Le Reali Ferriere      

ed Officine di  Mongiana

 

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Capitolo 6 

(2°)

La Fonderia di Stilo e la Ferdinandea

Nella prima fase della pietra va collocata la realizzazione della nuova fonderia nei boschi di Stilo quando, nel 1811, fu deciso di riattivare la lavorazione in quella contrada (5).

Certamente tra le prime fonderie realizzate interamente in mu­ratura, essa avrebbe dovuto riorganizzare le attività di fusione nella zona, ma la caduta di Murat ne impedì il completamento.

[fig.98]

Pianta di fabbrica di cannoni e fucili da realizzarsi nelle Ferriere di Stilo. Progetto di Giuseppe Stendardo. 1736(?). (ASN)

Di precedente a questa, in muratura, nella zona non si ha notizia di alcuna fonderia. Si è potuto accertare soltanto che, dopo il ter­remoto del 1783 che alterò l'orografia delle Serre, si riutilizzarono le pietre in granito della Certosa di Serra San Bruno, distrutta dalle scosse, per la ricostruzione dei muri perimetrali della fonderia di Mongiana.

Né tanto meno si è certi che le fonderie da realizzare “en las montanas de Stilo” ed i cui disegni sono databili intorno alla metà del 1700 (6), furono effettivamente realizzati. I grafici relativi a questa fonderia testimoniano l'impreparazione comune a molti architetti dell'epoca nell'invenzione di tipologie adeguate al nascente fenomeno industriale; né ciò è imputabile alla incapacità individuale dell'architetto che li redasse, lo Stendardo; persino Fuga e Sa­batini, nel più tardo progetto della Fabbrica d'armi di Torre An­nunziata, del 1762, introdussero in un edificio di impianto tra­dizionale funzioni estremamente diverse dalle usuali, fallendo an­che essi il loro tema progettuale.

[fig.99]

Pianta di fabbrica di cannoni e fucili da realizzarsi nelle Ferriere di Stilo. Progetto di Giuseppe Stendardo. 1736 (?). (ASN). Prospetto.

Soprattutto il livello-terra, quello più direttamente connesso alle attività produttive, pare estremamente irrisolto, nel vano tentativo di voler conservare una simmetria d'impianto ed una tipologia strutturale che mal si adattavano alla nuova destinazione. Se si pensa alle soluzioni tecniche e tipologiche adottate da inglesi e francesi per costruzioni analoghe intorno alla metà del XVIII se­colo, le soluzioni per Torre Annunziata e Stilo ci paiono modeste (7).

Molti tra gli architetti del tempo non compresero appieno la com­plessità ed il fascino del tema tipologico legato alla “fabbrica”. Quasi sempre all'oscuro dei processi industriali, essi erano resi facciatisti dalle Ecoles des Beaux Arts. Al di là di poche eccezioni note, e sconfinate quasi sempre nell'utopia progettuale, gli ar­chitetti dei secoli XVIII e XIX non hanno contribuito da protagonisti allo sviluppo architettonico dell'industrialesimo.

[fig.100]

Prospetto della fabbrica d’armi di Torre Annunziata. Progetto del Sabatini.

Soltanto agli inizi del nostro secolo, riappropriatisi finalmente di mezzi teorici più aggiornati, hanno trovato un ruolo “funzionale” all'interno del sistema industriale capitalistico, ed hanno contri­buito anch'essi alla ridefinizione dei processi produttivi ed alla codificazione di un linguaggio formale ad essi coerente.

Ciò ha costituito l'esatto opposto di quanto è accaduto per la progettazione delle “macchine” industriali, i cui grafici erano tesi ad una attenzione costante verso i processi produttivi, ed in essi era del tutto assente la volontà di “nobilitare” le forme funzionali dei singoli pezzi meccanici.

 

[fig.101]

Ferdinandea: è visibile il percorso sopraelevato per accedere alle camerate per la truppa. Al livello inferiore erano sistemati gli altiforni, i depositi e le stalle.

La nuova fonderia di Stilo, iniziata realmente solo nel 1814, su disegno dell'ingegner Paolotti (8), fu ripresa nel 1822 e inaugurata da Ferdinando II solo nel 1833. Essa divenne un complesso poli-funzionale, a mezzo tra “sito reale” e fabbrica. Due edifici separati erano destinati a funzioni completamente diverse: quella di ap­partamento reale, della servitù e di amministrazione, il primo; quella di alloggiamento delle truppe, nelle stalle, e sede degli altiforni, il secondo. Tipologicamente non eccezionale il primo, più interessante il secondo. Quest'ultimo blocco riesce a connettere in modo articolato le varie funzioni che si sviluppano su più livelli cui si accede con percorsi differenziati.

[fig.102]

Ferdinandea: lo scalone d’ingresso agli appartamenti reali con decorazione tarda.

La Ferdinandea è da molti decenni proprietà privata. Acquistata dai Fazzari nel 1874, fu rilevata nel 1922 dal Banco d'Italia, per poi passare in varie mani, fino a quelle dell'Enel che vi impiantò una piccola centrale utilizzando forza idraulica. Attualmente è ritornata ancora a privati.

Alcuni dei più anziani impiegati della Ferdinandea ricordano una ricchissima “armeria” in cui, accanto alle armi lavorate in varie epoche a Mongiana, erano conservati esemplari provenienti da varie nazioni. La collezione andò dispersa durante il periodo fa­scista.

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