raggiungerlo bi­sognava discendere una rampa ripida. La ragione di questa strana accessibilità va forse ricercata nel desiderio di difendere la fab­brica da eventuali attacchi, ed anche in quello di controllare i flussi operai, assillati dal problema del contrabbando di materiale fer­roso.

[fig.104]

Progetto di rifazione per le coperture di uno dei corpi di fabbrica della fonderia. 1874. (ASCZ).

 

Null'altro si può aggiungere su questo edificio poiché è impos­sibile poterne approfondire l'analisi: i disegni originari mancano e i suoi resti sul territorio sono ben poca cosa rispetto all'aspetto imponente che si intuisce esso abbia avuto.

Gli attuali proprietari dell'area su cui sorgeva la fonderia sono agricoltori ed hanno messo a coltura i vari dislivelli della fabbrica, ricoprendoli con terreno di riporto, e producono uva là dove un tempo veniva prodotto ferro.

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