2. La natura del sacrificio L'istituzione divina del sacrificio, molto probabilmente, spiega perché questa pratica sia stata in uso in tutti i secoli ed in tutti i paesi Anche se pervertiti rispetto al modello originale, i sacrifici pagani sono basati su due idee fondamentali: culto e riscatto. 1. L'uomo riconosce di essere sotto la potestà di una divinità che ha certi diritti sopra lui. Come riconoscimento di questi diritti e come segno del proprio arrendimento, egli offre un dono o un sacrificio. 2. Frequentemente, però, essendo conscio che il peccato ha alterato la sua comunione con la divinità, l'uomo riconosce istintivamente che lo stesso dio che lo ha creato ha il diritto di distruggerlo, se quella comunione non viene ripristinata. Era una delle più profonde e ferme convinzioni dell'antichità che l'uccisione di una vittima e lo spargimento del suo sangue avrebbero allontanato l'ira di Dio ed avrebbero assicurato il Suo favore. Come mai era presente questa verità biblica in culture pagane? La risposta è nell'affermazione di Paolo, il quale dice che vi fu un tempo in cui essi «conoscevano Dio» (Romani 1:21). Come l'uomo caduto porta i segni della sua origine divina, così anche i sacrifici pagani recano segni di una originaria rivelazione divina. Dopo la confusione delle lingue (Genesi 11:1-9), i discendenti di Noè si sparsero ovunque portando con sé la vera conoscenza di Dio; infatti non abbiamo notizia di idolatria in quell'epoca. Ciò che avvenne nel volgere degli anni ci viene detto brevemente in Romani 1:19-32. Le nazioni abbandonarono la pura adorazione di Dio e, subito, perdettero di vista la Sua gloriosa Deità. Il risultato fu la cecità spirituale: invece di vedere Dio attraverso i corpi celesti, adorarono quei corpi come divinità; invece di vedere il Creatore attraverso gli alberi e gli animali, adorarono quelli come dèi; invece di riconoscere che l'uomo era stato fatto all'immagine di Dio, cominciarono a fare un dio all'immagine dell'uomo. Così la cecità spirituale li condusse all'idolatria. L'idolatria non fu una questione puramente intellettuale, giacché l'adorazione della natura, che è alla base della maggior parte delle religioni pagane, portò l'uomo a legittimare e mitizzare le sue concupiscenze, con il risultato di una totale corruzione morale. Nonostante questa perversione, il culto pagano ha in sé dei vaghi segni, che indicano che vi è stato un tempo nel quale c'è stata una migliore conoscenza. Dietro le idolatrie dell'Egitto, dell'India e della Cina si scopre la fede in un solo vero dio, lo spirito eterno che ha fatto tutte le cose. Quando le tenebre spirituali coprirono tutte le nazioni, come la corruzione morale aveva coperto il mondo antidiluviano, Dio instaurò un nuovo rapporto con Abrahamo, come aveva precedentemente fatto con Noè. Il piano di Dio era quello di fare di Abrahamo l'antenato di una nazione che avrebbe dovuto ridonare al mondo la luce della conoscenza e della gloria di Dio. Sul Monte Sinai, gli Israeliti furono separati dalle nazioni per essere una «nazione santa» e, per indirizzarli sulla via della santità, il Signore diede loro un codice di leggi che avrebbe governato la loro vita morale, nazionale e religiosa. Fra queste vi era la legge del sacrificio (Levitico 1-7), che insegnava alla nazione il modo con il quale Dio doveva essere avvicinato ed adorato. La nazione osservava un culto, Dio ristabilì il vero culto. I sacrifici mosaici erano dei mezzi attraverso i quali gli israeliti adempivano quello che è il primo obbligo dell'uomo verso il suo Fattore, cioè l'adorazione. Essi venivano offerti con lo scopo di ottenere la comunione con Dio e rimuovere tutti gli ostacoli che si frapponevano per pervenire a tale comunione. Ad esempio, se l'israelita peccava ed alterava così la sua relazione con Dio, portava un'offerta per il peccato, il sacrificio del riscatto. Se aveva fatto torto al suo prossimo, portava un'offerta per la colpa, il sacrificio della riparazione (Levitico 6:1-7). Poi, essendosi messo in regola con Dio e con l'uomo e desiderando riconsacrarsi, offriva un'offerta per il fuoco, il sacrificio dell'adorazione (Levitico 1). Egli era ormai pronto per godere una felice comunione con Dio, che lo aveva perdonato ed accettato, e quindi presentava una offerta di pace, il sacrificio di azioni di grazie (Levitico 3). Lo scopo di questi sacrifici cruenti è adempiuto in Cristo, il Sacrificio Perfetto. La Sua morte viene definita una morte per il peccato, come un portare il peccato (II Corinzi 5:21): Dio fece dell'anima Sua un'offerta per la colpa, per il peccato (tale è il significato letterale di Isaia 53:10). Egli pagò il debito che noi non avremmo potuto pagare e cancellò il passato che noi non avremmo potuto annullare. Egli è la nostra offerta per il fuoco, perché la Sua morte è stata definita come un atto di perfetta offerta di Sé (Ebrei 9:14; Efesini 5:2). Egli è la nostra offerta di pace, perché Egli stesso ha descritto la Sua morte come un mezzo per partecipare (aver comunione con) la vita divina (Giovanni 6:53-56; cfr. Levitico 7:15-20). |