Nasci di Nuovo

 

      "Nascere di Nuovo" fra le montagne delle Serre Calabre

 

 

 

La vita del pastore battista Lorenzo PALMIERI

 

 Il pastore Lorenzo Palmieri: un martire della fede

Dalle testimonianze dei figli e delle figlie, dai documenti e dai cimeli reperiti, è stata ricostruita la seguente testimonianza del pastore battista Lorenzo PALMIERI.

 

PERIODO CATTOLICO

E SUA CONVERSIONE ALL'EVANGELO DI CRISTO

Nacque a Lioni (AV) il 29 marzo 1877.

Figlio unico maschio di benestante possidente terriero. La famiglia lo spinse alla carriera ecclesiastica, perché desiderava un prelato in famiglia. Studiò quindi in seminario e divenne sacerdote della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Fu quindi rettore nella chiesa di S. Maria Annunziata a Lioni (AV), fino al giorno in cui, passando per le stradine del paese, sentì da una finestra aperta una sartina che cantava: "Solo Gesù, solo Gesù, mi può salvar!". Tese l'orecchio e si sdegnò fieramente di tali frasi gettate da una ignorantella qualunque. Entrò dentro la casa e prese ad inquisire: "Chi ti ha insegnato un'eresia simile?! Io do la salvezza agli uomini! Solo Gesù? Io, io e soltanto io, li battezzo, li cresimo, li sposo, li assisto alla morte. Io, io, ho le chiavi del Paradiso, del purgatorio e dell'inferno!"

Egli vantava i suoi diritti di prete cattolico: "Sacerdos alter Christus".

La sartina si difese, negando tutto e dando la colpa ad un missionario evangelico americano che andava da lei ogni tanto e che usava albergare presso una pensioncina lì vicino. "Bene, disse lui, vedrai come te lo sistemo, quell'eretico!"

Così dicendo, secondo lo stile dei preti dell'epoca, piccoli padreterni di paese, piombò dall'albergatore e gli ingiunse categoricamente: "Devi metterlo fuori, pena la scomunica!" L'albergatore ubbidì esterrefatto e, quando si presentò il missionario evangelico, gli disse che le stanze erano tutte piene. Il missionario però, vedendo tutte le chiavi appese al quadro ed intuendo che qualcosa non andava, si fece dire il perché. L'albergatore si difese dicendo: "io non so niente. Don Lorenzo sa perché!"

Il pastore allora per nulla intimorito andò in canonica e chiese un colloquio col prete. Il prete lo apostrofò subito: "Vade retro Satana!"

Ed il pastore missionario: "Ma quale Satana d'Egitto. E' Gesù che mi manda!"

"Presuntuoso e bastardo che non sei altro, come osi profferire tale nome!" disse don Lorenzo.

"Ma tu lo conosci? Permettimi di spiegarti chi è per me Gesù", replicò l'americano.

"Beh, te lo sei cercato! Vieni con me, in campagna, mettiamoci sotto un albero e, o tu converti me o io converto te", chiuse categoricamente il prete.

Detto fatto, se ne andarono in campagna e a sera don Lorenzo ne uscì distrutto e sconvolto.

L'americano gli aveva detto: Tu, i bambini tu non li puoi battezzare, perché sta scritto "chi avrà creduto!" (Marco 16:16) può essere battezzato; solo gli adulti possono compiere tale atto di fede". Lui capì e cominciò a ruminare. Quante volte aveva letto quel passo e non ci aveva mai fatto caso...

Poi passarono agli idoli: "Sant'Antonio? L'unico santo è Dio!" e passo dopo passo l'americano gli lesse mezza Bibbia. Questo fatto lo ferì profondamente. Egli non aveva mai letto la Bibbia oltre i 4 Vangeli.

A sera i due si lasciarono, dopo aver tranquillizzato l'albergatore per ospitare il missionario.

