Perché impiegare del tempo e dello spazio per descrivere i sacrifici dell'Antico Testamento? Per la semplice ragione che nella parola «sacrificio» abbiamo la chiave per comprendere il significato della morte di Cristo. Sono state coniate molte teorie moderne per spiegare quella morte, ma qualunque spiegazione che trascuri l'elemento espiatorio non è scritturale. Infatti non vi è nulla di più marcato, nel Nuovo Testamento, dell'uso di termini relativi al sacrificio per spiegare la morte di Cristo: definirLo «l'Agnello di Dio», dire che il Suo sangue purifica a da ogni peccato e ci acquista la redenzione, insegnare che Egli morì per i nostri peccati equivale a dire che la morte di Gesù fu un reale sacrificio per il peccato.

Poiché la morte di Gesù viene descritta con il linguaggio dei sacrifici dell'Antico Testamento, la conoscenza dei termini relativi ai sacrifici stessi aiuta grandemente nella sua comprensione. Infatti i sacrifici, oltre ad essere l'aspetto centrale del culto degli Israeliti, erano segni. o «figure», profetici che additavano il sacrificio perfetto; conseguentemente, una chiara comprensione della «figura» porterà ad una migliore conoscenza di Colui che è stato sacrificato. Questi sacrifici non solo profetizzavano Cristo e la Sua opera, ma servivano anche a preparare il popolo di Dio per introdurlo nella più alta dispensazione, alla venuta del Messia. Quando i primi predicatori dichiararono che Gesù era l'Agnello di Dio il cui sangue aveva ottenuto la redenzione dai peccati, non ebbero bisogno di spiegare questi termini ai loro connazionali, ai quali questi concetti erano familiari.

Noi, però, che viviamo a distanza di migliaia di anni da questi eventi e che non conosciamo i riti veterotestamentari, dobbiamo, per così dire, ricorrere al sillabario usato dagli Israeliti per comprendere appieno il grande messaggio: redenzione attraverso il sacrificio espiatorio. Tale è lo scopo di questo capitolo sull'origine, storia, natura ed efficacia del sacrificio dell'Antico Testamento.