1. L'affermazione della Sua esistenza Le Scritture non tentano per niente di provare l'esistenza di Dio con prove razionali: essa viene accettata come un fatto normale. In nessun punto le Scritture espongono una serie di prove dell'esistenza di Dio come preliminari alla fede, ma dichiarano il fatto e invitano l'uomo a credere: «Chi s'accosta a Dio deve credere che Egli è» (Ebrei 11:6). Questa affermazione è il punto di partenza proposto dalla Bibbia all'uomo nei suoi rapporti con Dio. La Bibbia parla di uomini che dicono nel loro cuore che non vi è Dio; ma costoro sono «stolti», cioè senza timor di Dio, e vogliono cancellare Dio dal loro pensiero perché vogliono escluderLo dalla loro vita. Essi appartengono al gran numero degli atei pratici, cioè di coloro che vivono e parlano come se Dio non vi fosse, e superano di gran lunga il numero degli atei storici, cioè di quelli che affermano di attenersi alla convinzione intellettuale che non vi è Dio. E stato fatto notare che l'affermazione «non vi è Dio» non implica necessariamente che Dio non esista, ma che Egli non interferisce negli affari del mondo; facendo assegnamento sulla Sua assenza, gli uomini si «corrompono» e si comportano in modo abominevole (Salmo 14). Il Dott. A.B. Davidson scrive: Non viene fatto nessun tentativo per dimostrare l'esistenza di Dio, perché ovunque, nella Bibbia, Iddio viene presentato come conosciuto. Nessun passo, nell'Antico Testamento, prospetta la possibilità che gli uomini raggiungano la conoscenza di Dio attraverso la natura o gli avvenimenti della provvidenza, sebbene vi siano dei passi che implicano che le false idee di ciò che Dio è possono essere corrette attraverso l'osservazione della natura e della vita... L'Antico Testamento si preoccupa assai poco di discutere per provare che Dio può essere conosciuto, come non si preoccupa di provare che Egli esiste. Come potevano pensare gli uomini di provare che Dio può essere conosciuto, quando erano persuasi di conoscerLo, quando sapevano che erano in comunione con Lui, quando la loro coscienza e tutta la loro mente era piena ed illuminata dal pensiero di Lui e quando sapevano che il Suo Spirito li muoveva, li illuminava e guidava tutta la loro storia? L'idea che l'uomo possa raggiungere la conoscenza di Dio e la comunione con Lui attraverso i suoi sforzi è del tutto estranea all'Antico Testamento. Dio parla ed appare; l'uomo ascolta ed osserva. Dio si avvicina agli uomini ed entra in un patto e in un rapporto speciale con loro, Egli impartisce loro degli ordini; gli uomini Lo ricevono quando si avvicina, accettano la Sua volontà ed ubbidiscono ai Suoi ordini. Mosè ed i profeti non vengono rappresentati come delle menti meditative, che riflettono sull'infinito e traggono conclusioni speculative o ascendono ad elevate concezioni della Deità. L'Invisibile si manifesta davanti a loro ed essi Lo conoscono. Quando qualcuno dice: «Io conosco il Presidente della Repubblica», non intende dire: «Io so che il Presidente esiste», perché questo e implicito nella sua affermazione. Allo stesso modo, gli scrittori biblici ci dicono che conoscono Dio e tale affermazione implica la Sua esistenza. |