Il giorno seguente, dopo una nottata di travaglio, aprì la chiesa e di lì a poco entrò una signorina bellissima che prese a sciogliere capelli e lacrime davanti alla statua di S.Antonio. Lei supplicava: "S.Antonio mio, fammi sposare quel tizio che tu sai"

Un eccesso di ira allora prese il prete, la sollevò violentemente dalle ascelle e le gridò: "Ma non lo vedi che è di marmo? Ha gli occhi e non vede, ha i piedi, ma lo portiamo a spalla noi, perché lui non può neanche camminare. Come può, uno così, aiutare te!?"

La ragazza, terrorizzata, indietreggiò e piena di sbigottimento uscì di chiesa gridando: "Don Lorenzo è pazzo! Don Lorenzo è impazzito!"

In quel momento, raccontò don Lorenzo successivamente, gli si aprirono gli occhi come a Martin Lutero e decise di parlare a tutta la popolazione, per dire tutta la "nuova" verità.

Fu immediatamente chiamato dal suo Vescovo, perché si era messo a predicare l'Evangelo senza autorizzazione. Ci fu un colloquio nel quale il Vescovo lo rimproverò sonoramente e gli spiegò che in latino "populus" voleva dire "pioppo"! "Il popolo è un pioppo; noi gli predichiamo la concretezza. Lui ha sempre rigettato la spiritualità del Vangelo. Quando leggiamo che Gesù dette le chiavi a San Pietro, il popolo pensa alle chiavi vere!"

Gli fu anche offerta una promozione: "Se è questione di donne, l'abito copre tutto. Se è questione di verità, tu devi tacere; anche noi sappiamo la verità, ma il popolo non è pronto!" lo rassicurarono.

"Non posso tacere!"

E gettò la tonaca alle ortiche, secondo come si diceva allora!

Si chiudeva così un capitolo della sua vita e se ne apriva un altro molto diverso, ma molto più soddisfacente dal punto di vista dell'eternità.

Di li a poco sarebbero venuti i tempi della vera diaconia, al servizio, non più della Chiesa Cattolica, ma del Signore Gesù Cristo in persona.

Si chiudeva il tempo dell'impostura quando, come prete, si faceva strumento di potere e di accaparramento indiscriminato di beni, mediante le messe in suffragio e le cospicue donazioni e lasciti che egli proponeva in alternativa e in competizione alle eredità legittime. Al capezzale dei moribondi, lui e i suoi compari preti, chiamati per l'estrema unzione (grande eresia!), erano soliti dire "Non lasci niente per la tua anima?" È così che si carpivano i migliori soldi, facendo leva sugli immancabili scrupoli di chi tirava le cuoia, foss'anche il più materialista ed ateo della faccia della terra.

Egli aveva constatato con mano come il cattolicesimo alimentasse l'ingiustizia e l'arricchimento di alcuni a scapito dei poveri o dei meno scaltri e capaci. Al seminario infine gli avevano inculcato l'odio per la donna, vero strumento del demonio per la seduzione e la dannazione eterna. Secondo l'insegnamento ricevuto, la donna non aveva neanche l'anima...

Alcuni dei suoi libri, veri cimeli editoriali, sono tuttora conservati da un nipote.

 

PERIODO EVANGELICO

"Mala tempora currunt" e per un ex-prete, secondo le leggi canoniche dell'epoca, la vita gli si chiudeva drammaticamente alle spalle, sotto tutti gli aspetti. Si ricordò allora del pastore missionario e da lui fu consigliato, aiutato dalle organizzazioni intellettuali italiane, a frequentare la Scuola Teologica Valdese di Roma, per diventare "pastore evangelico" anche lui.

Lì si laureò in teologia. Il suo inno preferito era:

"Vieni alla croce,

Anima errante, lungi dal Buon Pastor:

odi la voce d'amor vibrante del Salvator.

 

Vieni alla croce,

Cuore pentito, vieni ai pie' del Signor:

perdono avrai dall'Infinito Celeste Amor.

 

Vieni alla croce,

spirto infiacchito dal peccato e l'error:

qui troverai Divino aiuto, santo vigor.

 

A tale inno è stata ritrovata una sua aggiunta:

Vieni alla croce,

Gesù ti chiama, Egli prende il tuo error,

E poi lo lava col Santo Sangue, Sol Salvator.

