Lo spirito di Caino

 

di

 

Raffaella Ienco

 

 

 

 

LO SPIRITO DI CAINO

 

… È vero, lo sappiamo tutti

che su questa terra non siamo eterni

Ma è vero anche

che troppe volte ci comportiamo

come se non lo sapessimo o come se non c’importasse…

 

 

Credo che se viviamo con il senso

della fine di ogni cosa

e se pensiamo che anche noi su questa terra

abbiamo un inizio e una fine,

Tutto intorno a noi

potrebbe assumere un senso più giusto

di quello che oggi gli stiamo attribuendo.

Vivremmo con scopi più elevati,

Rivedremmo le nostre priorità,

Costruiremmo rapporti più sinceri e veri,

Toglieremmo il superfluo,

Impareremmo che amare Dio

è il tutto della vita

perché l’amore è l’unica cosa che resterà…

 

 

 

 

 

   Che vogliamo ammetterlo oppure no, esiste uno spirito il quale oggi più che mai, imperversa in mezzo alla Chiesa del Signore e, trovando zone indifese, senza nessuna resistenza si infiltra fino ad entrare abbastanza da fare stragi più o meno ovunque.

Quando parlo di “spirito” non mi riferisco ad un’influenza astratta e impersonale; ma non intendo proporre qui un corso di demonologia, piuttosto suggerire uno spunto per un’introspezione sincera affinché chiunque possa essere in grado di esaminare la propria condotta davanti a Dio. Molti spiriti girano indisturbati in mezzo a noi. Questo perchè troppe brecce sono state aperte al nemico delle nostre anime e, senza capire né come né quando, ci siamo ritrovati con città completamente assediate, nel momento in cui ormai sembrava tardi per correre ai ripari.

 Ma desidero, con queste riflessioni, lanciare un messaggio di speranza: non sarà troppo tardi finché Dio troverà qualcuno che rimane sensibile all’urgente bisogno che abbiamo di ritornare a Lui con tutto il nostro cuore, con le vesti stracciate e il cuore contrito per il nostro peccato.

Abbiamo bisogno di capire dove siamo caduti, dov’è che abbiamo permesso a satana di farsi una strada all’interno della nostra mente per distruggere l’opera di Dio nella nostra vita e, di conseguenza, attraverso di essa.

Questo studio non ha nessuna grande pretesa ma nasce dal desiderio di comprendere, con l’aiuto del Signore e della Sua Parola, i meccanismi e le situazioni che innescano le trappole preparate e studiate appositamente per i credenti alle porte dell’inferno. Indagando sull’origine del problema è possibile individuare lo spirito che si cela dietro le persone, riconoscerlo, smascherarlo, affrontarlo e vincerlo. Scopriremo che Dio nella Sua Parola ci ha dato tutti i mezzi per farlo.

 

Abbiamo un nemico

Dal giorno in cui Dio creò il primo uomo e la prima donna, il Signore stesso in persona venne e si fece conoscere come amico della sua creatura. Dio passeggiava e parlava con loro, faceva conoscere loro il suo amore e la sua protezione come un padre amorevole verso i suoi bambini. Ma come ben sappiamo, non sempre l’amore di un padre viene compreso o apprezzato. Se nessuno può obbligare qualcun altro ad amarlo, tanto meno Dio, che è giusto e Santo, avrebbe potuto mai costringere le sue creature a rimanerGli devote e sottomesse contro la loro volontà.

 

Ecco che Dio mette l’uomo e la donna davanti alla responsabilità di una scelta. Dio sa che l’ubbidienza è il primo segno dell’amore. E Adamo ed Eva, giorno dopo giorno, sceglievano di propria volontà di ubbidire al loro Creatore, non accostandosi all’albero dal quale Dio aveva ordinato loro di stare lontano. Finché un giorno fecero la scelta sbagliata. Una scelta che costò loro la vita e di cui tutti avremmo pagato le conseguenze. Ma ciò che non dobbiamo mai dimenticare è che, se Dio era il loro amorevole Padre, da qualche parte c’era qualcuno che non desiderava affatto il loro bene. Qualcuno che con le sue lusinghe e menzogne ha fatto cadere l’uomo nel peccato per derubarlo del favore di Dio (ma non del suo amore), facendogli perdere la comunione col Creatore in cambio della morte… Questo antagonista, questo nemico che si è messo contro Dio e contro tutti coloro che Egli ama, ha cominciato con la prima donna e il primo uomo e continua ancora oggi a fare il suo lavoro di ladro, seduttore e ingannatore al fine di distruggere l’opera di Dio.

  Egli ama tutto quello che Dio odia, e odia tutto quello che Dio ama. Essendo tu ed io, oggetto del grande Amore di Dio, siamo allo stesso tempo oggetto del grande odio del suo “avversario”.

“Il ladro non viene se non per rubare, ammazzare e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Giovanni 10:10)

Però, anche se il ladro purtroppo ha fatto bene il suo lavoro, Dio non è rimasto a guardare perché con Gesù ci ha restituito tutto ciò che era stato rubato, e anche di più. “Perché il peccato ci ripaga con la morte, Dio invece ci dona la vita eterna mediante Cristo Gesù, nostro Signore” ( Romani 6:23) Gloria a Dio!

Quando un peccatore perduto viene ritrovato, avviene il grande miracolo della salvezza e della nuova nascita. Consapevoli del Suo perdono, si entra in una dimensione in cui ci si sente al sicuro, protetti, in pace con Dio e con l’universo. D’altro canto, più si cresce, più il cristiano maturo entra in confidenza con un mondo spirituale (per lo più avverso) che ci circonda e lo Spirito Santo fa vedere ogni cosa attraverso la luce della Sua conoscenza. Quindi, se da una parte ci troviamo sotto la grazia e la protezione di Dio, dall’altra, proprio come per Adamo ed Eva, ci troviamo in prima fila nel mirino del nemico che aspetta solo di offrirci una nuova occasione per farci perdere la posizione che occupiamo in Cristo davanti a Dio, per derubarci delle sue benedizioni e infine distruggerci. In tutto questo, naturalmente è il nostro libero arbitrio che gioca un ruolo fondamentale.

