Nasci di Nuovo

 

      "Nascere di Nuovo" fra le montagne delle Serre Calabre

 

 

 

GIORNALINO "NASCI DI NUOVO!" N°47 PAGINA 3

 

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        Il legame con lo stato monarchico portò inoltre alla trasforma­zione da un sem­plice culto in forma de­mocratica ad una forma di liturgia aristo­cratica, coreografica, con una netta di­stinzione tra clero e laicato.

Verso la metà del quarto secolo in­cominciò a celebrarsi la festività del Na­tale, adottando per esso la data di Di­cembre precedentemente usata dagli adoratori di Mitra, e nel calen­dario venne introdotta anche la festa dell'Epifania che ce­lebrava la venuta dei Magi. Aggiunte dal calendario religioso giudaico, dalla storia evangelica e dalle vite dei santi e dei martiri portarono ad un costante au­mento del numero delle festività nel ca­lendario ecclesiastico.

Aumentò inoltre il numero di ceri­monie che potevano essere considerate sacramento. Agostino era incline a cre­dere nella natura sacramentale del ma­trimonio. Cipriano sosteneva la necessità della penitenza per la vita cristiana. Con l'accrescersi del divario tra clero e lai­cato, fu quasi necessario con­siderare l'ordinazione un sacramento; la cresima e l'estrema unzione cominciarono ad es­sere considerati aventi tale va­lore verso il 400. Il primo sviluppo teologico della dot­trina del peccato originale contribuì al­l'importanza attribuita al battesimo dei bambini che, agli inizi del terzo secolo, Ci­priano considerava fatto riconosciuto; Agostino in particolare, attribuiva ad esso grande importanza.

Cipriano pensava che alla Comu­nione il sacerdote agisse al posto di Cri­sto e che offrisse “un vero e completo sacrificio a Dio Padre”. Alla fine del sesto secolo erano in uso ed avevano una po­sizione di rilievo nel culto tutti i sette atti considerati sacramento dalla Chiesa Cattolica.

Il    sacerdotalismo, il pensiero che la sostanza del rito acquista efficacia solo attraverso la celebrazione fattane dal sa­cerdote, guadagnava gradualmente ter­reno, e ciò accen­tuò sempre più la sepa­razione tra clero e laicato.

La venerazione di Maria, madre di Gesù, che avrebbe condotto all’adozione delle dottrine dell'immacolata conce­zione nel 1854, e della sua miracolosa assun­zione in cielo nel 1950, si era rapida­mente sviluppata entro il 590. La grande quantità di miracoli collegati a Maria nei Vangeli apocrifi le fecero acquistare grande riverenza presso i fedeli. Le con­troversie cristologiche del quarto secolo portarono ad accettarla come “Madre di Dio” e le diedero di­ritto a speciali onori nella liturgia.

Clemente e Tertulliano avevano attribuito a Maria ver­ginità eterna; Ago­stino credeva che la madre del Cristo senza peccato non avesse mai com­messo peccato attuale, e il mona­stici­smo, con l'importanza attribuita alla ver­ginità, rafforzava l'idea della venerazione di Maria. Quello che in principio era semplicemente un riconosci­mento della sua elevata posizione di madre di Cristo, divenne presto fede nei suoi poteri d'in­tercessione, poiché si sosteneva che il Figlio sarebbe stato felice di accogliere le richieste di Sua madre.

Alla metà del quinto secolo, ella fu posta alla te­sta di tutti i santi e nel corso dello stesso secolo sorsero feste a lei dedicate. Il 25 marzo fu fissata la festa dell'An­nunciazione che celebrava l'an­nuncio angelico della nascita di un figlio; il 2 Febbraio la Candelora, la celebra­zione della sua purificazione dopo la na­scita di Cristo; e infine l'Assun­zione, il 15 Agosto, con la quale la si considerava ascesa al cielo senza essere passata per la morte fisica. Entro il 590 ella ave­va una posizione preminente nel culto della Chiesa Romana.

La venerazione dei santi fu conse­guenza del desiderio naturale della Chiesa di onorare quelli che avevano subìto il martirio nei giorni della dura per­secuzione da parte dello Stato. Inoltre i pagani erano abituati a venerare i loro eroi e, al momento del loro ingresso nella Chiesa in gran numero, fu quasi naturale per loro sostituire ai propri eroi i santi e rendere loro onori semidivini. Sulle loro tombe vennero costruite chiese e cap­pelle e le festività collegate alla loro morte acquistarono un posto nel calen­dario ecclesiastico dando così rapido av­vio alla formazione di leggende e miracoli loro attribuiti.

L'uso delle immagini e dei quadri si allargò rapidamen­te con l'accrescersi del numero dei barbari che entravano a far parte della Chiesa. Per questi adoratori le immagini e i quadri materializzavano l'invisibile realtà della divinità. Si tentò di operare una distinzione tra il servizio of­ferto a queste immagini, che faceva parte della liturgia, e il culto a Dio; indub­biamente, questa sottile distinzione non ha impedito al normale adoratore di of­frire loro il culto che dev’essere riservato solo a Dio.

Dopo il 313, cominciarono a far parte del culto le pro­cessioni di ringra­ziamento e le penitenze. I pellegrinaggi, inizialmente in Palestina, in seguito alle tombe dei santi il­lustri, divennero con­suetudine. Gli aiuti del governo e la li­bertà di culto sotto Costan­tino portarono alla costruzione di gran numero di chiese.

Fino a quel mo­mento i predicatori non indossavano particolari indu­menti; speciali vestiti per i preti sarebbero venuti man mano che si abbandonava il tipo di abito romano che il clero continuò invece ad usare nelle funzioni religiose.

I cristiani presero a praticare il tipo di architettura della basilica, ideato dai Romani per gli edifici pubblici de­stinati ad affari e divertimento, una lunga costru­zione ret­tangolare cruciforme, con un portico all'estremità occiden­tale per i non battezzati, una navata per i battezzati ed il coro all'estremità orientale dove, du­rante la funzione, officiavano il coro, i preti e, nel caso di una cattedrale, il ve­scovo.

L’importanza di questo periodo sta nel fatto che nel corso di esso sorsero una speciale gerarchia sacerdotale sotto l'au­torità del vescovo di Roma, la ten­denza ad accrescere il nu­mero dei sa­cramenti facendone il principale mezzo di grazia, e il movimento di elaborazione della liturgia. Queste cose contribuirono a porre i fondamenti della Chiesa Catto­lica Romana.

I secoli sono passati; le dottrine si sono “formate” spesso sulla base delle circostanze e delle pressioni esterne, e non come conseguenza di uno studio attento delle Sacre Scritture: “Infatti verrà il tempo che non sopporteranno piú la sana dottrina, ma, per prurito di udire, si cercheranno maestri in gran numero se­condo le proprie voglie e distoglieranno le orecchie dalla verità e si volgeranno alle favole” (2Tim.4:3,4).

In pratica, si è verificato quello che dice in Geremia 2:13: "Il mio popolo in­fatti ha commesso due mali: ha abbandonato me, la sorgente d'acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua".

Come evangelici, dissentiamo da tutto ciò che non è in armonia con la Pa­rola di Dio. La nostra accorata esorta­zione è dunque questa: Ritorniamo alla Sorgente!

 

Franco Ienco


                                                                                   

                               


 

 

 

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