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La
testimonianza di Giovanni Battista Treccani, nipote di papa Paolo VI Giovanni
Battista Treccani è nato in Italia in una famiglia tradizionalmente religiosa.
La madre, sorella di Papa Paolo VI, era una devota cattolica, ed aveva molto a
cuore la formazione religiosa dei suoi figli. Fin dalla tenera infanzia,
Giovanni Battista Treccani avvertì il desiderio di vivere vicino a Dio. Quella
che segue è la testimonianza della sua conversione a Gesù Cristo, trascritta
da una registrazione.
Mi
piacerebbe di più parlarvi in spagnolo, è la mia lingua attuale, però
approfitterò dell'occasione di parlare in italiano, benché molti termini non
me li ricordo bene. Prima
di dare la mia testimonianza vorrei riflettere un poco su Nicodemo, nel capitolo
3 del Vangelo di san Giovanni. Tutti conosciamo questo... chi era Nicodemo e chi
è Gesù. Tutti sapete chi è Gesù, no? Chi è Gesù per voi, personalmente!
Molti dicono: si, io lo conosco come una persona della storia... molti come un
leader religioso... altri per un martire... ma chi è per noi? La risposta
dovete darla voi questa mattina. Se è solamente quella persona che...
ricorriamo a Lui quando abbiamo bisogno? Oh, Lui è tutto per noi. Prima
dell'aspirina, prima del medico, prima dei nostri amici... Lui deve essere al
primo posto. Quando Lui è al primo posto, allora abbiamo la certezza che quando
noi eleviamo la nostra preghiera a Lui, Lui certamente ci ascolta. Per questo
molte volte non riceviamo la risposta dal cielo, perché noi non siamo
disponibili a Lui. Abbiamo il novantanove per cento tutto a nostra disposizione,
però per il Signore solo l'uno per cento. Che il Signore ci aiuti in questo. Io
sono giunto al Signore nelle stesse circostanze di Nicodemo. Mi trovavo nella
stessa posizione. Ero un buon religioso, però senza pace nel mio cuore. Avevo
bisogno di un incontro con il Signore. E certamente l'ho cercato con tutte le
mie forze, come Nicodemo Lo cercava con tutte le sue forze. Voleva avere una
risposta in Dio, e la risposta in Dio l'abbiamo solamente quando abbiamo una
relazione diretta con Lui. E questo è importante nella nostra vita. Non per
quello che ci dicono gli altri, ma per una esperienza personale. Nicodemo voleva
questa esperienza, un po' a comodo suo, però il Signore ha cambiato tutto il
panorama dopo. Nicodemo non riusciva a capire che doveva nascere di nuovo. Molti
non capiscono questo termine; anche nelle nostre chiese, succede molte volte
questo. Siamo buoni religiosi, però non c'è un cambiamento, non c'è la nuova
nascita, non c'è una trasformazione. Nicodemo forse voleva seguirLo nello
stesso stato religioso, non poteva concepire che doveva nascere di nuovo. Lui
prese un argomento umano, e argomenti ce ne sono molti. Se voi parlate coi
Testimoni di Geova, hanno molti argomenti. Parlate con i Mormoni, hanno molti
argomenti. Tutte le religioni hanno i loro argomenti. Mi trovavo in Terra Santa
i giorni scorsi, ho avuto contatto tanto con gli Ebrei che con i Musulmani, e
loro hanno tanti argomenti. Però i loro argomenti finiscono sempre lì. Però
il Signore va ancora più in là... il cambio, la trasformazione... e Gesù
voleva portare Nicodemo a questo punto. Non poteva capirlo; umanamente non lo
possiamo capire, il potere di Dio che interviene nella nostra vita. Allora sì,
incominciano a cambiare le cose. Io
sono nato nel nord Italia. Non vi dico l'età... (risate generali)... no,
cinquantaquattro... ero il più piccolo di sette figli. Gli altri due furono
allevati perché erano orfani. Quando sono nato mia mamma era abbastanza anziana
già... e i dottori hanno detto che era impossibile che potevo nascere. Però
mia mamma era una sincera cattolica... più che cattolica, era cristiana... e
disse al Signore questa preghiera: Signore, se questo figlio giunge al mondo, io
vorrei che lui ti possa servire... questo non era il pensiero di mio padre,
perché nella famiglia c'erano molti religiosi, e perciò mio padre era stanco
di vedere tutte quelle sottane che entravano e uscivano dalla casa... (risate).
