3. Presenza

Vedi Giovanni 14:17; Romani 8:9; I Corinzi 6:19; II Timoteo 1:14; I Giovanni 2:27; Colossesi 1:27; I Giovanni 3:24; Apocalisse 3:20.

Dio, necessariamente, è sempre presente ovunque; in Lui tutti gli uomini vivono, si muovono e sono. Ma «presenza» vuol dire che Egli è presente in un modo nuovo, che Egli instaura e mantiene una relazione personale con l'individuo.

Questa unione con Dio viene prodotta in realtà dalla presenza della Trinità, come si rileva da un esame dei versi sopraindicati; tuttavia, poiché è speciale ministerio dello Spirito Santo essere presente nel cuore degli uomini, questa esperienza viene comunemente conosciuta come la presenza dello Spirito Santo. Molti studiosi evangelici credono che Dio infuse in Adamo non solo la vita fisica e mentale, ma anche la presenza dello Spirito, che Adamo poi perdette, a causa del peccato, non solo per sé ma anche per i suoi discendenti. Questa assenza dello Spirito ha lasciato l'uomo nell'oscurità spirituale e nella debolezza. Per mezzo della ragione, l'uomo «naturale», senza Dio, non può conoscere le cose dello Spirito di Dio (I Corinzi 2:14); in relazione alla volontà, non può essere soggetto alla legge di Dio (Romani 8:7); in relazione all'adorazione, egli non può chiamare Gesù: Signore (I Corinzi 12:3); per quanto riguarda la pratica, non può essere gradito a Dio (Romani 8:8); per quanto riguarda il carattere, non può portare frutti spirituali (Giovanni 15:4); in relazione alla fede, non può ricevere lo Spirito della verità (Giovanni 14:17). Tutto questo è dovuto all'assenza dello Spirito Santo, un'assenza che lascia l'uomo nella morte spirituale.

Mediante la fede e il ravvedimento l'uomo torna a Dio ed è rigenerato da Lui. La rigenerazione per lo Spirito implica un'unione con Dio e con Cristo (I Corinzi 6:17) che viene conosciuta come la dimora dello Spirito nell'uomo (I Corinzi 6:19). Questa dimora dello Spirito, o possesso dello Spirito da parte dell'uomo, è il segno del cristiano nel Nuovo Testamento: «Or voi non siete nella carne ma nello spirito; se pur lo Spirito di Dio abita in voi; ma se uno non ha lo Spirito di Cristo, egli non è di lui» (Romani 8:9; cfr. Giuda 1:19).

Il Dott. Smeaton scrive:

Dobbiamo restare saldi sul sicuro fondamento delle Scritture, le quali ci assicurano non solo che i doni dello Spirito vengono sparsi nel cuore dei credenti, ma ci assicurano anche che lo Spirito Santo personalmente, il Quale aveva lasciato il cuore dell'uomo in rovina poiché non era più il Suo tempio, ritorna a prendere la propria dimora nel redento. Egli occupa il cuore purificato con una presenza personale, nascosta e permanente che le nostre limitate facoltà, in questo nostro stato transitorio, non ci permettono di misurare e di comprendere. È sufficiente però che il fatto ci sia chiaramente spiegato nelle Scritture, anche se siamo incapaci di afferrarlo e di spiegarlo a noi stessi ed agli altri.

Una delle definizioni più comprensibili del cristiano è quella che lo definisce un uomo nel quale dimora lo Spirito Santo. Il suo corpo è un tempio dello Spirito Santo e in virtù di questa esperienza egli è santificato, come il Tabernacolo fu consacrato dalla presenza di Yahwê(h). Egli viene quindi chiamato «santo» e diviene suo dovere custodire la santità del tempio, che è il suo corpo (cfr. I Corinzi 6:19 e Romani 12:1).