 

Vieni alla croce,

Non rifiutare: questa è la Sua offerta:

unica speme, ultima voce del Salvator.

 

Alla Scuola Teologica Valdese di Roma, arrivarono venti di burrasca: un paese dell'Irpinia aveva cacciato il pastore evangelico e quindi... c'era un posto vacante! Il Signore stava provvedendo per lui.

 

Pastore a Bisaccia (AV) dal 1909 al 1925

A Bisaccia (AV), essendo latente un contrasto tra statalisti savoiardi e restaurazionisti ex-borbonici, il clero fomentò una rivoluzione tra cattolici romani e protestanti. Il precedente pastore evangelico, in base a calunnie, fu accusato ingiustamente di aver dileggiato gli uomini bisaccesi, definendoli ubriachi e di aver insultato le donne di Bisaccia, dicendo che erano delle peccatrici e definendole "adultere". Il pastore, in risposta alle molteplici calunnie, fu cacciato in malo modo dal paese e gli fu vietato l'accesso in esso.

A Roma studiava don Lorenzo Palmieri, alla Scuola teologica Valdese: la rivoluzione era argomento di preoccupazione nella Facoltà a Roma e perfino... nel Parlamento Italiano. Ci fu una interrogazione parlamentare dell'On. Luzzatti. Era Presidente del Consiglio l'on. Nitti, che, nel suo discorso, disse: "Se non bastano i bersaglieri, manderemo l'artiglieria".

Per sedare la rivoluzione occorreva un energico provvedimento e all'occorrenza anche un personaggio carismatico e coraggioso. Chi mandare?

Il giovane studente si offrì per andare a Bisaccia vicino al suo paese natale.

Un altro giovane studente, Oreste Ciambellotti, offrì la sua compagnia come un Barnaba.

Il prefetto in carrozza con i due giovani e con carabinieri a cavallo entrarono nel paese. Naturalmente i paesani volevano contrastare ma il prefetto si impose. In paese era già stata mandata una compagnia di bersaglieri, per sedare queste sedizioni popolari.

I due si rifugiarono nel tempio evangelico tra mugugni e minacce, passando con i carabinieri in mezzo ad una folla di persone armate di pietre, coltelli, accette e altro materiale "da guerriglia".

Quando camminava per le strade, spesso passava fra due ali di persone che lo insultavano. Fra le frasi che la figlia Emma ricorda, si citano: "Ti faremo a salsiccia", "Maledetti", "Bastardo".

I due dormivano sulla pedana del tempio, evitando di farsi troppo vedere e sperando che col passar del tempo la rabbia popolare potesse scemare. Nel frattempo i fratelli di chiesa facevano arrivare cibo, cioè fagioli da bollire. Entrambi si fecero delle sonore e memorabili settimane all'insegna dei fagioli, come i pionieri del farwest. Il governo italiano comunque aveva mandato degli esponenti politici per democratizzare il popolo e farlo diventare "tollerante" verso il diverso e verso il governo liberale.

I preti però fomentavano la discordia e la sommossa antievangelica. Il tempo comunque ritemprò gli animi e gli evangelici uscirono allo scoperto, e molti giovani evangelici alla fine si decisero a fare da guardie del corpo ai due giovani pastori. Questi cominciarono allora ad uscire più spesso, insieme ai protestanti locali che a turno si erano incaricati di proteggerli.

L'ostilità comunque era forte e un giorno si sfiorò il linciaggio e un tentativo di lapidazione, come si assiste oggi con l'intifada dei palestinesi. Una pietrata gli squarciò la tempia sinistra e la cicatrice gli rimase poi molto evidente, sia pur nascosta da qualche ciuffo di capelli appositamente lasciato lungo...

Alla fine la gente si calmò e le strade ritornarono sicure, tanto sicure che don Lorenzo prese a far camminare i giovani della chiesa, la sera in parata, cantando l'inno di Lutero "Forte rocca è il nostro Dio": La risposta dei cattolici era la chiusura "ufficiale" di tutte le finestre.

