a. Luce e bellezza (Apocalisse 21:23; Apocalisse 22:5).

Neanche il più elevato dei linguaggi umani può dipingere le realtà della vita a venire. Nei capitoli 21 e 22 dell'Apocalisse, lo Spirito Santo usa un linguaggio che ci aiuta a farci un piccolo concetto delle bellezze del mondo che deve venire.

Una talpa che scava la sua tana nella terra, non può immaginare la vita dell'aquila che si libra sulle ali al di sopra delle vette delle montagne. Se fosse esistito un minatore che fosse nato, fosse vissuto, avesse lavorato e fosse morto a 300 metri di profondità sotto la superficie della terra, sarebbe rimasto sbalordito alla descrizione degli alberi verdi, dei fiori del prato, dei ruscelli che scorrono, dei frutteti, dei picchi delle montagne e del cielo stellato; egli non avrebbe potuto immaginare quel che gli sarebbe stato descritto, perché i suoi occhi non lo hanno visto, i suoi orecchi non lo hanno udito e non sarebbe stato quindi possibile alla sua mente concepirlo.