Mai più aspettava un figlio che fosse un sacerdote. Sono
cresciuto in un ambiente sereno, però da piccolo incominciai a ascoltare la
voce di Dio che mi chiamava. Desideravo con tutto il mio cuore servirLo. Tutto
quello che avevo a mia disposizione era la religione. Però avevo fame delle
cose di Dio. Incominciai a crescere in quell'ambiente. All'età di dieci anni,
partii dalla casa per rinchiudermi in un seminario. Mio padre non voleva, però
sono scappato dalla casa. E mi ricordo che avevo bisogno di parecchie cose, mia
sorella si stava per sposare, e ha dovuto tagliare le sue lenzuola... in mille
modi mi hanno aiutato per entrare in seminario. All'età di 15 anni ho ricevuto
gli abiti religiosi. Mi sentivo molto felice, perché non conoscevo il mondo,
non conoscevo il peccato ancora, e non conoscevo profondamente quello che era la
mia religione! Vivevo una vita artificiale. Dal
nord Italia mi mandarono a studiare a Roma. Io desideravo giungere a quella città.
Avevano detto che era la città eterna, la città santa. Io desideravo giungere
in quel posto. Benché dopo qualche anno ho dovuto scappare da Roma. E' la città
pagana, la città idolatra, la città della menzogna. Però quando sono giunto là
avevo questo panorama davanti a me. E incominciai a crescere negli studi, però
ho incominciato a sentire che c'era qualcosa che mi faceva essere triste:
sentivo un vuoto dentro di me. Allora incominciai a pregare di più, incominciai
a rinnovare le mie devozioni, incominciai a approfondire la religione. Però, più
facevo tutte quelle pratiche religiose, più mi sentivo vuoto. Mi accorsi che
non avevo la pace. Mi accorsi che il carico dei miei peccati era ancora su di
me, benché mi confessavo tutti i giorni. Allora
giunsi a una tremenda realtà. Non sapevo cosa fare, non volevo parlarne nemmeno
con i miei superiori. Però un giorno mi decisi ad andare a loro, e feci loro
qualche domanda. Allora mi dissero: "Devi recitare cinquanta Ave Maria,
devi recitare cento Padre Nostro". Però finivo, e mi trovavo sempre
peggio. E: "Devi leggere la vita di quel santo". Molte volte non
andavo in vacanza per leggere le biografie dei santi, per vedere se loro avevano
trovato la risposta nella loro vita. Però la triste realtà al finale di quella
biografia, mi trovavo nelle stesse condizioni di quel santo. E quelli avevano la
stessa condizione mia! Mai trovarono la risposta ai loro problemi. E questo mi
rendeva ancora più triste. Non sapevo cosa fare. Giunsi
al Vaticano. Era la prima volta che vedevo il papa. In quel tempo era papa Pio
XII. Io ho detto: certamente quando il papa passa davanti a me, la sua
benedizione giungerà al mio cuore, e mi aiuterà a uscire da questa situazione.
Vi sto parlando del 1950. Era l'anno santo. Ogni 25 anni c'è un anno santo...
per me son tutti gli anni santi, tutti i giorni! Alleluia! Perché la presenza
del Signore è con noi. E questo è importante. Quando un pastore chiese a uno
dei papi ultimi, e gli disse così: "Quante volte nella sua vita ha sentito
la presenza del Signore?", ha detto: "Due volte: quando sono stato
consacrato sacerdote, e quando mi hanno fatto papa". Che miserabile. Se io
non sento la presenza del Signore nel giorno, mi sento morire! Ed è così per
la vita di un cristiano, se non c'è la presenza di Dio non siamo niente! Siamo
morti! Non c'è vita! Perché Lui è la vita! Quando
mi trovavo in quella grande chiesa, era piena di gente, e Pio XII non veniva
camminando, era portato da 12 principi, e lui era seduto nel suo trono, e sulla
sua testa c'era la tiara. Sono 3 corone la tiara. La classica, la tiara
classica, voi sapete quanto pesa? Pesava 15 chili! Argento, oro e pietre
preziose. Certo, lui muoveva la testa dentro perché era agganciata nella sedia!
Se no sarebbe rimasto schiacciato. Però grazie al Signore che le tiare dei papi
restano nel museo vaticano, ma noi abbiamo la corona incorruttibile di gloria,
che né il fuoco, né i ladri, la possono rubare. Alleluia. E
allora avevo la mia mano bene in alto, e aspettavo quella benedizione. Però
quando il papa è venuto vicino, la mia mano non era più in alto. Già l'avevo
abbassata, perché avevo visto quel contrasto. Cristo coronato di spine, e un
uomo caricato di oro e argento. E venne dentro di me una tristezza grande.