Fu allora che, quando tutte le finestre erano chiuse, una ragazza (la futura moglie) spiava da dietro le persiane. Una parente le disse: "ma sai che è un bell'uomo, quel temerario di pastore! Te lo vogliamo dare?" Dai racconti di nonna Olivia, lei aggiungeva: "Fu come se fosse passato un angelo a dire AMEN"

La persecuzione comunque divenne subdola e nascosta.

Un cocchiere fu incaricato di gettare il pastore in un burrone, ma la cosa non fu poi attuata. Il cocchiere rivelò che ciò gli era stato suggerito... da un prete!

Inizialmente l'avversione dei cattolici fu feroce, ma col passar del tempo don Lorenzo conquistò la stima e il rispetto di tutti, che divenne poi amicizia e simpatia quando vendette, come il biblico Barnaba, il campo che era di sua proprietà, ricevuto in eredità dai suoi antenati, una vigna di 15 ettari, per darne il ricavato agli abitanti di Avezzano, un paese d'Abruzzo, danneggiato dal terremoto del 1915: questa è la sua eredità! Un amore non solo teorico, ma oltremodo pratico, una eredità d'amore, sia pur difficile da capire e... da accettare, soprattutto per gli eredi!

L'attaccamento a Gesù Cristo e il vivere "nell'attesa del Suo ritorno", l'avevano spinto a privarsi di ogni risorsa e di ogni rendita. Il Signore sarebbe stata la sua eredità.

Dopo la Grande Guerra mondiale addirittura fu incaricato di distribuire i vettovagliamenti americani alla popolazione evangelica: lui non si limitò solo agli evangelici, ma a tutti indiscriminatamente.

 

Accettato e stimato, don Lorenzo sposò la nobildonna Olivia Castelluccio, erede della marchesa Floridea Taddeo, dama di compagnia della regina di Napoli, convertitasi all'Evangelo di Cristo, per amore di Gesù e di chi Glielo presentava.

La cosa andò così: don Lorenzo andò a chiedere la mano di una ragazza, Ida Castelluccio, figlia del Segretario Comunale, ma siccome la ragazza tardava ad apparire per farsi bella, lui sposò la sorella Olivia che era invece già pronta a riceverlo. Fra i due nacquero un grande amore ed anche i primi quattro figli: Antonio Italo Publicola,, Emma Cornelia Romana, Attilio Regolo Natan e Flora Aurora Vittoria (quest'ultima nata il 4.11.1918 giorno della vittoria della Prima Guerra Mondiale).

Olivia Castelluccio fu donna di fede incrollabile, dal carattere forte ed autoritario. I suoi occhi azzurri incutevano rispetto e timore in chi la guardasse. Il suo inno preferito era il n. 11 del Vecchio Innario Cristiano:

" O SIGNOR, Tu sei mia luce

Di chi dunque temerò?

Sei mia Forza, sei mia Guida

E allora io vincerò!

 

Una cosa io T'ho richiesta:

tempio Tuo diventar!

Tutto il tempo che mi resta

Gesù Cristo a ringraziar."

Gli sopravvisse alla morte, andando anche lei col Signore nella gloria dei santi nel 1969.

A Bisaccia don Lorenzo cominciò la sua opera di scrittore di saggi, commedie e tragedie evangeliche. Scrisse anche "Cento domande ai cattolici di buona volontà" e una "Lista delle eresie cattoliche", con l'intento di stimolare il mondo cattolico, a prendere coscienza biblica di tanti aspetti della loro dottrina e a spingerlo a dibattere, senza pregiudizi, le questioni sollevate. Un secondo intento era rivolto invece verso il mondo evangelico, affinché imparasse a combattere in preghiera tutte le false dottrine che satana aveva saputo inserire nella mente e nei cuore di tanti italiani, cattolici in buona fede.

 

Pastore a Isola del Liri (FR) dal 1925 al 1928

Furono quattro anni di intensa attività evangelistica nei quali egli mise in atto una vera e propria attività di stamperia di libri ed opuscoli evangelici.

