5. Verbale e non concettuale

Secondo un'altra teoria Dio ha ispirato i pensieri, ma non le parole degli scrittori: cioè Iddio ha ispirato gli uomini ed ha lasciato al loro giudizio la selezione delle parole e delle espressioni. Ma le Scritture non pongono l'enfasi sugli uomini ispirati, ma sulle parole ispirate: «Iddio ha parlato anticamente ai padri per mezzo dei profeti» (Ebrei 1:1); «Ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (II Pietro 1:21). Oltre a ciò, è difficile separare le parole dal pensiero; il pensiero è una parola interiore («Non dite dentro di voi»; «Lo stolto ha detto nel suo cuore»), una parola è un pensiero espresso. Dei pensieri divinamente ispirati dovevano essere espressi in parole divinamente ispirate. Paolo ci parla di «parole... insegnate dallo Spirito» (I Corinzi 2:13). Infine, singole parole vengono citate come la base di dottrine importanti (Giovanni 10:35; Matteo 22:42-45; Galati 3:16; Ebrei 12:26,27).

Distinguiamo tra rivelazione ed ispirazione. Per rivelazione intendiamo l'atto di Dio con il quale Egli svela ciò che l'uomo non avrebbe potuto scoprire da sé; per ispirazione intendiamo che lo scrittore è spinto a trascrivere le rivelazioni e preservato dall'errore nel farlo. Ad esempio, i Dieci Comandamenti furono rivelati e Mosè fu ispirato a trascriverli sul Pentateuco.

L'ispirazione non sempre implica la rivelazione; ad esempio, Mosè fu ispirato a registrare eventi dei quali egli stesso era stato testimone e rientravano, quindi, nel campo della sua conoscenza.

Distinguiamo anche fra parole non ispirate e trascrizioni ispirate. Ad esempio, nelle Scritture sono trascritti molti detti di Satana e noi sappiamo che il diavolo non era ispirato da Dio quando li ha proferiti; ma la trascrizione di quei detti è ispirata.