c. Purificazione. Il significato principale di santo è quello di «separazione per un servizio»; esso comporta, però, anche l'idea della purificazione. Il carattere di Yahwê(h) si rifletteva su tutto ciò che Gli era dedicato. Di qui la necessità che gli uomini che Gli venivano dedicati fossero partecipi della Sua natura. Le cose a Lui dedicate dovevano essere pure, la purezza è una condizione della santità stessa, la quale è, prima di tutto, separazione e dedicazione. Quando Yahwê(h) sceglieva e separava una persona o un oggetto per il Suo servizio, Egli faceva qualcosa che rendeva la persona o l'oggetto santi; gli oggetti inanimati venivano consacrati ungendoli d'olio (Esodo 40:9-11); la nazione israelita venne santificata con il sangue del patto (Esodo 24:8; cfr. Ebrei 10:29); i sacerdoti furono santificati dal rappresentante di Yahwê(h), Mosè, il quale li lavò con acqua, li unse con olio e li cosperse con il sangue della consacrazione (leggere Levitico 8). Come i sacrifici dell'Antico Testamento erano figura dell'unico sacrificio, quello di Cristo, così i vari lavamenti ed unzioni del sistema mosaico erano figura della vera santificazione, resa possibile per l'opera di Cristo. Come Israele fu santificato per il sangue del patto, «anche Gesù, per santificare il popolo col proprio sangue, soffrì fuor della porta» (Ebrei 13:12). Yahwê(h) santificò i figliuoli di Aronne, per il sacerdozio, attraverso la mediazione di Mosè e per mezzo dell'acqua, dell'olio e del sangue. Dio Padre (I Tessalonicesi 5:23) santifica i credenti per il sacerdozio spirituale (I Pietro 2:5; Ebrei 2:11), attraverso la mediazione del Figliuolo (I Corinzi 1:2,30), per mezzo della Parola (Giovanni 17:17; Giovanni 15:3; Efesini 5:26), del sangue (Ebrei 10:29; Ebrei 13:12) e dello Spirito (Romani 15:16; I Corinzi 6:11; I Pietro 1:2). |