La moglie rimproverava il marito che, per le sue tre figlie femmine non aveva più una lira per comprare un lenzuolo. Lui rispondeva: "Ci penserà la provvidenza di Dio!"

La figlia Emma di dieci anni fu accompagnata a La Spezia al Collegio Inglese presieduto dal cav Pullen; Il padre l'accompagnò e poi la lasciò lì. La bambina rimase dietro il cancello con la mano tesa in un ultimo e disperato saluto: sembrava una scena dal film Titanic, quando lui lascia lei, inabissandosi nelle acque gelide. La Signorina Alice, l'istitutrice, la prese allora per mano e le disse: "Beh andiamo dentro, ci sono altre 60 bambine come te che ti aspettano". In quel severissimo collegio dall'impronta puritana ci rimase cinque anni e fu battezzata per immersione dal Sig. Pullen. Il padre, apprendendo la notizia su "il Testimonio", mensile dell'UCEBI, si dispiacque perché voleva che fosse lui a battezzarla.

Ad Isola del Liri Nacque Tito Manlio Elia (15.3.1926) e l'annuncio venne pure su "Il Testimonio", ed Emma ne lesse la notizia al collegio di La Spezia.

Il Signore si servì di lui per convertire decine e decine di persone, dovunque egli andasse e con chiunque capitasse. Fondò diverse chiese evangeliche nei dintorni.

Un giorno, mentre in treno andava a trovare la figlia in collegio a La Spezia, incontrò un prete cattolico e con lui fece il viaggio di andata: gli parlò ovviamente di Gesù e profeticamente gli disse: "un giorno tu sarai me!"

Dopo qualche anno in un convegno di pastori, il pastore evangelico battista di Pistoia, Raffaele La Greca, raccontò la sua testimonianza della sua conversione: "Ero un sacerdote cattolico e mi trovavo in viaggio in treno, quando si imbattei in un uomo che mi parlò di Cristo per tutta la durata del percorso. In quell'incontro successe qualcosa nel suo cuore soprattutto per le parole che mi perseguitarono per giorni e giorni "Tu sarai me". Solo quando ho accettato Gesù Cristo come personale Salvatore, il mio spirito ha trovato la pace e la riconciliazione con Dio. Benedetto sia quell'uomo, dovunque egli si trovi". La meraviglia fu che i due si rividero e si abbracciarono davanti a tutta l'assemblea. Sembrava una di quelle scene commoventi di certi programmi televisivi di questi ultimi tempi...

Da Isola del Liri, improvvisamente fu trasferito a Gioia del Colle, per un servizio molto delicato.

 

Pastore a Gioia del Colle (BA) dal 1928 al 1938

Il Signore Gesù si serviva ancora di lui per sedare un'altra sommossa popolare antievangelica in un'altra città.

Il pastore battista Liutprando Saccomani, accusato di essere filo-comunista o socialista, aveva parlato contro il fascismo, fu processato e mandato al confino. Tutti i proprietari terrieri erano contenti, perché le loro terre erano state spesso invase da masse popolari che volevano una maggiore equità salariale.

Il prete cattolico, don Sante, ne approfittò per aizzare dapprima i ragazzini, poi i grandi, a tirare le pietre contro gli evangelici. Quando camminavano per strada, i protestanti camminavano carponi per non essere colpiti. Era una nuova intifada.

Da Bari, diversi camion pieni di fascisti, erano arrivati a Gioia del Colle, sfasciarono la chiesa, incendiarono le carte, innari e le Bibbie, presero le sedie e le panche e le portarono alla sala d'aspetto della stazione.

Allora fu mandato don Lorenzo Palmieri, che aveva partecipato nel 1923 agli ultimi giorni della famosa "Marcia su Roma". Si distaccò deluso dal fascismo dopo il "tradimento" di Mussolini col Concordato Cattolico nel 1929.