Incominciai a piangere. Corsi al seminario, e il mio superiore mi chiese:
"Hai avuto quell'esperienza che tu cercavi?" Io ho detto: "Non ho
avuto niente". Chiesi: "Perché? Perché tutte queste cose?"
Allora dice: "Eh, è necessario. Dobbiamo gradire attraverso queste
cose." E' per questo che dopo molte volte la celebrazione della messa, io
restavo seduto lì nel banco, e molte volte piangevo senza sapere perché. E
dicevo: "Signore, se ti sto servendo qui, perché non ti sento? Perché non
ho nessuna esperienza dentro di me?". E non avevo nessuna spiegazione. Andai
a confessarmi, e dissi al mio confessore: "Io vorrei che in questo momento
io possa sentire il perdono dei miei peccati. Possa sentire la pace che lei mi
sta offrendo". Perché dopo la confessione lui mi diceva sempre "và
in pace e non peccare più". Però non arrivavo alla porta della chiesa che
già non avevo più la pace, e sentivo ancora il peso dei miei peccati. Però mi
presi da lui quel giorno, e gli dissi: "Datemi questa pace che voi mi
offrite. Datemi il perdono dei miei peccati". E allora tristemente lui
guardò la terra, abbassò i suoi occhi, e mi disse così: "Non posso dare
quello che io non ho". Io credevo che ero l'unica persona che viveva in
quella condizione. Però vedevo che anche il mio superiore stava nelle stesse
condizioni. E mi disse, "vai dal vescovo, forse lui ti può aiutare".
E chiesi al vescovo se lui aveva la pace. Lui disse "si, ho pace dentro di
me". Ma forse aveva pace nella sua tasca. Ho insistito a lui, e allora
tristemente anche lui non mi ha potuto guardare in viso; anche lui era nella
stessa condizione. Quando uno di questi papi stava per morire, un pastore
evangelico gli chiese se lui aveva la certezza della sua salvezza. Allora il
papa rispose così: "Non ho nessuna certezza della mia salvezza, però sono
certo che vado al purgatorio. Però ho seicento milioni di cattolici che
pregheranno per me, e io non passerò molto tempo dentro lì". Però gloria
al Signore, noi abbiamo la certezza della nostra salvezza! Quando Lui ci chiamerà,
andremo alla casa del Padre! La riteniamo la nostra casa, dove Lui ci aspetta. E
questo è molto importante, quello che Nicodemo non capiva, e quello che i
religiosi non possono capire. Allora,
mi sentivo disperato, avevo finito i miei studi di filosofia. Invece di
avvicinarmi a Dio mi avevano allontanato ancora di più! Incominciai gli studi
di teologia... peggio ancora! Avevamo non so quante ore di teologia dogmatica di
studio ogni settimana, però una sola ora alla settimana di studi della Bibbia.
E solamente qualche parte della Bibbia, quello che ci conveniva... Allora
presi una decisione: se qui a Roma non trovo quello che la mia anima cerca... mi
hanno consigliato anche altri, "devi chiuderti in un monastero; là,
attraverso le penitenze potrai trovare la pace". Allora ritornai al nord
Italia, in un paese che si chiama Lovere, è provincia di Bergamo, su una
montagna c'è un monastero. Entrai in quel monastero. Quando bussai a quella
porta, venne un monaco a ricevermi. Aveva una barba lunga e aveva un cappuccio
in testa. Nemmeno mi ha guardato in faccia, e mi disse bruscamente: "Cosa
cerchi?". Io ho detto: "Vengo a cercare la pace, la serenità".
Certamente c'era la pace in quel posto. La pace esteriore, che nemmeno i passeri
andavano lì, perché era così triste quel posto! (ride) Però, mi
dissero, "se tu resisti", perché io ero magrolino, "puoi
rimanere". E
mi diedero due cose nelle mie mani: la disciplina e il cilicio. La disciplina è
una catenella, finisce in sette catenelle... tre volte al giorno la usavamo, e
la pelle diventava sempre più sensibile, perché lo stesso abito che usavamo
sfregava sul corpo, era un continuo dolore, anche la pelle era molto sensibile.