 

In un tempo in cui va molto di moda la “super grazia” (che ci assicura una salvezza indelebile e incorruttibile a prescindere da qualunque cosa il credente possa fare dal momento che viene “salvato” attraverso la recita di una “preghiera di salvezza”), ti sembra troppo drastica o troppo dura da accettare? Certo, sarebbe bello e anche molto comodo ma non sarebbe giusto né santo. Perché Paolo scrisse ai suoi fratelli in Cristo: “adoperatevi al compimento della vostra salvezza con timore e tremore”? (Filippesi 2 :12)

 Nella Parola di Dio è molto chiaro che la nostra salvezza è garantita da:

Fede nel sacrificio di Gesù;

pentimento per il proprio peccato;

ravvedimento;

conversione a Cristo,

con il risultato di una nuova nascita che dà inizio a una nuova vita in Cristo suggellata con la testimonianza del battesimo;

“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2Corinzi 5:17).  

Infine, tutto si compie attraverso un cammino in novità di vita, sulla via della santificazione e cioè una ricerca sincera e costante di adempiere la volontà di Dio con l’aiuto dello Spirito Santo. Il Signore, infatti, tramite lo scrittore della lettera agli Ebrei  comanda alla Chiesa: “Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore” (Ebrei 12:14)

Perciò, la salvezza di ogni credente, secondo la scrittura, è garantita a patto che si rimanga fedeli al Signore fino alla fine della corsa come potè dire Paolo: “Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la fede” (2 Timoteo 4:7)

 Molti credenti oggi si trovano in pericolo spirituale proprio perché hanno sottovalutato questa importantissima realtà e perché “la fine di una cosa vale più del suo principio”(Eccl.7:8). Quello che conta non è iniziare la corsa ma arrivare a tagliare il traguardo, perché molti partono ma non tutti arrivano alla fine. Non sarà servito a niente cominciare un cammino con Dio se non si è disposti ad arrivare fino in fondo a qualsiasi costo, consapevoli del fatto che la strada sarà impervia, angusta e in salita. Se diventiamo cristiani perché vogliamo una vita facile, abbiamo sbagliato strada in partenza.  

 

Una storia che si ripete

Conosciamo tutti la storia di Caino narrata nel libro della Genesi.

Ebbene, ciò che accadde a Caino credo sia l’emblema di ciò che accade oggi a molti credenti, rimasti vittime dei loro stessi pensieri malvagi (pensieri che hanno nutrito per troppo tempo finché sono divenuti abbastanza grandi da non essere più domati). E cercheremo di capire insieme perché.

 

Ma chi è questo spirito? Cosa fa? E come agisce?

-La Bibbia ci dice che è uno spirito omicida (Genesi 4:8)

-Il suo scopo è quello di portarci a morire lontano da Dio (v.16)

-Agisce attraverso la persistenza nel peccato la quale ci priva di quella sensibilità verso la voce di Dio e ci toglie la linfa vitale dell’anima che è l’Amore (1 Giov. 3:9-12).

L’apostolo Giovanni ci spiega chiaramente nella sua prima epistola:

“Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui, e non può persistere nel peccare perché è nato da Dio. In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio; come pure chi non ama suo fratello. Poiché questo è il messaggio che avete udito fin dal principio: che ci amiamo gli uni gli altri. Non come Caino, che era dal maligno, e uccise il suo proprio fratello. Perché l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste”(1Giov.3:9-12).

Queste parole, per me molto forti, chiariscono senza mezzi termini un concetto basilare e fondamentale: la caparbia persistenza nell’errore, sapendo di essere nell’errore, (ma chiamiamolo pure “peccato”), introduce inesorabilmente sulla via percorsa da Caino. E non dimentichiamo che Giovanni si rivolge a un auditorio di cristiani, cioè credenti in Gesù Cristo.

Ma come è possibile questo?

Per comprendere come ciò sia possibile, nonostante la conoscenza della Verità, ci basta guardare più da vicino la vicenda che portò quest’uomo a stabilirsi nella terra di Nod (che significa esilio, fuga), e a morirvi; lontano dalla presenza del Signore (Gen. 4:16).

 

La primizia

Due fratelli. Avevano entrambi ricevuto dai loro genitori la stessa conoscenza che essi avevano di Dio ma, evidentemente, avevano un rapporto molto diverso col Creatore. Solo uno di loro, infatti, aveva realmente timore di Dio perché aveva compreso chi Lui è, perciò lo dimostrò con i fatti.  

Genesi 4:3-5 dice:

Avvenne, dopo qualche tempo,che Caino fece un’offerta dei frutti della terra al Signore. Abele offrì anch’egli dei primogeniti del suo gregge e del loro grasso. Il Signore guardò con favore Abele e la sua offerta, ma non guardò con favore Caino e la sua offerta.”

Dio guarda con favore Abele e la sua offerta, ma non gradisce Caino e la sua offerta. Hai notato che la persona viene prima? Chiaramente, ciò che Dio gradisce (o non gradisce), non è l’offerta in sé, anche perché noi non potremmo mai offrire niente a Dio che non sia già suo. Ciò che noi possiamo portare al Signore è un’adorazione sincera che scaturisce da un cuore puro. Ed è proprio qui la differenza nelle due offerte dei due fratelli. Da un cuore puro nascerà un’offerta santa, gradita a Dio;

Da un cuore che non è puro davanti a Dio, potrà anche venire un’offerta ma Egli non ne potrà gioire. Vedi Salmo 50:7-23

Ecco perché Dio non vuole semplicemente adorazione. Egli cerca degli adoratori. E senza vero amore, non c’è vera adorazione.

Ma nella pratica come si riconoscono dei veri adoratori? E come si distinguono dal resto dei religiosi? La risposta la troviamo ancora guardando ad Abele… “Ed Abele offerse anch’esso dei primogeniti delle sue pecore, e del grasso di esse” (v.Diodati). Per Abele fu semplice, naturale: scelse quanto di meglio poté trovare in mezzo al suo gregge e non ci pensò due volte. Prese i primogeniti, i più belli e perfetti, e li sacrificò a Dio attraverso un’offerta con spargimento di sangue. Il Signore aveva dimostrato Egli stesso che, dopo l’entrata del peccato nel mondo, il modo da Lui stabilito per coprire momentaneamente il peccato era attraverso lo spargimento di sangue. (Dio il Signore fece ad Adamo e a sua moglie delle tuniche di pelle e li vestì. –Gen. 3:20). Abele, imitando il gesto di Dio, offrì un sacrificio a Lui gradito. Per noi oggi, il nostro sacrificio di lode è imitare il nostro Maestro e Signore Gesù, per essere dei figli di cui Dio Padre potrà compiacersi.   

