c. Il giudizio sull'uomo

Era già stato assegnato il lavoro all'uomo (Genesi 2:15); il castigo doveva consistere nella sua fatica, nelle delusioni e nella molestia che spesso accompagnano il lavoro stesso. Questo avviene specialmente nell'agricoltura, perché è stata sempre uno degli impieghi umani più necessari. In un modo misterioso, la terra e la creazione in generale hanno condiviso la maledizione e la caduta del loro signore (l'uomo), ma esse sono destinate ad avere parte alla sua redenzione. Questo è il pensiero espresso in Romani 8:19-23. In Isaia 11:1-9 e Isaia 65:17-25 abbiamo alcuni dei versetti che predicono la rimozione della maledizione dalla terra durante il millennio. Oltre alla maledizione fisica che si è abbattuta sulla terra, è anche vero che la volontà umana e il peccato umano hanno aggravato ancor più la situazione e rese più dure e difficili le condizioni di lavoro dell'uomo.

Questa è la condanna della morte: «Perché sei polvere, e in polvere ritornerai». L'uomo era stato creato per non morire fisicamente, ed egli avrebbe potuto vivere indefinitamente se avesse preservato la sua innocenza e avesse continuato a mangiare dell'albero della vita. Anche se egli può tornare ad avere comunione con Dio e vincere così la morte spirituale, attraverso il ravvedimento e la preghiera, deve sempre tornare al suo Creatore per la via della tomba. Poiché la morte fa parte della punizione del peccato, la completa salvezza deve includere la risurrezione del corpo (I Corinzi 15:54-57). Vi saranno però alcuni, come Enoc, che avranno il privilegio di sfuggire alla morte fisica (Genesi 5:24; I Corinzi 15:51).