2. Lo spirito umano

In ogni corpo abita uno spirito dato da Dio in forma individuale (Numeri 16:22; Numeri 27:16). Questo spirito è stato fatto dal Creatore ed è suscettibile di rinnovamento e di sviluppo (Salmo 51:10). Esso è il centro e la fonte della vita umana; l'anima possiede, usa questa vita e l'esprime attraverso il corpo. Nel principio Dio alitò lo spirito della vita in un corpo inanimato e l'uomo «divenne un'anima vivente». Pertanto L'anima è lo spirito incorporato, o uno spirito umano che agisce attraverso un corpo, la combinazione dei quali fa dell'uomo «un'anima». L'anima sopravvive alla morte perché è fortificata dallo spirito, ma pure, l'anima e lo spirito sono inseparabili perché lo spirito è intessuto nella stessa essenza dell'anima. Essi sono fusi ed uniti in una sola sostanza.

Lo spirito è quello che differenzia l'uomo da tutte le altre cose create. Esso contiene la vita umana e l'intelligenza (Proverbi 20:27; Giobbe 32:8) come distinta dalla vita animale. Gli animali hanno un'anima (Genesi 1:20, in originale), ma non uno spirito (Ecclesiaste 3:21 sembra si riferisca al principio della vita, sia negli uomini che nelle bestie; in questo verso Salomone scrisse una domanda che aveva formulato quando si era allontanato da Dio). Pertanto, a differenza dell'uomo, gli animali non possono conoscere le cose di Dio (I Corinzi 2:11; I Corinzi 14:2; Efesini 1:17; Efesini 4:23) e non possono entrare in una relazione personale e responsabile con Lui (Giovanni 4:24). Lo spirito dell'uomo, quando è abitato dallo Spirito di Dio (Romani 8:16), diviene un centro di adorazione (Giovanni 4:23,24), di preghiera, di canto, di benedizione (I Corinzi 14:15) e di servizio (Romani 1:9; Filippesi 1:27).

Dal momento che rappresenta la natura più elevata dell'uomo, lo spirito è connesso con le qualità del carattere dell'uomo e ciò che ha il predominio sullo spirito diventa un attributo del carattere umano. Ad esempio, se uno si lascia padroneggiare dall'orgoglio, ha uno «spirito altero» (Proverbi 16:18). Secondo le relative influenze che lo controllano, l'uomo può avere uno «spirito perverso» (Isaia 19:14), uno «spirito inasprito» (Salmo 106:33), uno «spirito collerico» (Proverbi 14:29), uno «spirito conturbato» (Genesi 41:8), uno «spirito umile e contrito» (Isaia 57:15; Matteo 5:3). Può essere sotto lo spirito di servitù (Romani 8:15) o spinto da uno spirito di gelosia (Numeri 5:14). Egli deve, quindi, guardare il suo spirito (Malachia 2:15), controllare il suo spirito (Proverbi 16:32), col ravvedimento ottenere uno spirito nuovo (Ezechiele 18:31) e confidare in Dio perché cambi il suo spirito (Ezechiele 11:19).

Quando le passioni malefiche hanno il sopravvento ed una persona manifesta uno spirito perverso, significa che la vita dell'anima (la vita dell'«io» o vita naturale) ha detronizzato lo spirito. Lo spirito ha combattuto ed ha perso, l'uomo è preda dei suoi sensi e dei suoi appetiti naturali: è «carnale». Lo spirito non ha più la prevalenza e la sua impotenza viene definita come uno stato di morte. Di qui il bisogno di uno spirito nuovo (Ezechiele 18:51; Salmo 51:10); solo Colui che in origine ha soffiato, nel corpo dell'uomo, l'alito della vita, può soffiare nell'anima dell'uomo una nuova vita spirituale o, in altre parole, rigenerarlo (Giovanni 3:8; Giovanni 20:22; Colossesi 3:10). Quando questo avviene, lo spirito dell'uomo ha la prevalenza ed egli diviene «spirituale». Pure lo spirito non può vivere da solo, ma deve cercare continuo rinnovamento dallo Spirito di Dio.