3. Si avverte che sono ispirate

«Ma voi non credete in quel libro, vero?», disse un professore di un'università di New York ad una credente che aveva frequentato dei corsi biblici. «Ma sicuro che ci credo», rispose la donna, «ho avuto occasione di conoscerne personalmente l'Autore». Ella diede una ragione molto importante alla sua fede nella Bibbia come Parola di Dio, si richiamò all'appello che la Bibbia fa al nostro cuore e alla nostra volontà, parlandoci con tono autorevole.

La Chiesa Romana asserisce che l'origine divina della Scrittura dipende, in ultima analisi, dalla testimonianza della Chiesa, che è considerata una guida infallibile in tutte le questioni di fede e di pratica. «Come se la verità eterna ed inviolabile di Dio dipendesse dal giudizio dell'uomo!», esclama Giovanni Calvino, il grande Riformatore. Egli dichiara inoltre:

Viene asserito che la Chiesa decida quale riverenza sia dovuta alla Scrittura e quali libri debbano essere inclusi nel sacro canone... La domanda: «Come possiamo sapere che essi vengono da Dio, se non siamo accertati in proposito dalla decisione della Chiesa?» e sciocca come la domanda: «Come possiamo discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, l'amaro dal dolce?».

La testimonianza dello Spirito è superiore ad ogni argomento. Dio, nella Sua Parola, è il solo adeguato testimonio di Se stesso; così la Sua Parola non troverà vera credenza nel cuore degli uomini, finché non sarà suggellata dalla testimonianza dello Spirito Santo. Lo stesso Spirito che parlò attraverso i profeti deve entrare nei nostri cuori, per convincerci che essi ci hanno trasmesso fedelmente il messaggio che Egli diede loro (Isaia 59:21).

Resti pertanto questo un punto fermo: che coloro che sono interiormente ammaestrati dallo Spirito Santo ripongono ferma fiducia nelle Scritture e che la Scrittura si prova da sé, non può essere legalmente sottoposta a prove e a discussioni, ma riceve, dalla testimonianza dello Spirito, quella fiducia che le è dovuta.

Così stando le cose, perché addurre prove esterne dell'accuratezza delle Scritture e della loro generale attendibilità? Facciamo questo non per credere che esse sono vere, ma perché sentiamo che sono vere; in secondo luogo, è naturale poter additare un'evidenza esteriore di ciò che crediamo interiormente; infine, queste prove sono veicoli e contenitori attraverso i quali possiamo convogliare la convinzione del nostro cuore in parole, e così essere «pronti sempre a rispondere a vostra difesa a chiunque vi domanda ragione della speranza che è in voi» (I Pietro 3:15).