1. Creazione o evoluzione?

La Bibbia insegna chiaramente la dottrina della creazione ordinata di Dio, il che significa che Dio ha fatto ogni creatura «secondo la sua specie»: Egli creò le varie specie e poi le lasciò sviluppare e progredire secondo le leggi da Lui stesso stabilite. La distinzione tra l'uomo e le creature inferiori è implicita nell'affermazione che «Dio creò l'uomo a sua immagine» (Genesi 1:27).

La teoria dell'evoluzione si oppone alla creazione ordinata per specie, perché essa insegna che tutte le forme di vita si svilupparono da una sola forma e che le specie più elevate si svilupparono da quelle inferiori; cosicché, ad esempio, ciò che una volta era una lumaca è divenuto un pesce, ciò che una volta era un pesce è divenuto un rettile, ciò che era un rettile è divenuto un uccello e, per farla breve, ciò che era una scimmia è divenuto un essere umano. La teoria è la seguente: nel passato più remoto apparvero la materia e l'energia, come e quando la scienza non lo sa. Tra la materia e l'energia apparve una cellula di vita, da dove nessuno lo sa. In questa cellula vi era una scintilla di vita: da questa cellula originale hanno avuto origine tutte le cose viventi, dai vegetali all'uomo, il cui sviluppo è stato controllato dalle leggi inerenti. Queste leggi, unite alle condizioni circostanti, spiegano le varie specie venute in essere e che ora esistono, l'uomo compreso. Cosicché, secondo questa teoria, vi è stata una graduale e continua ascesa dalle forme più basse di vita alle più alte, fino a raggiungere l'uomo.

Che cos'è una specie? Una classe di piante o di animali che hanno delle caratteristiche in comune e che possono riprodursi all'infinito senza cambiare tali caratteristiche. Una specie può produrre una varietà, cioè una o più piante o animali che possiedono una spiccata particolarità, non comune alla specie in generale; ma anche nella varietà le caratteristiche essenziali rimangono quelle della specie. Ad esempio, si può produrre uno speciale cavallo da corsa, con uno speciale allevamento; ma esso rimane sempre un cavallo. Quando viene prodotta una varietà e questa viene perpetuata attraverso molte generazioni, abbiamo una razza. Così, nella specie canina, vi sono molte razze che differiscono considerevolmente l'una dall'altra, ma in ognuna di esse restano sempre delle caratteristiche che le distinguono come appartenenti alla famiglia canina. Ora, quando leggiamo che Dio ha fatto ogni creatura secondo la sua specie, significa che Dio le ha fatte incapaci di formare varietà di altra specie e che Egli ha fatto ogni specie distinta e separata, ha messo tra queste come una barriera; cosicché, ad esempio, un cavallo non si svilupperà mai in modo da produrre una razza di creature che non si possano più chiamare cavalli.

Qual è la prova attraverso la quale si possono distinguere le specie? Questa: se gli animali possono riprodurre una feconda progenie, essi sono della stessa specie; altrimenti, no. Ad esempio, i cavalli e gli asini sono di specie diversa, perché, sebbene incrociandosi essi generino il mulo, il mulo non può generare un altro mulo e produrre così la specie dei muli. Questo fatto si oppone alla teoria dell'evoluzione, perché mostra chiaramente che Dio ha messo una barriera ad impedire che una specie si sviluppi in un'altra.

La scienza è stata definita come «la conoscenza sperimentata». L'evoluzione è un fatto provato scientificamente? La teoria dell'evoluzione che meglio è stata formulata è quella di Darwin; ma potremmo citare i nomi di molti illustri scienziati, i quali hanno dichiarato che la teoria di Darwin è stata scartata perché non ha superato la prova. Il Dott. Coppens scrive:

Sebbene gli scienziati lavorino da molti anni esplorando terre e mari, esaminando i residui fossili di innumerevoli specie di piante e di animali e impiegando tutto il genio inventivo dell'uomo per ottenere, e perpetuare, nuove varietà e razze, non hanno mai potuto mostrare una sola prova decisiva dell'avvenuta trasformazione di specie. Gli animali sono oggi come quelli rappresentati sulle piramidi, come quelli mummificati nelle tombe d'Egitto e come erano prima che lasciassero le loro forme fossili nelle rocce. Molte specie si sono estinte, se ne sono trovate altre delle quali non sono stati trovati esemplari molto antichi; ma non può essere provato che una specie si sia evoluta in un'altra.

