b. Gli oratori di Dio Il profeta può essere definito come un oratore di Dio, uno che riceveva i messaggi da Dio e li trasmetteva al popolo. Egli era cosciente della potenza divina che, più o meno frequentemente, scendeva su di lui e gli consentiva di proferire messaggi che non erano stati concepiti dalla sua mente; questa caratteristica lo distingueva dai falsi profeti (Ezechiele 13:2). La parola «profeta» indica l'ispirazione, perché deriva da una parola che significa «scaturire»; questo testimonia della torrenziale eruzione di eloquenza che spesso scaturiva dalle labbra del profeta (cfr. Giovanni 7:38). 1. L'espressione usata per descrivere il modo con il quale i profeti ricevevano l'ispirazione richiama alla mente il pensiero della subitaneità e del soprannaturale. Riferendosi all'origine della loro potenza, i profeti dicevano che Dio spandeva lo Spirito, dava lo Spirito, metteva su loro dentro di loro il Suo Spirito. Riferendosi alla varietà dei modi in cui Egli esercitava la Sua influenza su loro, dichiaravano che lo Spirito era su di loro, rimaneva su di loro, si impossessava di loro. Per indicare l'influenza esercitata su di loro, essi dicevano che erano ripieni dello Spirito di Dio, mossi dallo Spirito, sollevati dallo Spirito e che lo Spirito parlava attraverso di loro. 2. Quando il profeta profetizzava era, a volte, in una condizione spirituale conosciuta come ispirazione, ossia una forma più elevata della vecchia espressione «sotto la potenza»; è uno stato nel quale si è sollevati al di sopra della ordinaria coscienza, nel regno dello spirito, il regno della profezia. Ezechiele disse: «La mano del Signore, dell'Eterno, (la potenza del Signore, dell'Eterno) cadde quivi su me... e lo spirito mi sollevò fra terra e cielo, e mi trasportò in visioni divine a Gerusalemme» (Ezechiele 8:1-3). È probabile che Isaia fosse in tale condizione quando vide la gloria di Yahwê(h) (Isaia 6). Giovanni l'apostolo dice che egli fu «rapito in Ispirito nel giorno di Domenica» (Apocalisse 1:10; cfr. Atti 22:17). Le espressioni usate per descrivere l'ispirazione dei profeti sono simili a quelle che descrivono, nel Nuovo Testamento, l'esperienza del battesimo nello Spirito Santo (vedi gli Atti). Sembra che, in quest'ultima esperienza, lo Spirito entrasse in contatto così diretto con lo spirito umano che la persona veniva portata in condizione di proferire parole profetiche, senza perdere però coscienza di sé. 3. Non sempre i profeti profetizzavano in condizioni uguali a quelle sopra descritte; l'espressione: «La parola del Signore venne» implica che la rivelazione veniva anche per una soprannaturale illuminazione della mente. Il messaggio divino può essere ricevuto e dato in entrambi i modi. 4. Il profeta non esercitava il dono a sua discrezione, la profezia non veniva «dalla volontà dell'uomo» (II Pietro 1:21). Geremia disse che egli non sapeva che il popolo aveva fatto delle congiure contro di lui (Geremia 11:19). I profeti non hanno mai supposto, né gli Israeliti lo credevano, che la potenza della profezia potesse essere posseduta da qualcuno come un dono costante ed ininterrotto, da usare a volontà. Essi comprendevano che lo Spirito era un agente personale e che, quindi, l'ispirazione veniva dalla sovrana volontà di Dio. I profeti però potevano mettersi in un'attitudine di ricettività verso lo Spirito (II Re 3:15) e, nei tempi di crisi, potevano chiedere a Dio di guidarli. |