E quando c'era una tormenta dentro di me, io usavo la disciplina, mi chiudevo
nella mia cella, e molte volte fino a essere bagnato di sangue, cercando la
risposta nel mio cuore. Un'altra
cosa che mi dava fastidio era il cranio di un monaco morto... ci portavano
all'ossario comune, perché i monaci quando morivano erano sepolti nella sabbia,
senza mura. Allora poco tempo dopo restava lo scheletro pulito, ed erano portati
in un solo posto. Quando i monaci entravano nel monastero, dovevano scegliere un
cranio, e uno doveva portarlo sul tavolino dove studiava. E io avevo una paura
tremenda! (ride) Principalmente di notte... dovevo coprirlo con uno
straccio perché mi spaventava! E peggio ancora, non avevamo la luce elettrica
dentro nella cella, e la paura era ancora più grande... Quando
mi trovavo nel monastero è morto mio padre anche. Solamente ci avvisavano così:
"pregate perché il papà di uno di voi è morto". Uno si chiedeva:
sarà mio padre, sarà mio padre? E questo era tremendo. Però l'ho saputo dopo,
che fu mio padre che era morto. Ero a pochi chilometri dal mio paese. Lui mi
chiamò fino all'ultimo momento. Però non mi hanno permesso di giungere là.
Benché la legge di Dio dice "onora tuo padre e tua madre", la
religione dice di odiare mio padre e mia madre. Veramente c'era già un odio
tremendo dentro di me.
Mi
preparai per andare in Argentina. E lo stesso giorno che partii per l'Argentina,
non avevo i soldi sufficienti per pagare il mio biglietto della nave. Però
avevo fiducia che il Signore mi aiutava. Mia mamma mi disse, "io sono
contento che tu vada, se è per il bene della tua anima". Mi dispiaceva
lasciarla sola. Però quella stessa mattina venne una donna e mi portò un
libro, e dentro c'era una busta e c'erano i soldi che avevo bisogno per pagare
il mio biglietto. Mi mancava 30.000 lire, e lì c'erano 30.000 lire. Nessuno lo
sapeva. Uno solo, Colui che mi stava chiamando. Allora partii contento per
l'Argentina. E per due anni ho lavorato come missionario cattolico in Argentina. Però
un giorno, ritornavo a una piccola chiesetta che c'è su una montagna...
ritornavo a quella cappella. Io andavo tutti i giorni là. Sapevo che non
trovavo niente, però dovevo dare il buon esempio. Però a metà strada, giusto
dove noi oggi abbiamo la nostra missione centrale, mi trovai con un Indios, e
allora mi venne incontro e mi salutò. Lui era molto sorridente, io avevo una
faccia triste e severa. Ero sempre arrabbiato, avevo un carattere tremendo. Il
Signore deve cambiare anche il nostro carattere. Deve cambiare anche il nostro
carattere. Deve cambiare il nostro carattere! E questo è parte nella nuova
nascita! Alleluia. E
quando venne a salutarmi, io non lo conoscevo, però mi disse: "Che cerca
in quel posto?". Mi vergognavo a rispondere; sapevo che non trovavo niente.
Però lui mi disse così... il testo della Bibbia: "Perché cercate fra i
morti Colui che vive?". E però voleva dirmi questo: che cerchi in quel
posto, perché cerchi fra le cose morte Colui che vive? Però
giunse la sera, il 24 giugno del 1961... è inverno nella Patagonia, stava
nevicando. Alzai la mia sottana, era scuro di notte, e cominciai a correre, e
come Nicodemo giunsi di notte, di nascosto, avevo paura che gli altri mi
vedessero. Entrai in quella piccola chiesa, non c'era luce elettrica, non c'era
nemmeno pavimento, era terra, però c'era un piccolo gruppo di cristiani che
pregavano. Io incominciai a ascoltare quelle preghiere. Tutto era nuovo per me.
Io dicevo, "Che belle preghiere. Dove saranno scritte?" (ride).
Volevo cercarle nel mio libro. Ero abituato a ripetere quello che gli altri
hanno scritto. Quando hanno finito di pregare, il Signore mi diede la prima
lezione. Tornai alla chiesa cattolica, e per molti mesi celebravo messa nella
chiesa cattolica, però andavo anche al culto evangelico. A prima vista sembrava
che dovevo cambiare religione. Però la cosa non era così. Dovevo arrendere il
mio cuore al Signore. Mi sentivo felice quando ero lì al culto; però avevo i
miei obblighi nella chiesa romana. Però il 31 ottobre dell'anno '61, come
questa domenica è il compleanno della mia nascita (applaudono)... io mi
trovai davanti alla chiesa cattolica, erano le cinque del pomeriggio. Allo
stesso tempo i fratelli [evangelici] lodavano il Signore nella chiesa. Non
fu facile per me; la polizia mi buttò fuori dalla città lo stesso giorno, e ho
dovuto camminare quasi 100 chilometri, alla frontiera con il Cile, sotto un
albero, quella fu la mia prima chiesa, la mia prima casa, la mia prima
congregazione, perché non avevo niente materialmente parlando, però avevo
tutto, e da quell'istante la presenza e la gloria del Signore è stata sulla mia
vita. Adesso già abbiamo 18 posti dove predichiamo la parola del Signore.
