3. Negazione della Sua esistenza

L'ateismo consiste nella negazione assoluta dell'esistenza di Dio. Certuni si domandano se esistono dei veri atei, ma, se ve ne sono, non si può provare che essi abbiano cercato ardentemente Dio o che siano logicamente coerenti.

Poiché gli atei si oppongono alla più profonda e alla più fondamentale convinzione umana, il carico della prova resta sopra loro: essi non possono sinceramente e logicamente dichiararsi atei, se non provano che Dio non esiste. Ora è innegabile che l'evidenza dell'esistenza di Dio sia maggiore della prova della Sua non esistenza. In relazione a ciò D.S. Clarke scrive:

Una piccola prova può mostrare che vi è Dio, mentre tutte le prove che l'uomo può raccogliere non possono mai provare che non vi è Dio. L'impronta della zampetta di un uccello, sulla roccia, proverebbe che una volta un uccello ha visitato la spiaggia atlantica. Ma perché qualcuno possa dire che nessun uccello vi è mai stato, deve conoscere l'intera storia della costa da quando è cominciata la vita sul globo. Una piccola prova può mostrare che vi è Dio; ma perché un uomo possa affermare che non vi è Dio, deve analizzare tutta la materia dell'universo, deve investigare tutte le forze meccaniche, elettriche, vitali, mentali e spirituali, deve avere relazione con tutti gli spiriti e deve comprenderli interamente; deve trovarsi in tutti i punti dello spazio in ogni momento, affinché Dio non eluda la sua sorveglianza in qualche modo o in qualche luogo. Egli deve essere onnipotente, onnipresente ed eterno, infatti egli stesso deve essere Dio, prima di poter affermare dogmaticamente che non vi è Dio.

Per quanto possa sembrare strano, solo Dio, la cui esistenza gli atei negano, potrebbe avere l'abilità di provare che Dio non esiste.

Oltre a ciò, anche la sola possibilità che esista un Sovrano Celeste pone l'uomo sotto una grave responsabilità, per cui la conclusione degli atei non dovrebbe essere accettata, finché la non esistenza di Dio non fosse esaurientemente dimostrata.

Era il novembre del 1917, quando i bolscevichi abbatterono il governo di Kerensky. Quel nobile stava a casa di sua madre, con lo spavento continuo di essere arrestato. Un giorno suonò il campanello della porta d'ingresso e il servitore, che era andato ad aprire, ritornò con un bigliettino da visita che recava il nome del principe Kropotkin, un noto anarchico. Questi entrò e chiese il permesso di esaminare l'appartamento. Non vi era altro da fare che aderire alla richiesta, perché il principe, evidentemente, aveva l'autorità di perquisire ed anche di requisire la casa. «Mia madre lo fece passare per primo», racconta il protagonista. «Egli entrò in una stanza e poi in un'altra senza fermarsi, come se vi avesse abitato prima o conoscesse la disposizione delle camere. Entrò nella stanza da pranzo, si guardò intorno e si diresse improvvisamente verso la stanza occupata da mia madre».

«Oh, scusate», disse mia madre quando il principe stava per aprire la porta, «quella è la mia camera da letto».

Si fermò per un momento davanti alla porta, guardò mia madre e poi, come se fosse stato imbarazzato, con una certa vibrazione nella voce disse: «Sì, sì, lo so. Scusatemi, ma devo entrare in questa stanza».

Mise la mano sulla maniglia e cominciò ad aprire la porta lentamente, poi improvvisamente la spalancò e disparve dentro la stanza.

Fui così sconvolto dal contegno del principe, che stavo per rimproverarlo: mi avvicinai alla stanza, spalancai la porta e... rimasi di stucco.

Il principe Kropotkin era assorto in preghiera. Non vidi il suo viso né i suoi occhi, perché mi voltava le spalle. La sua figura inginocchiata e la sua ardente preghiera, mentre ne sussurrava lentamente le parole, lo faceva apparire umile. Era così assorto che non si avvide di non essere solo.

Improvvisamente, tutta la mia collera ed il mio odio verso quell'uomo svanirono, come nebbia ai raggi del sole. Fui così commosso che chiusi gentilmente la porta.

Il principe Kropotkin rimase per circa venti minuti nella camera di mia madre. Finalmente uscì. Venne fuori come un bambino che fosse stato colto in fallo, senza alzare gli occhi, come riconoscendo il suo errore, ma sorridendo. Si avvicinò a mia madre, le prese la mano, gliela baciò e poi disse con voce molto bassa:

«Vi ringrazio molto per avermi permesso di visitare la vostra casa. Non me ne vogliate... sapete, in quella camera morì mia madre... è stato per me un grande conforto il ritrovarmi nella sua stanza... Grazie, grazie tante».

La sua voce tremò, i suoi occhi erano umidi. Si congedò in gran fretta e disparve.

Era anarchico, rivoluzionario ed ateo; ma pregò! Non era evidente che era diventato ateo soffocando i più profondi impulsi dell'anima?

Se non vi è Dio, non esiste una legge divina e tutta la legge è umana. Ma allora perché si dovrebbe vivere rettamente? Solo perché un uomo o un gruppo di uomini, ha detto così? Vi potranno essere delle anime elevate che pratichino la giustizia senza la fede in Dio, ma per la massa dell'umanità vi è un solo decreto per fare il bene e cioè: «Così dice il Signore», il Giudice dei vivi e dei morti, il potente Sovrano del nostro destino eterno. Rimuovere questo significa scuotere le fondamenta della società umana. James M. Gilles rileva:

L'ateo è come uno zotico ubriaco che entri barcollando in un laboratorio e cominci a maneggiare maldestramente dei prodotti chimici, che potrebbero ridurre in atomi lui e tutto quanto lo circonda. L'ateo scherza con una forza molto più misteriosa e molto più potente di qualunque sostanza possa essere contenuta in una provetta; molto più misteriosa del raggio della morte. Che cosa avverrebbe se l'ateo estinguesse realmente la fede in Dio? In tutta la tragica storia di questo pianeta, non vi è nessun avvenimento che possa servire da termine di paragone per un cataclisma simile.

L'ateismo cerca di strappare dal cuore dell'uomo la brama di ciò che è spirituale e la sete dell'infinito. Gli atei protestano contro i crimini della religione e noi riconosciamo che la religione è stata pervertita da intrighi e interessi particolari; ma cercare di cancellare l'idea di Dio perché se n'è fatto cattivo uso sarebbe logico come cercare di sradicare l'amore dal cuore dell'uomo perché in certi casi è stato pervertito ed avvilito.