a. La fede nel Riscatto Immaginiamo che vi fossero dei Giudei presenti (il che avveniva frequentemente) mentre Paolo esponeva la dottrina della purificazione per fede; possiamo pensare che dicessero: «Questa è un'eresia molto pericolosa. Se si dice al popolo che devono credere solo in Gesù e non devono far niente per procurarsi la salvezza, perché essa è una grazia di Dio, condurranno una vita dissoluta; penseranno che non ha importanza ciò che fanno, purché credano. La vostra dottrina di fede promuove il peccato. Se la giustificazione è solo per grazia, senza le opere, perché abbandonare il peccato? Non è meglio continuare a peccare per ottenere maggior grazia?». Infatti i nemici di Paolo lo accusavano di predicare una simile dottrina (Romani 3:8; Romani 6:1). Egli, indignato, ripudia tale perversione: «Tolga ciò Iddio. Come potremmo noi, che siamo morti al peccato, vivere in esso?». Per l'uomo realmente giustificato è impossibile continuare a vivere nel peccato, a causa della sua unione con Cristo in vita ed in morte (cfr. Matteo 6:24). In virtù della sua fede in Cristo, l'individuo che è stato salvato ha fatto un'esperienza che comporta una così netta separazione dal peccato, tanto da essere definito come morto al peccato, ed una trasformazione radicale, che viene indicata come una risurrezione. Questa esperienza è simboleggiata dal battesimo nell'acqua. L'immersione del convertito testimonia che, a causa della sua unione con il Cristo crocifisso, egli è morto al peccato; il sorgere dall'acqua significa che, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così anche noi dobbiamo camminare in novità di vita (cfr. Romani 6:4). Cristo è morto per il peccato affinché noi pure potessimo morire a peccato. «Poiché colui che è morto, è affrancato dal peccato» (Romani 6:7). La morte cancella tutti gli obblighi e spezza tutti i legami: attraverso l'unione con Cristo, il cristiano è morto alla vecchia vita ed i legami del peccato sono stati spezzati. Come la morte pone fine ai legami dello schiavo, così la morte del credente alla vecchia vita lo libera dai legami del peccato. Per continuare l'illustrazione: la legge non ha giurisdizione su di un morto, qualunque crimine un uomo possa aver commesso, quando è morto non può essere raggiunto dalla giustizia umana. Così la legge di Mosè, anche se viene spesso violata dal convertito, non può punirlo, perché in virtù della sua esperienza con Cristo egli è «morto» (Romani. 7:1-4; II Corinzi 5:14). «Sapendo che Cristo, essendo risuscitato dai morti, non muore più: la morte non lo signoreggia più. Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il suo vivere è un vivere a Dio. Così anche voi fate conto d'esser morti al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù» (Romani 6:9-11). La morte di Cristo pose fine a quello stato terreno nel quale Egli ebbe contatto con il peccato, ed ora Egli conduce una vita di ininterrotta comunione con Dio. I cristiani, sebbene siano nel mondo, possono partecipare alla sua esperienza, perché sono uniti a Lui. Come? «Così anche voi fate conto d'esser morti al peccato ma viventi a Dio, in Cristo Gesù» (Romani 6:11). Che cosa significa ciò? Dio ha detto che per la nostra fede in Cristo noi siamo morti al peccato e viventi alla giustizia. Resta dunque una cosa da fare: credere a Dio e reputarci morti al peccato. Dio ha detto che quando Cristo morì, noi morimmo al peccato e quando Cristo risuscitò, noi risuscitammo per vivere una vita nuova. Dobbiamo continuare a reputare questi fatti come assolutamente veri; allora, quando noi li reputiamo tali, essi divengono potenti nella nostra vita, perché diveniamo ciò che crediamo di poter essere, per la grazia di Dio. È stata rilevata una distinzione importante, quella tra le promesse ed i fatti della Bibbia. Gesù disse: «Se dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, domandate quel che volete e vi sarà fatto» (Giovanni 15:7). Questa è una promessa perché si riferisce al futuro, è qualche cosa che si deve fare. Ma quando Paolo dice: «Cristo morì per i nostri peccati, secondo le Scritture», egli afferma qualcosa che è stato fatto. Vedi anche l'affermazione di Pietro: «Mediante le cui lividure siete stati sanati». Ancora. Paolo dichiara che «il nostro vecchio uomo è crocifisso»; egli afferma un fatto, qualche cosa che è già stato compiuto. Siamo disposti a credere ciò che Dio dichiara come fatti che ci concernono? Perché la fede è la mano che accetta quel che Dio offre liberamente. |