 

Abele aveva il suo cuore interamente per Dio. Non aveva dimenticato la misericordia che Egli aveva dimostrato verso la sua famiglia ed era certamente animato da una profonda gratitudine. Quando noi stiamo dando la primizia a Dio, ovviamente non significa che siamo capaci di essere perfetti in tutto ciò che facciamo, bensì che ci stiamo impegnando a ricercare quella “perfezione” di cui parla Gesù e anche gli apostoli nelle loro lettere, che è sempre contraddistinta da segni molto evidenti e tangibili quali primo su tutti l’Amore, la gratitudine e la lode.

“Siate dunque perfetti, così com’è perfetto il Padre vostro che è in cielo” (Matteo 5:48)

“…perché siate forti, perfetti e fedeli a tutta la volontà di Dio” (Colossesi 4:12).

Consapevole che tutto apparteneva a Dio, egli fece di Dio il suo tutto.

Questo è per noi un esempio di vera devozione da cui possiamo imparare che la nostra primizia, qualsiasi cosa rappresenti per noi nella nostra vita, appartiene a Dio perché noi stessi gli apparteniamo con tutto ciò che siamo. Non c’è famiglia, lavoro, studio, passione, che possa essere messo davanti a Dio nella vita di un vero credente. Piuttosto, Dio si trova in tutto ciò che ci riguarda e, per di più, Egli ne è il capo.

Questa è adorazione e Abele rappresenta un adoratore.

 

Di Caino, la Bibbia ci dice che “fece un’offerta dei frutti della terra al Signore”. Una qualunque offerta, fatta con noncuranza e superficialità. Possiamo affermarlo con una certa sicurezza in quanto egli non si curò di seguire l’esempio di Dio secondo quanto Egli stesso richiedeva (spargimento di sangue), bensì si limitò a compiere un’azione per il semplice motivo che andava fatta, senza interessarsi di piacere veramente a Dio. Perciò, la sua offerta non fu dettata dalle giuste motivazioni.

Ma guardiamo a noi, a quanto stiamo offrendo al Signore… ci sentiamo più simili ad Abele, o più simili a Caino? “Gesù gli disse: -Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la mente e con tutta la forza-“ (Marco 12:30).

Dio non vuole avere due ore la settimana, domenica mattina dalle 10:00 alle 12:00 e non oltre; non vuole avere la preghiera che magari fai prima di mangiare. Non può parlarti neanche quando vai in chiesa se, ad esempio, durante la giornata apri trenta volte un social network e mai una volta la tua Bibbia.

Non sa che farsene di tutto quello che credi di fare per Lui mentre il tuo cuore non è PER Lui e CON Lui…

 

Quando queste situazioni si verificano, è perché il nostro spirito si sta assopendo e cominciamo a trattare le cose di Dio come delle abitudini o peggio, dei doveri che poi diventano un peso man mano che svanisce ogni coinvolgimento del cuore (dell’anima e della mente). Si diventa così, lentamente, senza accorgercene, dei religiosi che non trovano niente di meglio da offrire a Dio se non qualcosa per mettere a tacere la voce della coscienza che ci avverte di una mancanza che va in qualche modo colmata. Questa è vuota religiosità e Caino rappresenta un religioso.

Perciò, se vogliamo fare sul serio con il Re che ha creato l’universo, eppure ci ha chiamati per nome affinché fossimo suoi, finché siamo in grado di recepire quella voce che ci avverte per il nostro bene, diamo ascolto a Colui che ci ama e invochiamo il Suo aiuto perché è necessario che il nostro cuore sia più simile a quello di Abele che a quello di Caino davanti a Colui che ci investiga e ci conosce meglio di quanto noi conosciamo noi stessi.

Se ci stiamo ritrovando in una simile condizione, se stiamo attraversando un periodo di aridità spirituale ma desideriamo sinceramente tornare a Dio, al nostro primo amore, questo è possibile cominciando col metterci da parte nostra ogni impegno:

-Dedichiamo la primizia del nostro tempo, della nostra giornata al Signore. Cerchiamo di studiarci, in base al nostro stile di vita, di ricavare un tempo speciale di intimità con Dio dedicato alla preghiera e alla lettura della Sua Parola.

Questo è e rimane il modo più semplice ed efficace per tenere vivo il nostro amore per Dio e sentire viva la Sua presenza. La nostra vita sarà più felice, serena ed equilibrata, ma soprattutto guidata dallo Spirito Santo.  

Se invece non ci esaminiamo e decidiamo di ignorare questi primi segnali, molto probabilmente potremmo essere sul punto di incamminarci su una via pericolosa… la via percorsa da Caino…

“Custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa poiché da esso provengono le sorgenti della vita” (Prov.4:23).

 

L’orgoglio

Se, leggendo fino a questo punto ci siamo sentiti di essere degli adoratori graditi a Dio, forse potremmo anche terminare qui la nostra lettura;

forse penseremo che quello che leggeremo avanti non riguarderà noi.

Eppure, sia se siamo, se siamo stati, o se saremo uomini e donne di cui Dio potrà compiacersi, tutti noi, ogni giorno ci troviamo a lottare contro la nostra natura carnale che spesso sembra voler prendere il sopravvento perché il nostro nemico tenta di continuo con i suoi stratagemmi di risvegliarla. Ma il fatto di essere spiritualmente attaccati non significa che siamo destinati a soccombere bensì, significa che abbiamo sempre un motivo per lottare, per tenere desto il nostro spirito e andare a Dio nella sua Parola per trovare guida e saggezza, forza e coraggio.

 

 La Bibbia non ci spiega in che modo Dio rifiutò l’offerta di Caino ma ci dice che egli fu irritato a tal punto che il suo viso mutò espressione e il suo volto divenne abbattuto. (v.5)

Hai mai visto una persona che sta sempre con lo sguardo cupo e accigliato? Me lo immagino proprio così. Ovviamente, non possiamo conoscere le motivazioni che portano una persona ad avere un volto abbattuto: preoccupazioni, problemi di salute, problemi finanziari ecc…

Ma voglio parlare di quel tipo di cambiamento nello sguardo che viene indotto da uno spirito maligno che si posa sui pensieri per controllarli fino a che non ti consentiranno più di guardare negli occhi il tuo fratello, quasi come se la paura che egli ti possa leggere nello sguardo, fosse reale. Caino non riesce a tenere alto il volto, a sollevare lo sguardo da terra. L’esistenza del fratello, illuminata dal favore di Dio, non la può proprio guardare, non può vederla.

Ma in che modo entra questo sentimento di irritazione che poi si trasforma in rabbia omicida? La risposta è molto semplice ma forse non del tutto scontata: tutto ha origine nell’orgoglio.

