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NASCI DI NUOVO NUMERO 49 - PAGINA 2
Io credo che sia decisivo ciò che i discepoli,
gli apostoli di Gesù, ci dicono di Maria, e non quello che ne hanno detto gli
altri più tardi. Maria, la madre di Gesù, è stata una donna
degnissima di rispetto. Nell’opuscolo ci viene mostrato, su basi storiche,
come la Madonna, che molti venerano senza rendersene conto, in realtà non ha
nulla a che fare con Maria. Viene storicamente dimostrato, ed è proprio così,
come nei tempi antichi, a Babilonia, una satanica donna di nome Semiramide si
sia impadronita del potere assoggettando a sé altre tribù. Questa Semiramide
era una donna bellissima ed energica, ambiziosa e animata da spirito di
avventura, piena di vizi e di malvagità; crudele al punto da trovare piacere
nel torturare a morte le persone. Gli uomini la temevano poiché si trattava di
una donna diabolica, ed essi credevano che in lei agisse la potenza di Dio.
Perciò la chiamavano madre di Dio, madre del cielo, regina, onnipotente cui
tutto è sottoposto. Semiramide era sposata a Nimrod, che era nello
stesso tempo suo marito e suo figlio. Nimrod morì prematuramente, e Semiramide
pretese onori divini per lui. Così egli divenne oggetto di adorazione, ed alla
madre fu attribuito il titolo di madre di Dio. Inoltre, Semiramide fece fare e
diffondere statuette, che la raffiguravano col suo figlio bambino sulle braccia.
Quando ella morì, tutta Babilonia, l’odierna Arabia, era a lei sottomessa, e
gli abitanti di quei territori ne erano così impauriti da venerarla dappertutto
con un senso di timore. Il culto di questa madre di Dio si diffuse allora ben
presto in tutto il mondo. I Germani, ad esempio, adoravano divinità somiglianti
a Semiramide, e così altri popoli. In molti paesi la dea-madre era la divinità
più importante, perché è quella che genera, e pertanto essa era oggetto di un
culto speciale. Ricordiamo brevemente un episodio, che si svolse
allorché l’apostolo Paolo si recò per la prima volta ad Efeso - una città
dell’odierna Turchia - ove era un santuario di Artemide, divinità
corrispondente a Semiramide. Da tutte le regioni circostanti vi accorrevano i
pellegrini portando doni, nella speranza di guadagnarsi i favori e la protezione
della dea. Paolo entrò in quella città e denunciò l’errore che si
commetteva adorando una figura satanica, mentre Cristo era venuto per liberare
gli uomini di tutto il mondo dalle false divinità. Nel capitolo 19 degli Atti
degli Apostoli leggiamo ciò che avvenne ad Efeso, ed è interessante notare a
che punto gli uomini erano legati alle potenze diaboliche in quella città. È
scritto: ‘Paolo parlò regolarmente nella sinagoga per tre mesi’. Egli era
ebreo e voleva portare gli ebrei alla fede in Gesù. Ma alcuni di essi si
chiusero al suo messaggio e finirono per farsi beffe di lui davanti a tutti.
Paolo allora si separò dalla sinagoga e prese a parlare ogni giorno nella sala
di un greco di nome Tiranno. Per lo spazio di due anni egli insegnò, e così
gli abitanti di quella provincia, giudei e greci, poterono ascoltare il suo
messaggio accompagnato da grandi opere da parte di Dio... Fu a questo punto che ad Efeso si produssero dei
disordini a causa della nuova dottrina. V’era un orefice, di nome Demetrio,
che produceva e vendeva riproduzioni in argento del tempio della dea Artemide;
ciò procurava a lui, e a tutti gli altri coinvolti in quel commercio, un
cospicuo guadagno. Demetrio convocò tutti quelli che esercitavano lo stesso
mestiere, e disse loro: ‘Uomini, voi sapete che da questo lavoro proviene la
nostra prosperità; e voi vedete e udite che questo Paolo ha persuaso e sviato
molta gente dicendo che quelli costruiti con le mani non sono dèi. Pertanto
sussiste il pericolo che non solo il nostro commercio ne venga danneggiato ma
che anche il tempio della grande dea Artemide perda significato! Pensate un
po’ che succederebbe se la nostra dea, venerata in tutta l’Asia e nel mondo
intero, dovesse un giorno cadere in dimenticanza!’ Essi, udito questo
discorso, divennero furiosi nei confronti di Paolo e si misero a gridare:
‘Grande è l’Artemide di Efeso!’ Il tumulto si propagò in tutta la città. Gaio ed
Aristarco, che avevano seguito Paolo dalla Macedonia, vennero afferrati e
trascinati nel teatro. Paolo avrebbe voluto seguirli, ma i fratelli ed anche
alcuni magistrati, suoi amici, gli consigliarono di non farsi vedere. Tra quelli
che s’erano radunati regnava una grande confusione e i più non sapevano perché
fossero lì.
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