3. La fonte della Giustificazione: la Grazia

Grazia, prima di tutto, significa favore, benevola disposizione della mente di Dio: è il «favore di Dio non meritato dall'uomo». Come tale, la grazia non può mai creare un debito. Ciò che Dio dà, lo dà come dono; non possiamo compensarLo o pagarLo. La salvezza viene sempre presentata come un dono, un dono immeritato ed impagabile, un puro beneficio di Dio (Romani 6:23). Il servizio cristiano, pertanto, non è il pagamento della grazia di Dio; il servizio è il modo con il quale il cristiano esprime la sua devozione ed il suo amore verso Dio: «Noi amiamo, perché Egli ci ha amati per primo».

La grazia è il mezzo con il quale Dio si appressa al peccatore, indipendentemente dai meriti o demeriti di quest'ultimo. L.S. Chafer a questo proposito dichiara:

La grazia non è né il trattare una persona come merita, né il trattarla meglio di come merita, è un trattamento benevolo senza alcun riferimento ai suoi meriti. La grazia è amore infinito che si esprime in infinita bontà.

Si deve evitare un concetto errato: grazia non significa che il peccatore viene perdonato perché Dio ha un cuore così grande, da rimettere il castigo o da mettere da parte il giusto giudizio. Quale Dominatore perfetto dell'universo, Dio non può trattare il peccato alla leggera, perché ciò adombrerebbe la Sua perfetta santità e la Sua giustizia. La grazia di Dio verso il peccatore è manifestata nel fatto che Egli stesso, attraverso l'espiazione di Cristo, ha scontato l'intera pena comportata dal peccato; pertanto Egli può giustamente perdonare il peccato senza riguardo ai meriti o demeriti del peccatore. I peccatori vengono perdonati non perché Dio benevolmente perdona i loro peccati, ma perché vi è redenzione mediante il sangue di Cristo (Romani 3:24; Efesini 1:6). I predicatori liberali hanno deviato da questa verità; essi hanno pensato che Dio perdoni i peccati per la Sua benevolenza, mentre, in realtà, il perdono del peccato è strettamente basato sulla giustizia (I Giovanni 1:9). La grazia di Dio è rivelata dal fatto che Egli ha provveduto un riscatto, attraverso il quale poter giustificare i peccatori e nel contempo, soddisfare la Sua legge santa ed immutabile.

La grazia è indipendente dalle opere e dall'attività umana. Quando un individuo è sotto la legge, non può essere sotto la grazia; quando è sotto la grazia, non può essere sotto la legge. L'individuo è «sotto la legge» quando tenta di procurarsi la salvezza o la santificazione come una ricompensa per il compimento di buone opere e l'osservanza di cerimonie; è «sotto la grazia» quando si assicura la salvezza confidando nell'opera compiuta da Dio per lui, anziché nelle opere che egli ha compiuto per il Signore. Le due sfere si escludono a vicenda (Galati 5:4). La legge dice: «Paga tutto»; la grazia dice: «Tutto è pagato». La legge è un'opera da fare; la grazia è un'opera fatta. La legge controlla le azioni; la grazia cambia la natura. La legge condanna; la grazia giustifica. Sotto la legge, l'individuo è un servo che lavora per un salario; sotto la grazia, è un figliuolo che gode un'eredità.

Nell'uomo è radicato il concetto che egli debba fare qualche cosa per rendersi degno della salvezza. Ai tempi della Chiesa primitiva certi dottori giudei, convertiti al cristianesimo, insegnavano che i convertiti erano salvati per la fede e, insieme, per l'osservanza della legge di Mosè. Fra i pagani, e in certi rami della Chiesa cristiana, questo errore ha preso la forma dell'auto-punizione, del compimento di riti, del fare pellegrinaggi e dare elemosine. L'idea che detta questi sforzi è la seguente: Dio non è benigno, l'uomo non è giusto, pertanto l'uomo deve rendersi giusto per far divenire Dio benigno. Questo era l'errore commesso da Lutero quando, attraverso la dolorosa mortificazione di se stesso, cercava di operare la propria salvezza. «Quando diverrete pii al punto di avere un Dio benigno?», esclamò una volta. Ma alla fine scoprì la verità che è alla base dell'Evangelo: Dio è benigno e vuol rendere l'uomo giusto. La grazia di un Padre amoroso, rivelata nella morte espiatrice di Cristo, è un elemento del Cristianesimo che lo differenzia da tutte le altre religioni.

La salvezza è l'imputazione della giustizia di Dio, non è l'imperfetta giustizia dell'uomo. La salvezza è la riconciliazione divina, non un regolamento umano. La salvezza è la cancellazione di tutti i peccati, non il cessare di alcuni peccati. La salvezza è l'essere liberati e l'essere morti alla legge, non è dilettarsi nella legge o nell'osservare la legge. La salvezza è rigenerazione divina, non una riforma umana. La salvezza è l'essere accettevoli a Dio, non il divenire eccezionalmente buoni. La salvezza è completezza in Cristo, non sufficienza di carattere. La salvezza è sempre e solo di Dio, mai dell'uomo (Lewis Sperry Chafer).

Qualche volta la parola «grazia» viene usata per indicare l'azione dell'influenza divina (Efesini 4:7) all'interno dell'uomo e l'effetto di tale influenza (Atti 4:33; Atti 11:23; Giacomo 4:6; II Corinzi 12:9). I vari momenti di questa azione sono stati classificati nel modo seguente: grazia preventiva (letteralmente «che viene prima»); è l'influenza divina che precede la conversione dell'individuo, che eccita i suoi sforzi per ritornare a Dio; è l'effetto del favore di Dio, che attira gli uomini (Giovanni 6:44) e contende per vincere i disubbidienti (Atti 7:51). Qualche volta viene chiamata grazia efficace, perché è efficace nel produrre la conversione, se non viene contrastata (Giovanni 5:40; Atti 7:51; Atti 13:46). Grazia positiva: mette gli uomini in condizione di resistere alla tentazione e fare il loro dovere. Grazia abituale: è l'effetto della dimora dello Spirito, che si esprime in una vita caratterizzata dal frutto dello Spirito (Galati 5:22,23).