Perché l’orgoglio? Perché l’orgoglio è tutto l’opposto dell’umiltà e se l’umiltà caratterizza lo spirito e il carattere di Cristo (il quale spogliò se stesso prendendo forma di servo), l’orgoglio e la superbia rappresenta proprio lo spirito e il carattere di satana ed è stato il primo peccato, l’origine di ogni male, il quale portò Lucifero a ribellarsi contro Dio.

 

Come si riconosce un carattere orgoglioso?

Caino si trova ad essere protagonista di un rifiuto da parte di Dio, ma tra tutti i modi in cui avrebbe potuto reagire, scelse il più sbagliato.

Quindi l’orgoglio si riconosce sempre dal modo in cui reagiamo a ciò che potrebbe urtare il nostro ego, o a qualcosa che in qualche maniera ci tocca da molto vicino.

Caino avrebbe potuto manifestare dispiacere e chiedere a Dio perché lo avesse scartato. Di certo il Signore gli avrebbe ancora spiegato e mostrato con pazienza quale fosse il problema;

Oppure avrebbe potuto voler imitare il suo fratello per cercare di imparare qualcosa da chi avrebbe potuto insegnarglielo. Ma niente di tutto questo gli passò per la mente. L’unica cosa che riuscì a provare fu rabbia. A lui, in fondo, non interessava il perché… il suo cuore non desiderava realmente compiacere Dio quanto compiacere se stesso. Ed è proprio questo che avviene: ti porta ad un autocompiacimento dentro il tuo errore perché ti fa guardare dappertutto tranne che dentro di te, portandoti a credere che il problema è sempre legato a qualcun altro e che tu sia la vittima.

Quante volte ci capita nella nostra vita cristiana di sentire che non siamo approvati da Dio in quello che facciamo, nelle nostre scelte, nei nostri comportamenti? Lo sentiamo perché Dio ci ha suggellato col suo Spirito nel momento in cui siamo stati salvati, e lo sentiamo perché conosciamo la Sua volontà, espressa nella Bibbia: La Sua Parola.

Eppure, sembra che, nonostante questo, non siamo mai pronti o preparati ad accettare una riprensione o correzione da parte Sua, come se ciò fosse una cosa umiliante e inaccettabile!   

E quante volte, quando un fratello nella fede ci dice qualcosa con l’intento di farci riflettere, o quando un servo di Dio o il nostro pastore ci avverte e ci riprende su qualcosa dove palesemente stiamo sbagliando alla luce della Parola di Dio, invece di ringraziare il Signore, irrigidiamo il collo e magari dentro di noi pensiamo: “Ma guarda questo qui, come si permette di giudicarmi!..”. Nel momento in cui il nostro “io” viene messo a nudo, l’orgoglio viene automaticamente in nostra difesa, ma spetta a noi prendere il controllo per non permettere che questo faccia danni.

 

Eppure, parlando di giudizio, è necessario fare una netta distinzione tra il giudizio umano, spesso permeato di critica e condanna, e il “giudizio” che avviene nel corpo di Cristo che ha lo scopo di riprendere, correggere, incitare al bene per l’edificazione della Chiesa e spronarci nell’amore a proseguire sulla via della giustizia senza lasciarci sedurre dall’orgoglio che ci porta lontano dal progetto di Dio per noi. Siamo tutti responsabili nei confronti del nostro fratello se vediamo che si trova in difficoltà.

 

Chiunque abbia lo Spirito Santo è chiamato ad andare in soccorso a chi, in un particolare momento si sente debole, attaccato, provato. L’unione del corpo in questi casi è fondamentale perché dove manco io, tu preghi per me, e dove manchi tu, io ti sostengo nella preghiera e così si crea una fortezza spirituale che ci protegge dagli attacchi nemici e dalle divisioni. Perché avvenga questo c’è bisogno che ci sia stima, affetto, fiducia tra le parti e qui non è quasi mai difficile per il nemico riuscire a rompere questi legami: basta qualche insinuazione, un malinteso non chiarito, un po’di rancore per cominciare… che poi si trasforma in odio, e il gioco è fatto! Questo, satana lo sa molto bene e perciò cerca in tutti i modi di lavorare nel segreto, di nascosto, attraverso piccoli peccati non palesati che poi, man mano che crescono, isolano l’individuo dal resto del “gregge” per renderlo facile preda delle sue menzogne. Una volta isolati e resi spiritualmente vulnerabili, potremmo essere tentati di procedere per la “nostra strada” decidendo di tagliare fuori dal “nostro” cammino chiunque possa permettersi di “intralciarlo”.

Ci barricheremmo dentro la nostra corazza di orgogliosa autosufficienza con l’illusione che ciò potrà servire a proteggerci da chissà cosa…

Forse, da quella correzione di cui tutti i figli devono avere la loro parte?

 

Quante volte ci dimentichiamo che tutto quello che Dio ci dice è solo perché ci ama… quante volte ci dimentichiamo che stare uniti nella preghiera e fidarci gli uni degli altri come in una famiglia, ci protegge dal “leone ruggente che va attorno cercando chi possa divorare” e quando un amico ci parla con la Parola di Dio è solo perché ci vuole bene e non vuole certo il nostro male! Quello che invece vuole davvero il nostro male, ha la straordinaria capacità di riuscire a farci credere che il bianco sia nero e il nero sia bianco; il male, bene e il bene, male. Satana ci vuole rendere come bastardi…ma ricordiamoci, noi siamo figli! Figli di Dio!

“Figlio mio, non disprezzare la disciplina del Signore, e non ti perdere d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge quelli che egli ama, e punisce tutti coloro che riconosce come figli. Sopportate queste cose per la vostra correzione. Dio vi tratta come figli; infatti, qual è il figlio che il padre non corregga? Ma se siete esclusi da quella correzione di cui tutti hanno avuto la loro parte, allora siete bastardi e non figli” (Ebrei 12:5-8) (si potrebbe leggere anche tutto il paragrafo..!!)

Perciò, da figlio maturo dovrei poter dire: “grazie papà della tua correzione, io ne ho davvero bisogno!”

 

Caino fu immediatamente ripreso da Dio non appena Egli vide che il suo volto era cambiato. Si, perché il Signore non rimane a guardare mentre stiamo per cadere, ma cerca di attrarre il nostro cuore a sé attraverso ogni mezzo possibile, con parole d’amore che ci scrutano nel profondo, ci investigano, ci interrogano, e soprattutto ci avvertono! (ricorda, la Bibbia è tutto questo e molto di più)

 Guarda come e in che ordine Dio risponde all’irritazione di Caino:

“Perché sei irritato?

