c. In relazione all'Anticristo

Lo spirito dell'Anticristo è già nel mondo (I Giovanni 4:3; I Giovanni 2:18; I Giovanni 2:22), ma vi è un Anticristo finale, cioè un uomo animato dallo spirito dell'Anticristo, che deve ancora venire (II Tessalonicesi 2:3). Negli ultimi giorni egli apparirà sulla scena del mondo (Apocalisse 13:1) e regnerà sopra un impero romano risuscitato, conquistando un dominio mondiale. L'Anticristo acquisterà una grande potenza politica (Daniele 7:8,25), commerciale (Daniele 8:25; Apocalisse 13:16,17) e religiosa (Apocalisse 17:1-15); sarà l'anti-Dio e l'anti-Cristo e perseguiterà tutti i credenti, nel tentativo di distruggere completamente il cristianesimo (Daniele 7:25; Daniele 8:24; Apocalisse 13:7-15). Sapendo che l'uomo ha bisogno di avere una religione, egli ne stabilirà una basata sulla divinità dell'uomo e sulla supremazia dello Stato. Come personificazione dello Stato, pretenderà l'adorazione ed eleggerà un sacerdozio per l'esercizio di questo culto (II Tessalonicesi 2:9,10; Apocalisse 13:12-15).

L'Anticristo spingerà fino all'estremo la dottrina della supremazia dello Stato, la quale insegna che il governo è la potenza suprema alla quale ogni cosa, compresa la coscienza umana, deve essere subordinata; non vi è una potenza o una legge superiore a quella dello Stato, pertanto Dio e la Sua legge devono essere aboliti e lo Stato deve essere adorato.

Il primo tentativo di stabilire il culto dello Stato è riportato in Daniele 3 e 4. Nebucadnetsar era fiero del grande impero che aveva edificato: «Non è questa la gran Babilonia che io ho edificata?» (Daniele 4:30). Era così abbagliato dalla capacità umana e dalla potenza politica, che lo Stato divenne come un dio ai suoi occhi. Quale mezzo migliore vi poteva essere per far risaltare la sua gloria davanti agli uomini, che quello di comandare che il suo simbolo fosse venerato? Pertanto egli rizzò una grande statua d'oro e comandò a tutti di inchinarsi davanti ad essa, pena la morte. L'immagine non rappresentava nessuna deità locale, ma lo Stato stesso. Il rifiuto di adorarla era considerato ateismo e tradimento.

Nell'istituire questa nuova devozione, è come se Nebucadnetsar avesse detto al popolo: «Chi vi dà le belle città, le belle strade ed i giardini magnifici? Lo Stato! Chi vi procura nutrimento e lavoro, chi fabbrica le vostre scuole e sovviene ai vostri templi? Lo Stato! Non è dunque lo Stato una grande potenza, anzi, un dio? Infatti, di quale altro dio più grande potete aver bisogno all'infuori del vostro governo? Inchinatevi davanti al simbolo della grande Babilonia!». Se Dio non lo avesse abbassato nel suo empio orgoglio (Daniele 4:28-37), Nebucadnetsar avrebbe potuto pretendere il culto come capo dello Stato.

Come i tre giovani ebrei (Daniele 3) furono perseguitati per aver rifiutato di inchinarsi davanti alla statua di Nebucadnetsar, così i cristiani dei primi secoli soffrirono a causa del loro rifiuto di rendere onori divini all'immagine di Cesare. Nell'Impero Romano erano tollerate tutte le religioni, ma a condizione che l'immagine di Cesare fosse venerata come il simbolo dello Stato. I cristiani furono perseguitati non tanto perché riconoscevano il Signore Gesù Cristo, ma perché si rifiutarono di adorare Cesare e di dire: «Cesare è Dio». Essi non volevano adorare lo Stato come dio.

La Rivoluzione francese ci offre un altro esempio di questa politica. Dio fu rigettato e fu inventato un dio o una dea chiamata «la Patrie» (lo Stato). Uno dei capi rivoluzionari disse: «Lo Stato è supremo in tutte le cose. Quando lo Stato ha parlato, la Chiesa non ha più nulla da dire». La fedeltà verso lo Stato fu elevata a religione, la legislatura decretò l'erezione di altari in tutti i villaggi, sui quali dovevano essere incise le parole: «Il cittadino nasce, vive e muore per la Patria». Venne preparato un rituale per il battesimo civile, il matrimonio civile e il funerale civile. La religione dello Stato aveva i suoi inni e le sue preghiere, i suoi digiuni e le sue feste.

Il Nuovo Testamento considera il governo umano come divinamente ordinato per il mantenimento dell'ordine e della giustizia, per cui il cristiano deve fedeltà allo Stato cui appartiene. Sia la Chiesa sia lo Stato hanno la loro parte nel programma di Dio, ognuno in ordine alla sua sfera d'azione: Dio deve ricevere ciò che è di Dio e Cesare deve ricevere ciò che è di Cesare.

Molto spesso però Cesare ha preteso ciò che è di Dio, con il risultato che la Chiesa si è trovata, suo malgrado, in conflitto con i regimi.

Le Scritture profetizzano che questo conflitto un giorno raggiungerà il suo culmine.

L'ultima civiltà sarà anti-Dio; l'Anticristo, suo capo, il dittatore del mondo, imporrà che la legge dello stato mondiale sia al di sopra di qualsiasi altra legge e pretenderà l'adorazione. Ma le stesse Scritture, che ci preannunciano questo avvenimento, ci assicurano anche che Dio trionferà e che sulle rovine dell'impero mondiale anticristiano Egli stabilirà un governo nel quale sarà sovrano: il Regno di Dio (Daniele 2:34,35,44; Apocalisse 11:15).