4. La base per la Giustificazione: la giustizia di Cristo Come può Dio trattare il peccatore come un giusto? Donandogli la giustizia. Ma è giusto dare il titolo di «buono» e «giusto» ad uno che non l'ha meritato? Il Signore Gesù Cristo lo ha guadagnato per conto del peccatore, che viene dichiarato giusto «attraverso la redenzione che è in Cristo Gesù». Redenzione significa liberazione completa in seguito al pagamento di un prezzo. Cristo ci ha guadagnato la giustizia con la Sua morte espiatrice: «Il quale Iddio ha prestabilito come propiziazione mediante la fede nel sangue d'esso» (Romani 3:25). La propiziazione è l'atto che assicura il favore di Dio a chi non lo merita; Cristo è morto per salvarci dalla giusta ira di Dio e per assicurarci il favore del Padre. La morte e la risurrezione di Cristo rappresentano il mezzo oggettivo per la salvezza dell'uomo; la giustificazione è il modo con il quale i benefici della morte di Cristo, ai fini della salvezza, sono messi a disposizione dell'individuo; la fede è il mezzo attraverso il quale il peccatore si impadronisce di quei benefici. Consideriamo la necessità della giustizia. Come il corpo ha bisogno dei vestiti, così l'anima ha bisogno di giustizia. Come è necessario presentarsi davanti al mondo vestiti, così l'uomo deve apparire davanti a Dio vestito della veste di giustizia (cfr. Apocalisse 19:8; Apocalisse 3:4; Apocalisse 7:13,14). Ma la veste del peccatore è contaminata e cenciosa (Zaccaria 3:1-4); se egli dovesse vestirsi della sua propria bontà e dei suoi meriti e dovesse fare assegnamento sulle sue buone azioni, sarebbe come vestirsi di «panni lordati» (Isaia 64:6). L'unica speranza dell'uomo è quella di avere accreditata una giustizia accettevole a Dio: la «giustizia di Dio». Poiché l'uomo manca per natura di questa giustizia, gli deve essere provveduta ed ascritta. Questa giustizia è stata acquistata dalla morte vicaria di Cristo per noi (Isaia 53:5,11; II Corinzi 5:21; Romani 4:6; Romani 5:18,19). La morte di Cristo fu un perfetto atto di giustizia, perché soddisfece la legge di Dio; fu anche un perfetto atto di ubbidienza. Tutto questo è stato fatto per conto nostro e messo a nostro credito. «Dio ci accetta come giusti davanti a Sé solo per la giustizia di Cristo a noi ascritta», dice una definizione dottrinale. L'atto per il quale Dio mette a nostro conto questa giustizia è quell'atto per cui si addebitano, o si accreditano, ad una persona le conseguenze di un'azione compiuta da un'altra; ad esempio, le conseguenze del peccato di Adamo sono state addebitate ai suoi discendenti. Le conseguenze del peccato dell'uomo sono state addebitate a Cristo, mentre le conseguenze dell'ubbidienza di Cristo sono state accreditate al credente. Egli ha indossato il nostro vestimento di peccato, affinché noi potessimo indossare la Sua veste di giustizia; «ci è stato fatto giustizia» (I Corinzi 1:30) ed è divenuto «il Signore nostra giustizia» (Geremia 23:6). Cristo ha espiato la nostra colpa, ha soddisfatto la legge, attraverso l'ubbidienza e la sofferenza, ed è divenuto il nostro sostituto; se siamo uniti a Lui per la fede, la Sua morte diviene la nostra morte, la Sua giustizia la nostra giustizia, la Sua ubbidienza la nostra ubbidienza. Pertanto, Dio ci accetta non per qualcosa di tanto imperfetto come le opere (Romani 3:28; Galati 2:16) o i meriti che siano in noi, ma per la perfetta e sufficiente giustizia di Cristo messa a nostro conto. Per amo re di Cristo, Dio tratta il colpevole, quand'egli è penitente e credente come se fosse giusto, riconoscendogli i meriti di Cristo come suoi. Nella mente della persona riflessiva possono sorgere le seguenti domande: poiché la giustificazione che salva è qualche cosa di esteriore. in quanto concerne la posizione del peccatore, e quindi vi è un cambiamento nella posizione dinanzi a Dio, alterando la propria posizione cosa avviene nella condotta? La giustizia, che viene accreditata. viene anche infusa? Nella giustificazione Cristo è per noi, ma è Egli anche con noi? D'altra parte, l'imputazione della giustizia non disonora Dio, se non è seguita dal perdurare della giustizia nel credente? La risposta è che la fede giustificante è un atto iniziale della vita cristiana; quest'atto iniziale, quando la fede è vivente, è seguito da un cambiamento interiore, conosciuto come rigenerazione. La fede unisce il credente al Cristo vivente e il risultato di questa unione con l'Autore della vita è un cambiamento del cuore: «Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie son passate: ecco, son di ventate nuove» (II Corinzi 5:17). La giustizia viene accreditata nella giustificazione ed infusa nella rigenerazione. Il Cristo che è per noi diviene il Cristo in noi. La fede per la quale l'individuo è realmente giustificato deve di necessità, essere una fede vivente, ed una fede vivente produce una vita retta; è una «fede operante per mezzo dell'amore» (Galati 5:6) Inoltre rivestendo la giustizia di Cristo, il credente è chiamato a vivere una vita conforme a tale carattere. «Il lino fino son le opere giuste dei santi» (Apocalisse 19:8); la vera salvezza richiede una vita di santità pratica. Che cosa penseremmo di una persona che indossasse sempre dei vestiti candidi, ma non si lavasse mai? Il meno che si potrebbe dire, sarebbe che è incoerente. Non meno incoerente è la persona che proclama di avere la giustizia di Cristo e vive in modo indegno. Coloro che vestono la giustizia devono aver cura di purificarsi, com'Egli è puro (I Giovanni 3:3). |