E perché hai il volto abbattuto?

Se agisci bene, non rialzerai il volto?

Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu dominalo!” (v.6,7)

 

 Dunque qui Dio ci dice che il peccato si può dominare, l’orgoglio si può controllare! E con quest’affermazione di Dio crollano tutte le nostre scuse del tipo “non ci riesco, è qualcosa più forte di me”. Questo è solo un modo “carino” per dire che non si è riusciti ad avere il dominio sul peccato e quindi adesso è lui a comandare nella nostra vita. Ma chi vorrebbe vivere una vita così da schiavi, da perdenti e da sconfitti? Sono certa, nessuno… eppure, per molti sembra la via più facile.

Forse ti trovi ancora in un punto in cui l’orgoglio ti impedisce di alzare il volto, di sorridere a chi ti sta vicino; forse ti impedisce di parlare con chi ti ha ferito o semplicemente di chiarire un malinteso… chiediti: ma perché? Ma davvero ne vale la pena? E per cosa? Tutto questo non ha un reale senso, soprattutto se riesci a guardare alla tua condizione in prospettiva dell’eternità che, vuoi o non vuoi, hai pur da passare da qualche parte...!

 

L’orgoglio ha la straordinaria capacità di privarti della vista che Dio ti aveva dato, perché il suo scopo è quello di accecarti in modo che, portandoti sempre un passo oltre quello che credevi di poter fare, un giorno, quando ti guarderai indietro (fidati, prima o poi avverrà), ti chiederai come sia stato possibile arrivare fino a lì e ti sembrerà impossibile ritrovare la strada di casa. E l’assurdità in tutto questo è che non esiste quasi mai un reale motivo giustificabile anche solo dalla logica umana!

Ma la buona notizia è che, se tu che leggi stai combattendo con l’orgoglio e senti di non riuscire a dominarlo, se senti che sta rovinando i tuoi rapporti e senti l’amarezza del peccato, proprio ora, qui e adesso, nessuno ti impedirà di dare a Gesù questo tuo problema e di riprendere in mano la tua vita e tutto quello che fino ad ora il nemico ti ha rubato, per ridarlo al legittimo proprietario che, attenzione, non è lui, ma neanche tu. La tua vita, da quando hai scelto un giorno di seguire Gesù, ora appartiene a Lui. “non sono più io che vivo ma Cristo in me”dice Paolo… solo se Gesù Cristo è, e continuerà ad essere il nostro “Signore” e quindi capo e sovrano, la nostra vita sarà al sicuro nel Suo Regno. Abbiamo bisogno ogni giorno di decidere di affidarci a Lui perché la vita ci pone continuamente tante, troppe scelte che senza la grazia e il discernimento che Dio ci da, prima o poi ci porterebbero a sbagliare e cadere.

 

Spirito omicida

“Un giorno Caino parlava con suo fratello Abele e, trovandosi nei campi, Caino si avventò contro Abele, suo fratello, e l’uccise” (Gen. 4:8)

 

Abbiamo visto che l’orgoglio è la prima breccia attraverso cui il nostro nemico si fa strada per cominciare la sua opera distruttrice. E l’orgoglio indomato può essere una fonte inesauribile di sentimenti distruttivi quali irritazione, rabbia, risentimento. È vero, chi non ha mai provato tali sentimenti? Siamo tutti umani..! ma il punto non è questo.

La domanda è “cosa decidi di farne?” perché nel momento in cui la tua mente viene attaccata da questi dardi infuocati del maligno, hai due possibilità: indossare lo scudo della fede (insieme all’elmo della salvezza e la spada della spirito), e quindi lasciare che sia Dio a proteggerti mettendoti nell’armatura che Lui ti ha dato in Efesini 6, così che questi dardi cadano a terra e non trovino appiglio nel tuo cuore;

oppure decidere che quest’armatura non fa per te perché troppo pesante da portare e quindi renderti vulnerabile a ogni freccia lasciandoti penetrare la mente e il cuore da tutto quello che satana ti suggerisce. È vero, questa armatura è pesante perché costa, ha un prezzo che va pagato perché per indossarla bisogna rinunciare a “tutto ciò che si innalza orgogliosamente contro la conoscenza di Dio, facendo prigioniero ogni pensiero fino a renderlo ubbidiente a Cristo” (2 Cor. 10: 3-5). Non a caso questi versi sono inseriti in un contesto in cui l’apostolo Paolo parla di combattimento, non con armi carnali ma spirituali.

In ogni caso c’è comunque un prezzo da pagare, pensaci. Meglio pagare consapevolmente e volontariamente un piccolo “prezzo” oggi, o ineluttabilmente e conseguentemente un enorme prezzo eterno domani..?

Se non proteggiamo la nostra mente con l’ubbidienza e la sottomissione a Dio, stiamo lasciando altre brecce aperte per un attacco nemico. “Sottomettetevi dunque a Dio; ma resistete al diavolo , ed egli fuggirà da voi” (Giac. 4:7).

Certo, più facile a dirsi che a farsi. Ma questa è Bibbia, è La Parola di Dio e non possiamo ignorarla, svalutarla, o peggio ancora, comportarci come se non le credessimo affatto...!! e se vogliamo farlo, non aspettiamoci che non ne subiremo le conseguenze. Signore, aiutaci!

 

 

Caino non fu in grado di proteggere la sua mente, di dominare il suo peccato nonostante Dio lo avesse avvertito del pericolo. La Parola di Dio venne sottovalutata. Caino non ne fece alcuna considerazione anzi, ignorò completamente ogni singola parola del Signore lasciandosi trasportare dal suo orgoglio in una condizione di aperta ribellione a Dio.

 

Non avviene forse lo stesso oggi, quando, ignorando la Parola del Signore, continuiamo a perseverare nelle nostre vie malvagie giorno dopo giorno, come se nulla fosse?

Mi domando come sia possibile che ciò avvenga, com’è possibile che così facilmente ci lasciamo ottenebrare la mente fino al punto di non capire in che pericolo ci stiamo cacciando…

Perseverando in questo atteggiamento, non fu così difficile per Caino trasformarsi in un assassino. La Bibbia ci dice che ci mise un attimo ad avventarsi contro il suo fratello ed ucciderlo. Un momento prima ci stava parlando, l’attimo dopo lo aveva ucciso.

Quando si oltrepassano determinati limiti fissati da Dio stesso, si procede il più delle volte inconsapevolmente ma inesorabilmente, passo dopo passo, verso l’apertura di numerose porte attraverso cui facciamo inizialmente “accomodare” il male nella nostra vita, fino a consegnargli il comando. Quindi, se non interveniamo prima che ciò avvenga, più avanti si va, più difficile diventa liberarsene.

