I. LA MORTE

 

La morte è la separazione dell'anima dal corpo e l'introduzione dell'uomo nel mondo invisibile. Viene definita come: il sonno (Giovanni 11:11; Deuteronomio 31:16); il dissolvimento del nostro terrestre albergo (II Corinzi 5:1); la deposizione di questo tabernacolo (II Pietro 1:14); Dio che ridomanda l'anima (Luca 12:20); andare per la via dalla quale non vi è ritorno (Giobbe 16:22); essere raccolti al proprio popolo (Genesi 49:33); scendere nel silenzio (Salmo 115:17); rendere lo spirito (Atti 5:10); ritornare alla polvere (Genesi 3:19); essere recisi (Giobbe 14:2); dipartita (Filippesi 1:23).

La morte è il primo effetto esteriore e visibile, o manifestazione, del peccato; sarà l'ultimo effetto del peccato dal quale saremo salvati (Romani 5:12; I Corinzi 15:26). Il Salvatore ha abolito la morte ed ha portato la vita e l'immortalità («incorruttibilità») per mezzo dell'Evangelo (II Timoteo 1:10). La parola «abolire» significa annullare. La morte viene annullata come sentenza di condanna e la vita viene offerta a tutti. Frattanto, per quanto la morte continui ad esistere, essa diventa la porta della vita per coloro che accettano Cristo.

In qual modo la dottrina dell'immortalità è connessa con la morte? Vi sono due termini nella Bibbia, «immortalità» e «incorruttibilità», entrambi usati con riferimento alla risurrezione del corpo (I Corinzi 15:53,54). Immortalità significa «non soggetto alla morte» e, nelle Scritture, è applicata al corpo e non all'anima (per quanto l'immortalità dell'anima sia implicita). Tuttavia i fedeli sono anche loro mortali, perché il loro corpo è soggetto alla morte; ma essi dopo la risurrezione ed il rapimento conseguiranno l'incorruttibilità, cioè avranno dei corpi glorificati, non soggetti alla morte.

Anche gli empi hanno una risurrezione; questo però non significa che hanno l'immortalità. La loro è una condizione di morte, perché è la separazione da Dio. Essi hanno un'esistenza, ma non la comunione con Dio e la glorificazione del corpo, che sono quelle cose che costituiscono la vera immortalità; essi esistono coscientemente in una condizione di assoggettamento alla morte. La loro non è la «risurrezione di vita», ma la «risurrezione di condanna» (Giovanni 5:29).

Se l'«immortalità» nelle Scritture è applicabile al corpo, quale ragione vi è di parlare dell'immortalità dell' anima? Sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento la morte è la separazione dell'anima dal corpo; il corpo muore e va alla polvere, l'anima e lo spirito continuano ad esistere coscientemente. Pertanto l'uomo è mortale, essendo il corpo soggetto alla morte, però l'anima sua è immortale, perché sopravvive alla morte del corpo.

Qual è la differenza tra l'immortalità e la vita eterna? L'immortalità è futura (Romani 2:7; I Corinzi 15:53,54) e si riferisce alla glorificazione dei nostri corpi mortali quando saranno risuscitati; la vita eterna riguarda principalmente la vita dell'uomo, quella vita che egli possiede già al presente e che non viene alterata dalla morte del corpo.

La vita eterna raggiungerà la perfezione al ritorno di Cristo e sarà vissuta in un corpo glorificato, non più soggetto alla morte. Tutti i cristiani, morti e viventi, hanno già la vita eterna, ma non possederanno l'immortalità fino alla risurrezione.