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"NASCI DI NUOVO" NUMERO 46 PAGINA 3
Segue
dalla pagina precedente
...perché
la trasgressione appare come qualcosa di "normale", di condivisibile,
perciò lecita: è "normale" fare parte di una famiglia con i genitori
separati, che alla minima difficoltà, invece di guardarsi dentro, si guardano
intorno per trovare un’alternativa alla monotonia matrimoniale; è
"normale" avere rapporti sessuali completi anche a 15 anni; è
"normale" che una ragazzina vada in una trasmissione televisiva alla
ricerca di un ragazzo "automunito" con cui trascorrere una notte da
"sballo" nelle discoteche. Tutto ciò avviene tra le risate e gli
applausi di un pubblico privo di identità, la massa, e tra il compiacimento e i
complimenti dei conduttori che sottolineano quanto tutto ciò sia
"fantastico". E’
"normale" esprimersi usando più parolacce che termini del nostro
vocabolario: basta fare un breve viaggio in un pullman di città per trovarsi
davanti a ragazzini dallo sguardo dolce e innocente, fino a quando non aprono la
bocca per scaricare una valanga di termini gergali e soprattutto volgari, senza
un motivo, solo perché quello è il loro "normale" modo di parlare. Davanti
a tutto questo molti genitori possono giustamente sentirsi inadeguati e
affermare che il compito di educare i figli è davvero difficile. Anche nelle
migliori famiglie gli adolescenti attraversano momenti di crisi, di ribellione,
di contestazione che sicuramente non sono facili da gestire, ma che c'indicano
che stanno crescendo. Ecco perché i nostri figli hanno bisogno di punti di
riferimento solidi, incrollabili, anche solo per poterli contestare. Ma se non
ci sono punti fermi non avranno neppure la possibilità di mettere in
discussione il mondo degli adulti nel quale si stanno introducendo a fatica e
nel quale troveranno la propria identità, quella che stanno cercando e che non
troveranno se noi, ammesso che l’abbiamo trovata, non li aiutiamo. E’
importante ricordare che si cresce imparando a prendersi la responsabilità
delle proprie azioni e ogni genitore deve dimostrare per primo di essere un
adulto responsabile e coerente. I
genitori non possono mai abbassare la guardia; essi devono trovare un equilibrio
tra momenti in cui devono essere fermi e autorevoli e momenti in cui è bene
concedere delle libertà. E questo è uno dei compiti più complicati. Qui ci
vuole intelligenza, sapienza, amore e rispetto per i propri figli.
Chi
potrà darci tutte queste belle qualità? I genitori cristiani sono
avvantaggiati in questo perché possono fare affidamento su un "consulente
familiare" molto speciale, al quale possono rivolgersi quotidianamente,
soprattutto nei momenti di difficoltà, di dubbio: Cristo Gesù. Inoltre si
possono avvalere della guida di un "manuale" di facile consultazione
che contiene davvero le risposte ad ogni quesito, la Bibbia. I
mass media, gli specialisti, gli educatori parlano spesso di "mediatori
sociali" capaci di risolvere i problemi dei giovani. Solo Cristo Gesù in
realtà è l’unico mediatore tra noi e Dio e solo nel Suo nome e con la sua
grazia possiamo superare le nostre contraddizioni, le nostre inquietudini,
nascere di nuovo e cambiare la nostra esistenza e anche quella dei nostri figli,
essere nuove creature, con una mente e con un cuore nuovi di zecca. Per
finire mi piace fare un confronto tra due figure paterne descritte nella Bibbia:
il sacerdote Eli e il padre del figliuol prodigo. Il primo è una figura debole:
egli non sa essere autorevole e sorvola sulle trasgressioni dei figli. Forse
questo è il modo più comodo, meno impegnativo. E così preferisce lasciar
correre, pensando che prima o poi i suoi figli capiranno, matureranno. Così non
è: loro continuano a vivere nella corruzione e nelle nefandezze e non riescono
a ritrovare la strada maestra per rimediare ai propri errori perché non possono
contare sull’esempio del padre, né sulla sua forza, né sulla sua coerenza.
Non hanno la possibilità di trovare nella figura paterna un solo elemento che
li riconduca verso di lui. E quando Eli, rimproverato dall’Eterno, si accorge
di non essere stato un buon modello, è ormai tardi. I suoi figli muoiono
stroncati dalla loro vita dissoluta e dalla collera divina. Il
secondo invece è un padre che ha educato e ha dato tutti gli insegnamenti
necessari ai propri figlioli, non solo a parole, ma con l’esempio. Nonostante
ciò uno di loro decide di andarsene lontano dalla casa paterna, stanco forse
della monotonia , della mancanza di emozioni forti che possano farlo sentire
artefice del proprio destino. Vuole provare l’ebbrezza dell’indipendenza,
mettersi alla prova. Così fa: il padre gli dà la parte di eredità che gli
spetta e, sebbene a malincuore, accetta la sua scelta... Continua alla pagina successiva pagina precedente - pagina successiva |
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