d. Redenzione La parola «redimere», tanto nell'Antico che nel Nuovo Testamento, significa: ricomprare pagando un prezzo; liberare dalla schiavitù con il pagamento di un prezzo; comprare e prendere da un mercato. Il Signore Gesù è un Redentore e l'opera Sua espiatoria viene definita «la redenzione» (Matteo 20:28; Apocalisse 5:9; Apocalisse 14:3,4; Galati 3:13; Galati 4:5; Tito 2:14; I Pietro 1:18). La descrizione più interessante della redenzione la troviamo nella legge dell'Antico Testamento relativa al redentore-parente prossimo (Levitico 25:47-49). Secondo questa legge, colui che aveva venduto la sua proprietà e si era venduto come schiavo, a causa dei debiti, poteva riguadagnare tanto la sua proprietà che la sua libertà in qualunque momento, a condizione che venisse redento da qualcuno che fosse in possesso delle seguenti qualifiche: primo, doveva essere suo parente; secondo, doveva essere disposto a redimerlo, o ricomprarlo; terzo, doveva disporre della somma necessaria. Il Signor Gesù Cristo possedeva queste tre qualifiche: Egli divenne nostro parente, prendendo la nostra natura; fu disposto a rinunciare a tutto per redimerci (II Corinzi 8:9): essendo divino, poteva pagare il prezzo col Suo prezioso sangue. L'evento della redenzione ci ricorda che la salvezza è costata assai cara e, pertanto, non va presa alla leggera. Ad alcuni dei Corinzi, che conducevano una vita non conforme alla loro chiamata, Paolo rivolge questa ammonizione: «E non sapete voi... che non appartenete a voi stessi? Perché foste comprati a prezzo; glorificate dunque Dio nel vostro corpo» (I Corinzi 6:19,20). Gesù una volta disse: «E che giova egli all'uomo se guadagna tutto. il mondo e perde l'anima sua? E infatti, che darebbe l'uomo in cambio dell'anima sua?» (Marco 8:36,37). Con queste parole, Egli voleva dire che l'anima, o vita reale, dell'uomo può essere perduta o rovinata e, una volta perduta, non vi può essere compenso per essa, poiché non vi sono mezzi per ricomprarla. I ricchi possono vantarsi e confidarsi nelle loro ricchezze, ma la loro potenza è limitata; infatti il Salmista dice (Salmo 49:7,9): «Nessuno però può in alcun modo redimere il fratello né dare a Dio il prezzo del riscatto d'esso (perché la redenzione dell'anima sua è preziosa). Non può farsi ch'ei continui a vivere in perpetuo e non vegga la fossa». Ma, allora, che cosa si doveva fare per gli uomini, i quali perdono l'anima loro vivendo nel peccato e non possono essere redenti con mezzi umani? Il Figliuolo dell'uomo è venuto nel mondo «per dar la vita sua come prezzo di riscatto (o redenzione) per molti» (Matteo 20:28). Lo scopo supremo per il quale Egli è venuto nel mondo è stato quello di deporre la Sua vita quale prezzo di riscatto, affinché gli uomini potessero avere vita eterna. La vita di molti, già prigioniera, viene liberata perché Cristo ha donato la Sua vita. Pietro dice ai suoi lettori che essi sono stati «riscattati dal vano modo di vivere (letteralmente: condotta) tramandatovi dai padri» (I Pietro 1:18). La parola «vano» significa vuoto, non soddisfacente. La vita, prima che venga toccata dalla grazia di Cristo, è futile e vana; è un brancolare, un andar a tastoni dietro a qualche cosa che non si può trovare, e in questo brancolare, nonostante tutti gli sforzi, non si viene mai a contatto con qualcosa di concreto, non si ottiene mai un frutto che possa soddisfare. Parlando della morte di Cristo molti chiedono: «Qual è lo scopo di tutto questo?». Cristo ci ha redenti dai legami del peccato. Quando la potenza della morte espiatoria di Cristo entra in un uomo, questo non è più insoddisfatto, non è più imprigionato dalle abitudini peccaminose o schiavizzato dalle tradizioni. Le azioni del cristiano scaturiscono da una vita nuova, che è stata realizzata dalla potenza della morte di Cristo. La morte di Cristo, essendo una morte per il peccato, libera e crea nuovamente l'anima. |