I cattolici avevano devastato la chiesa evangelica, riempiendola di sterco, e avevano rubato tutte le cose buone, i banchi, il calice, ecc. Don Lorenzo, spavaldamente, andò dal gerarca fascista e si fece restituire tutto. Il Gerarca fece anche ripulire la chiesa, informato dei precedenti a Bisaccia e degli agganci politici del pastore. Il figlio Attilio, di soli 13 anni, andò dal prete della Chiesa di Santa Lucia, don Rocco, al quale aveva già telefonato, e ritirò tutti gli oggetti d'argento e altri oggetti preziosi.

Qualche anno dopo, i suoi compagni di scuola, lo sollevarono per aria, come per gioco, ma, invece di raccoglierlo sulle loro braccia, lo fecero cadere per terra e lui perse la memoria per diverso tempo. L'episodio gli fu ricordato, 60 anni dopo, dall'unico superstite di quella ragazzata (cosiddetto "scherzo da prete").

In un'altra occasione, sempre il figlio Attilio, in piazza Garibaldi, di fronte al Ginnasio Losapio e alla caserma dei Carabinieri, fu circondato da un "branco" di studenti universitari, comandati da tale Bernardino T., che prima lo insultò e poi gli orinò addosso, dicendo che così lo battezzava per aspersione e lo faceva diventare "cristiano".

Attilio rimase dapprima inibito, poi gli disse: "Fatti vedere fra un anno! Ti darà la risposta in questo stesso luogo".

Si allenò con gli anelli, ma il predetto giovane era morto prima!

Sul settimanale "La Riforma" c'è stato ultimamente un articolo su Liutprando Saccomani e sul suo periodo al confino, non solo come comunista, ma anche come evangelico. La chiesa cattolica aveva spacciato tutti gli evangelici per comunisti...

Un tragico evento segnò quegli anni: il primogenito Antonio, campione di lancio del peso, e provetto violinista, soprannominato il "Sansone evangelico" che era in un collegio a Roma quale finanziere, morì a 21 anni, di meningite spinale, lasciando tutti i familiari segnati per sempre di un dolore incolmabile ed inconsolabile. Nonostante le fervide preghiere di tutti, il Signore se lo prendeva impietosamente. Il suo posto fu preso dai fratelli Attilio e Tito. Ai Judi Juveniles (Giochi della Gioventù) Tito vinse ai 100 m e al lancio del peso.

A Gioia del Colle nacque l'ultima figlia Lidia Stella Preziosa (4.4.1930), che lo vide fino ad 8 anni compiuti, quando lui poi morì. La figlia Lidia (che aveva allora 8 anni) ricorda che la presero in braccio per farle dare il bacio d'addio al papà.

Nei momenti più duri della sua vita, il pastore Lorenzo mostrava una cicatrice alla tempia sinistra: era la ferita della sassata ricevuta da un gruppo di facinorosi cattolici a Bisaccia. Salvato per miracolo, era rientrato per annunciare l'Evangelo, come prima e più di prima, proprio come dice una famosa canzone...

Via via si era dovunque fatto volere bene e visse bene amato e stimato, spandendo il buon profumo di Cristo.

Da Gioia del Colle egli pasturava anche le chiese di S.Eramo in Colle, di Massafra, di Mottola, ed di altri piccoli paesi in Puglia.

Una domanda è rimasta sempre nel cuore di molti: perché lui e il figlio Antonio, che poi morì, si facevano 14 km in salita anche d'inverno, per andare a predicare?

Più volte poi succedeva che i carabinieri e la polizia lo rinchiudevano in camera di sicurezza, perché aveva infranto la legge fascista che proibiva le riunioni non autorizzate con oltre cinque persone. I fedeli invece si disperdevano alla chetichella. Ogni volta però lui veniva rilasciato, minacciando di farne uno scandalo internazionale, come pastore evangelico.

Una curiosità, ricordata come un fatto incredibile: la padrona di casa che ospitava i culti in uno di quei paesi, convertitasi a Cristo, sposò poi il futuro pastore di Bisaccia. Per il Signore, il mondo è proprio piccolo!

Morì il 10 aprile 1938, XVII anno dell'E. F. (Era Fascista) a 62 anni, a Bari in clinica per l'ernia, che non fu possibile operare, per la glicemia per la quale andò in coma.