Abbiamo comunità di 600-800 membri. Il Signore veramente ci sta aiutando. In
molti paesi dove c'era la chiesa cattolica, sono andati via. Parlo
dell'ultima missione soltanto, cercherò di essere breve, qualche minuto
solamente. Non
fu facile. Sono stato avvelenato due volte, ma il Signore mi ha liberato.
Un'altra volta sono stato pugnalato, ho perso molto sangue, mi trovavo in un
posto lontano del paese. Non ho denunciato quella persona, era un cattolico che
era stato un alunno mio quando ero prete, ma lui non poteva capire perché avevo
abbandonato la chiesa romana. Però lo affidai nelle mani del Signore. Dopo
qualche anno dovevo costruire la cappella d'Eschel, che è grande, 11 per 42,
però non avevo i mattoni, avevo bisogno di venticinquemila mattoni per
costruire, e non avevo un soldo in tasca. Allora quella persona passò con il
suo camion davanti a noi, e si fermò, e mi chiese cosa pensavo di fare. Io ho
detto "voglio costruire un edificio, una chiesa". Lui dice: "hai
i mattoni?" "No". "Hai i soldi per pagarli?" "No,
non li ho nemmeno" (ride). E non mi disse niente più. Io andai a
visitare un'altra missione, e quando tornai c'erano i venticinquemila mattoni lì!
Quell'uomo costruiva i mattoni, li fabbricava, e donò quei venticinquemila
mattoni. Il Signore veramente ha guadagnato il suo cuore. Il Signore è buono.
Pregate per questo. Noi
in Patagonia abbiamo avuto il 3000% di inflazione quest'anno. Ci sono operai che
guadagnano 25 dollari al mese, ed è un'opera in crescita, e adesso abbiamo
cinque cappelle in costruzione. Stiamo per costruire una scuola dove insegniamo
a lavorare e prepararsi nella Bibbia. Vengono dai campi, non sanno fare nessun
lavoro, l'unico è andare a cavallo. Vi invitiamo alla Patagonia, affinché
potete aiutarci nell'opera del Signore. La
domenica devo fare quasi 600 chilometri. Lascio un gruppo in un paese, un altro
in un altro paese, vado a celebrare il culto in un paese dove ci sono parecchie
comunità, e torno verso sera per celebrare il culto nella mia comunità. Le
strade sono molto difficili, molte volte dobbiamo attraversare anche dei fiumi.
Prima lo facevo a piedi, quando non avevo la macchina... in pieno inverno, con
l'acqua fino alla cintura. Con neve ai lati del fiume, però con il desiderio di
predicare la parola di Dio. L'ambiente della Patagonia è un posto molto
inospitale, per il vento forte, per le grandi distanze... sono 3000 chilometri
di lungo, e quasi tutto deserto; ci sono parecchi villaggi, di pastori, di
caprai, però con desiderio di conoscere la parola del Signore. Aiutateci nella
vostra preghiera, e ricordatevi ogni tanto di noi. E
se desiderate venire a trovarci, venite nell'estate là, in dicembre, gennaio,
febbraio e marzo, sono i mesi tollerabili. Però in febbraio abbiamo il
congresso dei giovani; sono centinaia e centinaia di giovani, che si riuniscono
lì all'aria aperta in un bosco nella Cordigliera delle Ande, un posto molto
bello per ricevere il consiglio della parola del Signore. La prima settimana di
marzo abbiamo il nostro raduno, vengono tutti i nostri fratelli, e tutti quelli
che servono il Signore; abbiamo fatto abbastanza letti, benché ci mancano
parecchi materassi ancora (ride). Se voi volete donare un materasso
verrebbe bene. Costa 25 dollari un materasso là; un sacco di farina costa quasi
15 dollari adesso. Pregate affinché il Signore ci possa aiutare. Siete
benvenuti alla Patagonia. Io
vorrei pregare per qualche persona questa mattina. Il Signore vuole cambiare
totalmente la tua vita. Ci sono cose ancora che legano la tua vita, benché sei
religioso, protestante o cattolico, però hai bisogno della persona di Cristo. E
le cose che tu mai hai potuto superare, il Signore è qui per aiutarti. Io
vorrei pregare per te. Se tu lo desideri, che io preghi per te, alza la mano.
Amen. Gloria al Signore. La comunità preghi con me adesso. Alleluia, Dio è
fedele. Benedetto il nome del Signore.
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