Ma in che modo questo spirito può rivendicare il diritto di controllare la vita di un credente?

La Bibbia ci mostra che è l’invidia il canale principale da cui entra lo spirito di Caino. Ce lo spiega Giacomo nella sua epistola e anche Giovanni in tutto il cap. 3 della sua prima lettera:

 

“Da dove derivano le guerre e le contese tra di voi? Non derivano forse dalle passioni che si agitano nelle vostre membra? Voi bramate e non avete; voi uccidete e invidiate e non potete ottenere; voi litigate e fate la guerra; non avete perché non domandate; domandate e non ricevete perché domandate male, per spendere nei vostri piaceri” (Giac. 4:1-3)

Mi sembra molto chiaro che l’omicidio (in senso ovviamente spirituale), è strettamente legato all’invidia. E da cosa nasce l’invidia? Dal continuo paragonarsi agli altri. Pensiamoci.

“… Caino, che era dal maligno, e uccise il proprio fratello. Perché l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie, e quelle di suo fratello erano giuste...” (1Giov.3)

 

Nella Bibbia troviamo diversi esempi che ci dimostrano fino a che punto può arrivare l’uomo quando perde il controllo delle sue azioni lasciandosi prendere dall’invidia. Pensa ai fratelli di Giuseppe, a Saul, o ai religiosi del tempo di Gesù..! Si finisce sempre per uccidere (o tentare di uccidere) qualcuno. L’invidia ha un carattere omicida.

Guardiamo in analisi cosa accadde a Saul… la Bibbia dice che “uno spirito cattivo, permesso dal Signore, lo turbava”. (1 Sam. 16:14). Ma è possibile che anche i credenti vengano oppressi da spiriti malvagi? Ovviamente si, ma solo in determinate condizioni di ribellione e disubbidienza in cui ci si espone automaticamente all’influenza demoniaca e quindi Dio non può impedirlo (ecco perché dice che fu permesso dal Signore).

Saul infatti, dopo aver deliberatamente disubbidito agli ordini di Dio, dopo aver tentato invano attraverso Samuele di riconquistare il favore del Signore senza riuscirvi perché non era realmente pentito, era molto turbato perché non riusciva a trovare pace. Ecco la condizione favorevole per l’attacco nemico. La disubbidienza e la ribellione del cuore tolgono la pace e provocano un senso di profonda inquietudine.

Ma ogni volta che Davide suonava l’arpa, la Bibbia dice che “Saul si calmava, stava meglio e il cattivo spirito andava via da lui” (v. 23).

Quando rispondiamo alle offese con l’”arpa” dell’amore e della mitezza, anche il cuore più duro può placarsi ma se è in corso un attacco demoniaco, il problema si ripresenterà di continuo. Questo accade a Saul fino a che l’oppressione si trasforma in “possessione” proprio nel momento in cui Davide veniva acclamato con danze e canti dopo aver ucciso Golia. La frase “Saul ha ucciso i suoi mille, e Davide i suoi diecimila” irritò parecchio il re Saul, che da quel giorno in poi, guardò Davide di mal occhio. Ecco quel cambiamento nello sguardo indotto dal maligno.“Il giorno dopo, un cattivo spirito permesso da Dio, si impossessò di Saul…” (1 Sam. 18:10).

Possiamo leggere con attenzione tutta la vicenda di Saul e Davide e vedremo che subito dopo, Saul tentò di uccidere Davide scagliandogli contro una lancia con l’intenzione di inchiodarlo al muro.

 

 

Questo è uno dei diversi esempi biblici che dimostra come lo spirito di invidia sia uno spirito omicida che può cominciare la sua rivalsa attraverso un semplice paragonarsi a qualcun altro.

Paragone  => senso di inferiorità e rifiuto => mutamento dello sguardo

=> invidia => spirito omicida.

 

Non mi è difficile immaginare che, Caino, paragonandosi al fratello, cominciò a sentirsi in qualche modo disprezzato da Dio e quindi scartato, messo da parte. Quante volte ci capita di sentirci così? Ma la realtà è che questa è solo la nostra sensazione perché l’unica cosa che Dio rifiuta è il peccato che abita in noi, nel nostro cuore. Egli non ci identifica con il nostro peccato. Dio è amore e il nostro peccato non gli impedisce di amarci così come siamo perchè la Bibbia ci dice che ognuno di noi è unico, prezioso e speciale ai suoi occhi. 

Questo paragonarsi di Caino con Abele, invece di ispirarlo e spronarlo nel cercare di diventare una persona migliore, di ricevere anch’egli il favore di Dio, scatenò una forte invidia verso di lui.

Ma pensiamoci un attimo: ci sarà sempre qualcuno che riuscirà meglio di un altro in qualcosa; e ci sarà sempre qualcuno che addirittura riuscirà ad eccellere in tante aree dove noi potremmo sentirci incapaci o mancanti. È vero, quasi inevitabilmente questo ci porta a metterci a confronto, molti si paragoneranno al fratello, all’amico, al conduttore di chiesa. Ma se il nostro cuore è umile e ben disposto verso Dio, ne potremmo certamente ricevere un esempio da imitare invece di un motivo per invidiare.

In pratica, il modo in cui reagiamo quando veniamo messi a confronto con gli altri (che siano o meno migliori di noi, che possano apparire ciò che in realtà non sono, questo solo Dio lo sa), rivela la vera natura del nostro carattere. Un carattere umile proverà apprezzamento e ammirazione, mentre un carattere orgoglioso proverà gelosia e invidia. Perché dico questo? Perché se noi imparassimo ad esaminare e a studiare noi stessi e il nostro carattere (mettendoci lo stesso impegno che a volte mettiamo per farlo con gli altri), forse con un po’ di buona volontà, riusciremmo in qualche modo ad autodisciplinarci e ad evitare molti dispiaceri a noi stessi e agli altri.

Che ci piaccia o no, l’unico modo che Dio ci ha dato per esercitare il nostro cristianesimo è attraverso l’amore per i fratelli. E se l’amore si trova in noi, in ogni cosa riusciremo a trovarvi del buono, o perlomeno, riusciremo a non pensar male e a non nutrire quei sentimenti negativi che invece trovano spazio in un cuore indurito dall’orgoglio.

