b. La prova pratica

I Corinzi erano spirituali, nel senso che essi mostravano grande interesse per i doni spirituali (I Corinzi 12:1; I Corinzi 14:12). Ma mentre si gloriavano della potenza che ricevevano dallo Spirito Santo, sembravano mancare della Sua potenza santificatrice. Essi favorivano le fazioni, la chiesa tollerava un caso di indicibile immoralità, i fratelli si citavano a vicenda davanti ai tribunali, alcuni ritornavano a vivere come i pagani, altri avevano partecipato alla Santa Cena in stato di ubriachezza.

Possiamo essere certi che l'apostolo non giudicò troppo severamente questi convertiti, in considerazione del vile abisso del paganesimo dal quale recentemente erano stati riscossi e delle tentazioni dalle quali erano circondati. Tuttavia egli sentiva di dover imprimere in loro la verità che, per quanto importanti potessero essere i doni spirituali, il carattere e la dirittura cristiani dovevano essere il fine supremo dei loro sforzi. Dopo averli incoraggiati: «desiderate ardentemente i doni maggiori» (l Corinzi 12:31), aggiunge: «Ed ora vi mostrerò una via, ...per eccellenza»; quindi prosegue con il suo sublime discorso sull'amore divino, corona del carattere cristiano.

Ma proprio qui dobbiamo stare attenti a distinguere le cose che differiscono fra loro. Quelli che sono contrari al parlare in lingue (i quali, tra l'altro, in questo non sono fedeli alle Scritture; I Corinzi 14:39) sostengono che i cristiani farebbero meglio a procacciare l'amore, che è il dono supremo. Costoro fanno confusione. L'amore non è un dono, ma il frutto dello Spirito. Il frutto dello Spirito è lo sviluppo progressivo della vita di Cristo, innestata all'atto della rigenerazione; invece i doni possono essere dati istantaneamente, a qualunque credente ripieno dello Spirito, a qualunque punto della sua esperienza cristiana. Il primo rappresenta la potenza santificatrice dello Spirito, mentre i secondi comportano la Sua potenza vivificatrice.

Ciò nonostante, non si sbaglierà mai insistendo sulla superiorità del carattere cristiano. Per quanto possa apparire strano, è un fatto provato dall'esperienza che delle persone piuttosto difettose in santità realizzano la manifestazione di doni. Bisogna però tener presente i fatti seguenti:

1. Il battesimo nello Spirito Santo non rende immediatamente perfetti il rivestimento della potenza è una cosa, la maturità delle grazie cristiane è un'altra. Sia la nuova nascita, sia il battesimo nello Spirito Santo sono doni della grazia di Dio e rivelano la Sua grazia verso di noi, ma rimane la necessità di una santificazione personale che viene soddisfatta attraverso l'opera dello Spirito Santo, la quale sviluppa la grazia di Dio dentro di noi.

2. L'esercizio dei doni non ha una potenza santificatrice. Balaam esperimentò il dono di profezia mentre nell'intimo del suo cuore voleva tradire il popolo di Dio per denaro.

3. Paolo dice chiaramente che si possono avere dei doni senza possedere l'amore.

Colui che esercita i doni senza possedere l'amore può incorrere in serie conseguenze. Primo, egli sarà un costante sasso di intoppo per coloro che conoscono il suo vero carattere; secondo, i doni non gli daranno alcun profitto. Non vi sono manifestazioni spirituali, né zelo nel ministerio, né evidenza di risultati, che possano supplire alla mancanza di santità personale (Ebrei 12:14).