Nella partecipazione di morte, come sintesi della sua vita, lo stesso Lorenzo aveva chiesto che si scrivesse: "Se viviamo, viviamo per il Signore; e se moriamo, moriamo per il Signore. Sia dunque che viviamo o che moriamo, siamo del Signore." (Romani 14:8) Ha servito fedelmente il Signore, lasciando nella prova la sua numerosa famiglia.

 

Il Signore benedica quanti lo conobbero e lo amarono, apprezzandone le predicazioni e l'opera, ma siano benedetti anche quanti lo vilipesero e lo ferirono nel fisico e nello spirito, contribuendo così a farlo diventare, nel ricordo dei posteri, un martire della fede nel Signore Gesù Cristo. All'Agnello siano il regno, la potenza e la gloria. Amen

Una frase dell'Evangelo dice: "Ricordatevi dei vostri conduttori, i quali vi hanno annunziato la parola di Dio; e considerando come hanno finito la loro carriera, imitate la loro fede. Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi, e in eterno." (Ebrei 13:7-8)

Di lui, il nipote Donato Trovarelli conserva ancora qualche sua predica, scritta a penna ad inchiostro e con scrittura esageratamente minuta per risparmiare spazio e... carta. Una di esse ha come argomento un passo che si commenta da solo: "Noi dunque facciamo da ambasciatori per Cristo, come se Dio esortasse per mezzo nostro; vi supplichiamo nel nome di Cristo: Siate riconciliati con Dio." (2 Corinzi 5:20)

 

LE SUE OPERE:

Nel 1907 pubblicò "E' disonore?"

Nel 1908 pubblicò "Chi siamo", "Gesù, primogenito di Maria", "Roma e i bricconi", "Ho torto?", Cattolicesimo fruttifero", "Ritornerò?", "Risponderò",

Nel 1919, accortosi dell'enorme numero di analfabeti in Italia, stampò a sue spese un Sillabario di Lingua Italiana, per le terre italiane e redente, dedicandolo a Badoglio.

Nel 1923 pubblicò "Verità cattoliche alla prova"

Lui promise un enorme premio in denaro (mille dollari) a chi avesse risposto a qualsiasi di quelle 100 domande scritte nel libricino, con una qualche prova biblica. Ristampato più volte e in diverse lingue, nessuno ha mai dato risposta.

Nel 1924 pubblicò "Una giusta richiesta"

Nel 1925 "Le maschere", "Maria del buon consiglio", "Lasciare Gesù Cristo!", "Lotta ad oltranza per il trionfo della verità", "Riconciliatevi"

Nel 1926 "Lettera di Gesù Cristo - ovvero Messaggio divino"

Nel 1930 "Un volo per una cosa necessaria"

==================

I cinque figli lo ricordano o lo hanno ricordato come esempio di vita integerrima e di onestà assoluta:

Emma vive a Pescara, insegnante in pensione, ospita in casa sua una cellula di preghiera.

Attilio, viveva a Roma, ex Direttore Generale del Ministero delle Finanze, diacono battista, deceduto nel 2004

Tito, vive a Torino, capo liquidatore Sai, in pensione, erborista per hobby e numismatico.

Flora, vive a Tampa (Florida), diaconessa della First Baptist Church.

Lidia, vive a Pescara, madre esemplare di due figli laureati.

Don Lorenzo Palmieri conta attualmente anche 13 nipoti e 22 pronipoti.

Il nipote dott. Donato Trovarelli, conserva di lui, la collezione con tutte le annate della rivista Bilychnis, rivista di studi religiosi, lo Stewart in originale prima edizione e altri libri, oggi in ristampa, la Luzzi in 12 volumi, la Diodati con Commentario e altri libri salvati avventurosamente alla penuria della seconda guerra mondiale: la nonna Olivia con le pagine dei libri ci accendeva la carbonella nel braciere di famiglia... Da bambino, Donato più volte ha dovuto lottare con la nonna per salvare libri da sottrarre allo scempio.

 

 

 

Home Page