 

“Esaminiamo le nostre vie, scrutiamole, e torniamo all’Eterno” (Lam. 3:40)

 

“Figli” dell’invidia

Nel momento in cui cominciamo a nutrire e quindi alimentare l’invidia, questa bestia che crescerà come un cancro, comincerà a produrre odio, maldicenza, calunnia e altre simili bestialità. E sono proprio questi, in pratica, i risultati che portano alla volontà di “uccidere” l’altro perché, fondamentalmente nascono dalla mancanza di amore verso il prossimo.

L’odio è un sentimento di ostilità che spinge a gioire delle disgrazie di qualcuno, a desiderare il suo male, ad operare in modo da arrecargli volontariamente danno. Tale atteggiamento è esattamente contrario al comandamento dell’amore, che è il criterio centrale dell’agire cristiano.

Sicuramente pochi cristiani sarebbero capaci di ammettere che stanno combattendo con sentimenti di odio. È più facile dire “non odio nessuno ma per me quel fratello, quella sorella, non esistono: mi sono completamente indifferenti; non odio nessuno ma ho ricevuto troppo male e non voglio averci niente a che fare”. Bene, Dio non ti dice che devi per forza averci a che fare se non ci sono i presupposti per una sana condivisione di visione e d’intenti (“Due uomini camminano forse insieme se prima non si sono accordati?” Am 3:3) ma ti dice che devi amare e devi anche pregare per loro e questo insegnamento è molto diffuso in tutta la Parola di Dio. Quello che molti cristiani non capiscono è che questo vano tentativo di coprirsi dietro un’affermazione che vorrebbe in qualche modo giustificare un atteggiamento palesemente anticristiano, purtroppo è solo la dimostrazione che l’amore è venuto meno e con esso anche la capacità e la volontà di perdonare, di dimenticare i torti subiti.

Quello che molti cristiani ancora dimenticano, è che in questa vita siamo tutti vittime e siamo tutti carnefici. Tutti subiamo dei torti, tutti li causiamo anche. È una “guerra tra poveri”, una “guerra” tra esseri umani, imperfetti,  fragili, deboli. Ma ciò che ci fa andare avanti senza inciampare nell’odio, è sempre quell”Amore che viene solo da Dio e che ci insegna ad amare come Gesù ha amato immeritatamente noi.

 

Perciò, se vogliamo imparare da questo Amore, mettiamo in pratica la nostra fede. Accanto all’affermazione “non odio nessuno”, dove noi mettiamo tanti se e tanti ma, chiediamo a Dio di metterci un punto, perché tutto il resto non viene da Lui.

 

È vero, negli ultimi tempi “l’amore dei più si raffredderà”, Gesù ci ha avvertito. Ma io mi auguro che ci sforziamo di fare tutto quanto è in nostro potere per non essere nel numero di costoro.

Nessuno ha mai detto che sia facile, ma seguire Gesù non è facile! È un’opera dello Spirito Santo, bisogna arrendersi.

 

Facendo una breve parentesi sulla maldicenza e la calunnia di cui ho accennato sopra:

Quando io sto nutrendo odio verso qualcuno, c’è sempre qualcosa di sottilmente maligno che mi spinge a parlare male di quella persona, non importa se ciò che dico sia vero oppure no. Il desiderio di arrecarle in qualche modo del danno, sembra irrefrenabile… la maldicenza, nella maggior parte dei casi, dilaga in mezzo all’invidia e all’odio che ne nasce, perché il parlare male di qualcuno ha il semplice scopo di volerlo mettere in cattiva luce davanti alla gente che lo conosce e che magari lo reputa una brava persona.

La maldicenza potrebbe avere anche un fondamento di verità basandosi su un fatto reale, ma viene permeata di un giudizio negativo che si arroga la presunzione di giudicare le intenzioni e i sentimenti del cuore, cosa che spetta solo a Dio.

La calunnia invece, va anche oltre perché è un vero e proprio progetto malefico che si studia di creare appositamente delle menzogne che mirano a ledere l’immagine del prossimo. È una vera provocazione che quasi sempre spera in una reazione da parte della “vittima” la quale venendone a conoscenza, è sicuramente tentata ad avanzare e rendere pubbliche le sue difese, ma cadendo in questo tranello, ci si mette a combattere gli spiriti che sono nell’aria con armi umane e non si fa altro che fomentare menzogne, accuse che vengono sempre a ritorcersi contro ogni vano tentativo di chiarimento da parte dell’ “imputato”.

 

Quando ci si ritrova ad essere vittime di tali attacchi contro la propria anima, sicuramente la cosa migliore da fare per non rimanerne “uccisi” è lasciare a Dio la nostra causa. Ci vuole una gran fede. Ma quello che importa è che Lui sa chi noi siamo. Non cadiamo nella trappola del nemico. Il tempo metterà in luce ogni cosa. La nostra pace ha un valore troppo grande perché è costata la vita del nostro amato Gesù.

 

Se invece ci ritroviamo dall’altra parte e ci dilettiamo nelle vesti del maldicente e calunniatore, attenzione! Esaminiamoci sempre, perchè nel momento in cui questi modi di fare entrano a far parte della nostra consueta attitudine, li ritroviamo nella nostra quotidianità. E allora succede che c’è sempre puntualmente una cattiva parola per chiunque e l’asprezza nel parlare comincia a manifestarsi in maniera quasi incontenibile (ma quasi mai apertamente davanti al soggetto interessato, bensì alle spalle). Questo è un segnale certo che abbiamo aperto le porte a quello stesso spirito che invase la vita di Caino e che lo portò a morire lontano dalla presenza di Dio. Si, perché dove regnano queste opere, lo Spirito del Signore non può dimorare, tanto meno regnare! E se Dio non può regnare, il Suo Spirito si ritira perchè Egli è il Re e sul trono di un unico regno non possono sedere due re.  Ed ecco che, diventati noi il nostro re, ci trasformiamo in tanti piccoli Caino, pronti a uccidere in qualsiasi momento il nostro fratello, o chi ci è accanto (e il più delle volte si comincia proprio con coloro che più ci amano, coloro che ci sono più vicino). Diventiamo tanti “assassini” che circolano liberamente, che magari frequentano anche assiduamente la chiesa, ma che, all’origine di tutto, si sono lasciati dietro le spalle la Parola del Signore.  

 

“Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri.

Non come Caino, che era dal maligno, e uccise il proprio fratello. Perché l’uccise? Perché le sue opere erano malvagie e quelle di suo fratello erano giuste.

Non vi meravigliate, fratelli, se il mondo vi odia.

Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita, perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte.