Vi è un vuoto incolmabile tra il bruto e l'uomo, tra la forma più elevata degli animali e la forma più bassa della vita umana. Non esistono animali che usino strumenti, che facciano il fuoco, che impieghino un linguaggio articolato e che abbiano la capacità di conoscere le cose spirituali, mentre tutte queste cose sono presenti nella forma più bassa della vita umana. La scimmia più intelligente è solo un animale; l'essere più degradato dell'umanità è sempre un essere umano.

Gli evoluzionisti hanno immaginato, e posto come ipotesi, che è esistito un essere attraverso il quale sarebbe passata la scimmia prima di pervenire allo stadio umano. Questo è «l'anello mancante», che è stato chiamato Pithecanthropus Erectus. Le prove? Qualche anno fa vennero scoperte nell'Isola di Giava poche ossa: due denti, un osso del femore e un pezzo di cranio. Con l'aggiunta di gesso hanno ricostruito l'anello che unisce l'uomo alla creazione più bassa. Altri «anelli» sono stati costruiti in modo simile. Ma il Dott. Etheridge, esperto del Museo Britannico, disse:

In tutto questo grande museo non vi è un solo frammento di prova della trasmutazione della specie, mentre è pieno di prove della completa falsità di quest'opinione.

Nathan G. Moore ha scritto ciò che può essere chiamato «l'esame legale» della teoria dell'evoluzione. Il suo libro è basato sull'esame degli argomenti trattati in alcune delle ultime opere scritte in appoggio a questa teoria e, poiché egli svolge una professione che per se stessa educa ed abitua alla legge della prova e della verifica, l'avvocatura, la sua testimonianza è di grande valore pratico. Il suo scopo è quello di «collezionare i fatti e sottometterli al giudizio del lettore, per stabilire: primo, se essi provano chiaramente l'ipotesi (supposizione della possibilità di una cosa) che l'uomo si sia sviluppato e non sia stato creato; secondo, se esiste una legge o un complesso di leggi che possa spiegare i fatti su un terreno naturale». Dopo un esame dettagliato dei fatti, questo avvocato giunge alla seguente conclusione:

La teoria dell'evoluzionismo non spiega e non aiuta a spiegare l'origine dell'uomo, né aiuta a provare che egli sia derivato da una forma più bassa anche fisicamente. Nemmeno accenna ad un metodo per il quale egli acquisì, o possa aver acquisito, quelle qualità elevate che lo distinguono dalle altre forme di vita.

Un altro avvocato, Philip Mauro, riassume così le prove presentate dai promulgatori della teoria dell'evoluzione:

Immaginate un imputato in tribunale sul quale gravi il peso delle prove. Egli insiste che le affermazioni della sua dichiarazione sono vere e domanda un verdetto a suo favore; ma non ha prove per sostenere la sua dichiarazione e tutte le prove presentate al tribunale sono contro di lui. Tuttavia egli domanda che sia ugualmente pronunciato il giudizio a suo favore, in base alle supposizioni: 1) che una moltitudine di prove che una volta esistevano («anelli mancanti» ecc.) sono state distrutte senza lasciare traccia; 2) che se quelle prove potessero essere ora prodotte, risulterebbero a suo favore! Tale è la triste condizione nella quale si trova la teoria dell'evoluzione.

Gli evoluzionisti cercano di unire l'uomo agli animali, ma Gesù Cristo è venuto nel mondo per unire l'uomo a Dio. Egli prese su di Sé la nostra natura per glorificarla in un destino eterno. A tutti quelli che Lo ricevono, Egli dà il diritto di diventar figliuoli di Dio (Giovanni 1:12) e coloro che partecipano alla Sua vita divina diventano membri di una nuova e più elevata razza: quella dei figliuoli di Dio. Questa nuova razza («uomo nuovo» Efesini 2:15) però, non è venuta dall'evoluzione della natura umana in quella divina, ma per l'ingresso divino nella natura umana. A coloro che sono divenuti «partecipi della natura divina» (II Pietro 1:4), l'Apostolo Giovanni dice: «Diletti, ora siam figliuoli di Dio» (I Giovanni 3:2).