1. Parentela con Dio

La relazione delle creature viventi con Dio consiste nell'ubbidire ciecamente agli istinti messi in loro dal Creatore, mentre la vita che anima l'uomo è una vera proiezione della personalità di Dio. È vero che l'uomo ha un corpo fatto dalla polvere della terra, ma Dio soffiò nelle sue narici l'alito della vita (Genesi 2:7), mettendolo così in condizioni di conoscere, amare e servire Lui. Grazie a questa immagine divina, tutti gli uomini sono, per creazione, figli di Dio; ma poiché tale immagine è stata guastata dal peccato, l'uomo deve essere "rigenerato"; deve nascere di nuovo (Efesini 4:24) e potere così essere veramente figliuolo di Dio, per mezzo della redenzione in Cristo Gesù.

Uno studioso della lingua greca ha fatto rilevare che una delle parole greche che significano «uomo» (anthropos) è una combinazione di parole che significano, letteralmente, «colui che guarda su». L'uomo è una creatura che prega e, anche nella vita della più abietta creatura umana, viene il tempo nel quale essa grida a quella Potenza superiore che lo sovrasta, perché l'aiuti. L'uomo può non comprendere la grandezza della sua dignità e divenire, in questo modo, simile alle bestie che periscono (Salmo 49:20); ma non è una bestia. Anche nella sua degradazione egli testimonia delle sue più nobili origini, perché una bestia non può degradarsi. Ad esempio, nessuno penserebbe di raccomandarsi ad una tigre dicendo: «Sii una tigre!». Essa è sempre stata e sempre sarà una tigre. Ma l'appello: «Sii uomo» ha un significato reale per colui che si è degradato. Per quanto possa essere caduto in basso, egli avrebbe potuto evitarlo.