Chiunque odia suo fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida possiede in sé stesso la vita eterna” (1Giov. 3:11-15)

Esaminatevi per vedere se siete nella fede; mettetevi alla prova. Non riconoscete che Cristo è in voi? A meno che l’esito della prova sia negativo. (2Corinzi 13:5)

 

“Esaminiamo le nostre vie, scrutiamole, e torniamo all’Eterno”

(Lam. 3:40)

 

Da cosa mi lascerò vincere?

Umanamente parlando, l’uomo naturale che non ha lo Spirito di Dio, è convinto di ragionare con la propria testa, di prendere decisioni sensate che soddisfano il proprio io e naturalmente non sente il bisogno di soddisfare invece il volere di Dio.

Nello spirituale, conosciamo bene per esperienza che “ora noi abbiamo la mente di Cristo” (1Cor. 2:16) e non sottostiamo più alla mentalità di questo mondo, ma lo spirito Santo con il quale Dio ci ha suggellato e che dimora in noi, ci spinge a bramare di fare la volontà di Dio e di soddisfare il Suo cuore di Padre.

“Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi. Poiché siete stati comprati a caro prezzo. Glorificate dunque Dio nel vostro corpo” (1Cor. 6:19)

Quindi, è la nostra decisione personale e pienamente consapevole di scegliere di annullare noi stessi per essere “schiavi di Cristo” come si definiva l’apostolo Paolo.

Come dei “morti fatti viventi” il Suo Spirito in noi ci “possiede” e ci sottomette all’autorità di Cristo rendendoci capaci di ubbidire alla Sua volontà.

Non apparteniamo più a noi stessi, al nostro io, all’orgoglio, ai nostri vizi, ma neanche ai nostri diritti, alla nostra giustizia umana. Gesù ci ha acquistati col suo sangue e ha preso su di sé tutti i nostri pesi e peccati. Noi siamo in dovere di lasciarli a Lui. Non abbiamo il diritto di riprenderceli perché nel momento in cui lo facciamo è come se dicessimo “io voglio appartenere a me stesso, mi riprendo tutto indietro” e ci poniamo sotto il giogo del peccato. “Chi commette il peccato è schiavo del peccato” (Giov. 8:34)

 

L’unico peso che dobbiamo portare è quello di Gesù: “ Prendete su di voi il mio giogo e imparate da me, perché io sono mansueto e umile di cuore; e voi troverete riposo alle anime vostre;” (Matteo 11:29)

Significa prendere la croce, rinunciare a noi stessi ogni giorno per vivere pienamente in Lui e avere il vero riposo della nostra anima.

Soffriremo? Si.

Saremo delusi? Certo.

Non saremo capiti? Succederà anche questo.

“Infatti è meglio che soffriate per aver fatto il bene, se tale è la volontà di Dio, che per aver fatto il male” (1 Pietro 3:17)

Tutto questo è successo già al nostro Maestro e se siamo degni discepoli, con ogni probabilità succederà anche a noi, ma è un prezzo che dobbiamo essere disposti a pagare e non dobbiamo essere spaventati da ciò.

Quello che dovrebbe forse spaventarci è scoprire, ad oggi, che stiamo soffrendo perché nella nostra vita abbiamo sbagliato molto nelle nostre scelte, nelle relazioni con gli altri, nella chiesa con i fratelli, e non siamo stati capaci di recepire la voce di Dio mentre ci avvertiva, ci istruiva e ci riprendeva per il nostro bene.

Questo significa che Dio ci sta offrendo ancora un’altra opportunità. Ancora un’occasione per riguardare alla nostra vita e fare un’ “inversione di marcia” per ricominciare nel modo giusto. Ancora oggi è possibile. Finché la pazienza di Dio attenderà, finché siamo in vita, non sarà mai troppo tardi qualunque cosa possiamo aver fatto…  Il nostro Dio non si stanca di perdonare! (Neemia 9:17 Isaia 55:7) 

 

In qualunque modo noi sceglieremo di vivere, vivremo comunque da schiavi.

Si, perché “ognuno è schiavo di ciò che lo ha vinto” dice Pietro nella sua lettera (2 Pietro 2:19) quindi, o siamo schiavi di Cristo e viviamo per Lui, o saremo schiavi del mondo e quindi del peccato e di conseguenza vivremo per esso. Quindi domandiamoci: “da cosa mi lascio vincere?” la risposta la troveremo se siamo sinceri con noi stessi, guardando alla nostra vita, alle nostre relazioni, alle nostre scelte, e a tutte le motivazioni che ci spingono a fare quello che facciamo. Qualcuno ha detto che noi siamo degli esseri spirituali che abitano un corpo ed è vero. Noi, esseri spirituali, attraverso le nostre membra possiamo metterci al servizio dell’iniquità se ci lasciamo vincere da essa, oppure al servizio della giustizia servendo Dio se ci lasciamo vincere dalla Croce di Cristo. Non ci sono compromessi, niente vie di mezzo, niente sconti. O tutto o niente.

 

 Parlando alla chiesa dei romani, Paolo ricorda loro che quando erano schiavi del peccato, al servizio del peccato, l’unico frutto che allora avevano era la morte. Si, perché la fine di tutte queste cose è la morte eterna, la separazione eterna da Dio in un inferno di rimpianti e rimorsi.

Il frutto della salvezza in Cristo, invece, è una vita piena qui sulla terra, la pace e la gioia del Signore, la libertà da ogni spirito di questo mondo e la pienezza della presenza di Dio che ci fa godere già fin da ora un piccolo assaggio di quello che sarà in cielo per sempre.

   

 

 

“… poiché, come già prestaste le vostre membra al servizio dell’iniquità per commettere l’iniquità, così ora prestate le vostre membra al servizio della giustizia per la santificazione. Perché quando eravate schiavi eravate liberi riguardo alla giustizia. Quale frutto avevate allora?di queste cose ora vi vergognate, poiché la loro fine è la morte.

 

 

 

Ma ora, liberati dal peccato e fatti servi di Dio, avete per frutto la vostra santificazione e per fine la vita eterna; perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rom. 6:22,23)

 

 

 

…Alla fine di questa breve lettura, qualcosa potrebbe cambiare nel tuo modo di vedere le cose. Forse avvertirai una Voce che ti sta ancora una volta  parlando.

Quale sarà la tua risposta…?

 

 

 

 

 

 

 

“Perché sei irritato?

E perché hai il volto abbattuto?

Se agisci bene, non rialzerai il volto?

Ma se agisci male, il peccato sta spiandoti alla

porta, e i suoi desideri sono rivolti contro di te; ma tu DOMINALO!” (v.6,7)