c. L'argomento della natura umana

L'uomo ha una natura morale, la sua vita è regolata dalla concezione di ciò che è buono e di ciò che è cattivo. «Due cose riempiono di stupore l'anima mia», dichiarò Kant, il grande filosofo tedesco, «i cieli stellati al di sopra di me e la legge morale dentro di me». L'uomo sa che vi è un retto sentiero da seguire ed uno errato da evitare: questa conoscenza si chiama «coscienza». Quando fa del bene la coscienza lo approva, quando fa il male la coscienza lo condanna. La coscienza, venga obbedita o no, parla autorevolmente; anche quando è fuorviata ed ignorante, parla con autorità e fa sentire all'uomo che egli è un essere responsabile. Butler disse della coscienza:

Se avesse potenza come manifesta autorità, governerebbe il mondo; cioè, se la coscienza avesse la potenza di mettere in vigore ciò che comanda, rivoluzionerebbe il mondo.

Ma l'uomo gode del libero arbitrio e quindi ha la possibilità di disubbidire alla voce interiore.

Quale conclusione si trae da questa coscienza universale di ciò che è bene e di ciò che è male? Che vi è un Legislatore, il quale ha fissato una regola di condotta per l'uomo ed ha fatto la natura umana capace di comprendere questa regola. Non è la coscienza che crea la regola; essa ne rende solo testimonianza e registra l'ubbidienza e la disubbidienza alla regola stessa. Dio, il Giusto Legislatore, ha creato originariamente queste due potenti concezioni del bene e del male.

Il peccato ha poi ottenebrato la coscienza ed ha quasi obliterato la legge dell'essere umano, ma, sul Sinai, ancora una volta Dio ha scolpito quella legge e questa volta l'ha scolpita sulla pietra, affinché l'uomo potesse avere una legge perfetta, in base alla quale dirigere la propria vita. Il fatto che l'uomo comprenda questa legge e ne senta la responsabilità prova l'esistenza di un Legislatore che l'ha creato con queste doti.

Quale conclusione si può trarre dal senso della responsabilità? Che il Legislatore è anche un Giudice che compenserà i buoni e punirà i malvagi. Colui che ha dato la legge l'applicherà.

Non solo la natura morale dell'uomo, ma tutta la sua natura testimonia dell'esistenza di Dio. Anche le più degradate delle religioni non sono altro che lo sforzo ed il cieco brancolare dell'uomo nella ricerca di qualche cosa che l'anima sua brama. Quando una persona è fisicamente affamata, la sua fame richiede qualche cosa che la possa soddisfare; quando l'uomo è affamato di Dio, quella fame richiede Qualcuno o Qualcosa che la possa appagare. Il grido «l'anima mia assetata di Dio» (Salmo 42:2) è un argomento che prova l'esistenza di Dio. perché l'anima non ingannerebbe l'uomo, non sarebbe assetata di qualche cosa che non esiste. Come disse una volta Agostino d'Ippona:

Tu ci hai fatti per Te Stesso e il nostro cuore è inquieto finché non trova riposo in Te